Piccolo decalogo della cinematografia amorosa

Dieci imperdibili film sul sentimento che, nel bene e nel male, muove il mondo
/ 11.02.2019
di Daniele Bernardi

Comizi d’amore, (1965) di Pier Paolo Pasolini.
Pasolini attraversa l’Italia raccogliendo testimonianze nei ceti più disparati della società: intervista contadini, ma anche intellettuali, studenti, semplici lavoratori. Passando da spiagge a treni regionali, da piazze a sale ballo, pone a tutti le stesse domande: che cos’è la sessualità? E l’omosessualità? È giusto poter divorziare? La donna deve essere inferiore all’uomo? Questi e altri gli interrogativi attraverso i quali l’intellettuale consegna un indimenticabile ritratto del suo Paese.

Scene da un matrimonio
, (1973) di Ingmar Bergman.
Concepito inizialmente come sceneggiato televisivo in sei episodi, questo capolavoro del regista di Il settimo sigillo racconta la crisi fra Johan e Marianne, coppia borghese apparentemente solida che, man mano, rivela la propria connaturata fragilità. Tutto comincia quando Johan confessa alla moglie di essersi innamorato di una sua studentessa, Paula.

Il portiere di notte, (1974) di Liliana Cavani.
A poco più di dieci anni dalla fine della Seconda guerra mondiale, Max e Lucia si ritrovano in un albergo a Vienna. Lui, ex ufficiale delle SS, svolge ora le mansioni di portiere di notte mentre lei, ebrea, è sposata a un direttore d’orchestra. Da questo incontro riemerge in entrambi il torbido ricordo del loro incontro all’epoca dello sterminio.

La paura mangia l’anima, (1974) di Rainer Werner Fassbinder.
Emmi è una donna delle pulizie sulla sessantina che, una sera, conosce Alì, immigrato marocchino molto più giovane di lei. Fra i due nasce un amore e la loro relazione desta stupore e incredulità sia in famiglia sia fra i vicini di casa. Una volta sposati, i due diventano vittime di un’ostilità imperante: figli, condomini e colleghi tagliano i ponti con Emmi e il rapporto con Alì attraversa difficoltà e sofferenze.

D’amore si vive, (1984) di Silvano Agosti.
Una giovane madre, una donna che ha avuto un’educazione severa, un bambino di nove anni, una tossicodipendente, una prostituta di mezza età, un transessuale appassionato di lirica e un travestito che alleva colombi sono i protagonisti delle sette straordinarie interviste riunite da Silvano Agosti in un film-documentario che si interroga sulla natura dell’amore nelle sue molte declinazioni.

Höhenfeuer, (1985) di Fredi M. Murer.
Belli e il fratello autistico e sordomuto crescono sulle sperdute Alpi svizzere in compagnia dei genitori contadini. Il ragazzo è problematico e manifesta il suo disagio attraverso comportamenti che mettono a dura prova i genitori. Adolescente, comincia a vivere le prime pulsioni sessuali e, inevitabilmente, si sente attratto da Belli, che lo accudisce come un bambino.

Gli amanti del Pont-Neuf, (1991) di Leos Carax.
Michèle è una giovane pittrice malata a un occhio che fuggita di casa si ritrova a vivere da clochard sulle strade di Parigi. Sul Pont-Neuf incontra Alex, barbone mangiafuoco che, come lei, trascorre le sue giornate vagabondando senza meta. Fra i due nasce un affetto disperato, ma l’infermità di Michèle va aggravandosi.

I racconti del cuscino, (1996) di Peter Greenaway.
Lettrice dell’opera di Sei Shōnagon, ossessionata dall’arte calligrafica, la giapponese Nagiko ricerca fra i suoi amanti chi sappia scrivere sul suo corpo come faceva il padre, con lei, quando era piccola. Un giorno incontra Jerome, un giovane intellettuale inglese col quale intesse un profondo legame amoroso. Ma Jerome si toglie la vita e Nagiko scopre che questi era amante dell’editore che rovinò la vita al genitore.

Lettere da uno sconosciuto, (2014) di Zhang Yimou.
Contrario al sistema negli anni della Rivoluzione culturale, Lu Yanshi vive in clandestinità senza poter vedere la famiglia. Quando decide di recarsi dalla moglie di nascosto, la figlia, osteggiata nella sua compagnia di danza perché figlia di un dissidente, decide di denunciarlo. Lu Yanshi viene incarcerato. Passati gli anni, una volta in libertà corre dall’amata compagna, ma al suo arrivo la donna non è in grado di riconoscerlo: il trauma è stato troppo forte.

Cold War, (2018) di Pawel Pawlikowski.
Selezionata per fare parte di una compagnia di balli e canti popolari nella Polonia dei primi anni Cinquanta, Zula si innamora del direttore d’orchestra e pianista Wiktor. I due lavorano insieme sotto l’ombra di Stalin quando, durante una tournée, lui le chiede di scappare con lei oltre il confine. Zula però non ha il coraggio di seguirlo. Si ritroveranno dopo alcuni anni a Parigi, dove Wiktor vive suonando e componendo.