Personalità a confronto, killer e vittima

Il ritorno di American Crime Story con Versace
/ 06.05.2019
di Alessandro Panelli

La seconda stagione di American Crime Story (creata da Scott Alexander e Larry Karaszewski, distribuita da FOX) ci riporta alla vera storia dell’omicidio di Gianni Versace (The Assassination of Gianni Versace è il titolo) e dell’uomo che ha compiuto il gesto nel 1994 a Miami Beach.

Questa miniserie, vincitrice di nove Emmy Awards e di due Golden Globes, viene raccontata in nove episodi di 45 minuti. Il cast è capitanato da Darren Criss nei panni dell’assassino Andrew Cunanan (Glee, The Flash, American Horror Story), coadiuvato da Penélope Cruz nel ruolo di Donatella Versace, e da Èdgar Ramìrez (La ragazza del treno, Joy) nel ruolo di Gianni Versace.

La composizione narrativa della serie TV è inversamente cronologica, infatti la scena dell’omicidio si svolge nei primi minuti dell’episodio pilota, i personaggi vengono presentati solo in seguito. Protagonista assoluto della vicenda è Andrew Cunanan, omicida seriale che negli ultimi tre mesi della sua vita uccide cinque persone. Darren Criss è riuscito a interpretare alla perfezione un personaggio dalle altissime doti deduttive e manipolatorie, delineando ogni sua caratteristica e innescando nello spettatore sentimenti contrastanti: dall’odio per la sua falsità e il suo essere viziato e protetto dal padre, all’ammirazione per la sua ambizione nel raggiungere una posizione sociale; dall’empatia alimentata dalla scoperta del suo passato burrascoso in un ambiente immorale, al disprezzo quando sopprime le sue vittime motivato da un morboso egoismo.

Per quanto riguarda la vita di Gianni Versace gli sceneggiatori hanno deciso di raccontare una piccola parte della sua infanzia, per poi ripercorrere brevemente la strada che lo ha portato al successo come stilista, focalizzandosi molto anche sull’immagine della sorella Donatella, sua musa ispiratrice.

In questo modo vengono messi implicitamente a confronto Versace e Cunanan. Il primo ha una sua moralità, ci insegna la filosofia dell’hard working e permette di dipingere una società americana basata sulla meritocrazia. Il secondo invece rincorre il successo attraverso la corruzione, la malvagità, la manipolazione e l’omicidio, delineando così un’altra America.

Così come nella prima stagione (The People v. O.J. Simpson), anche in questa c’è la contestualizzazione sociale del periodo storico: in questo caso contraddistinta dall’omofobia, ancora diffusa negli States, dove i gay erano costretti a nascondere la propria identità per condurre una vita normale.

Questa miniserie mantiene alta l’attenzione dello spettatore, ed è caratterizzata fortemente dai suoi per molti versi indimenticabili personaggi, sostenuti da una solida sceneggiatura che riesce a toccare nel profondo tematiche sociali, personali ed esistenziali.