Nuovo sound dopo i «Bimbi»

Grazie a Charlie Charles le cose stanno cambiando: ora anche rap e pop si trovano sempre più spesso a collaborare, come dimostra il recente lavoro di Rkomi
/ 15.04.2019
di Tommaso Naccari

Se quattro anni fa ci avessero detto che le classifiche sarebbero state dominate dai cosiddetti «Bimbi» di Charlie Charles, probabilmente ci saremmo guardati in faccia e avremmo riso, immaginando l’inarrestabile movimento gerontocratico che da anni la fa da padrone in cima alla FIMI.

E invece, oggi, nel 2019, la nuova scuola, non solo ha cambiato il concetto di «musica che funziona» in Italia, ma ha cambiato anche se stessa.

Rkomi è l’esempio più preponderante, con un disco che ha ridisegnato il concetto di musica pop. Unire nello stesso spazio, per quanto metafisico, Jovanotti, Elisa, Ghali e Sfera ha fatto realizzare al mondo musicale che un nuovo pop, più fresco, più vicino a chi fino a qualche anno fa si gasava con il «bang bang» proveniente da Zona 4 – la zona che comprende Calvairate a Milano – è possibile, che non solo le cariatidi possono canticchiare le canzoni in heavy rotation sulle radio nazionali.

Chi ormai è completamente ingabbiato nel ruolo di icona pop è anche Ghali, che dopo aver unito più culture in un solo ritornello con Wily Wily, ha vestito i panni del rapper per famiglie, ma con contenuti sociali, non riuscendo sempre nel suo intento, ma riuscendo – in qualche modo – a sentirsi davvero «troppo Jackson», tanto da aver abbandonato l’etichetta di rapper, perché (cito testualmente) uscirà con «un pezzo pop, poi un altro pezzo pop e infine con un pezzo rap, ma che comunque suona pop».

Chi non ha avuto bisogno di alcuna svolta pop è stato Sfera, che ha addirittura imposto il suo mondo nel disco già citato di Rkomi e mentre scrivo queste parole viaggia su un altro pianeta, che tutti noi conosciamo come «U.S.A.». Tra collaborazioni in studio con un capo della musica elettronica come Diplo, uno dei padri della trap come Soulja Boy, sul viaggio di ritorno dagli Stati Uniti, Sfera potrà ripensare di aver vissuto un vero sogno. E se non bastasse, un’altra delle cose che lo ha portato a essere il più chiacchierato rapper del momento – ripeto, non artista pop, che è una conseguenza, ma vero e proprio rapper – è il follow su Instagram di Drake. Da sempre la popstar canadese è attenta ai vari sottoboschi: che finalmente abbia addocchiato anche l’Italia?

E Izi e Tedua? I due artisti genovesi sono gli unici che nel 2019 si sono fatti sentire poco, il primo, o niente, il secondo. Eppure le novità sono alle porte. Diego, il rapper conosciuto con «Zeta», è pronto a pubblicare il suo terzo album, Aletheia, in uscita il 10 maggio. Si sa poco o niente di quel che sarà, se non che all’interno ci saranno dei testi che l’artista ha scritto ai tempi di «Kidnapped Mixtape», ormai più di un lustro fa, a testimonianza di come l’arte sia sempre attuale.

Tedua, invece, sta aspettando che i lavori nello studio del suo rapper Chris Nolan siano terminati per lavorare a nuova musica. Il rapper di Mowgli era il più predisposto al salto verso il pop, eppure ora che la strada sembra così definita, siamo sicuri che in qualche modo ci stupirà, di nuovo, com’è sempre stato solito fare.

Alle loro spalle una nuova «nuova scuola» sgomita per farsi vedere: da chi come Chadia cerca di imporre il rap femminile, a chi come i Tauro Boys cercano di ridefinire il concetto di boy band. La realtà è che non è ancora arrivata una rivoluzione musicale della portata dei «Bimbi» di Charlie Charles, ma perché tutto rimanga com’è – ovvero il rap rimanga ai vertici – bisogna che tutto cambi, ovvero che delle nuove sonorità rimescolino nuovamente tutte le carte in tavolo.

Ma perché le loro caratteristiche stanno cambiando? Un ottimo spunto potrebbe essere guardare ai cugini francesi di questi artisti italiani: i PNL. Gli artisti che più di tutti gli altri hanno cambiato il mondo di intendere la trap music, hanno pubblicato da poco il loro terzo disco, con un messaggio che fa intendere cosa voglia dire partire da zero e arrivare a cento in così poco tempo.

Deux Frères nasconde all’interno un messaggio che è tipo della rap music, ovvero la sofferenza del successo. Quando si ha sempre avuto zero e in poco tutto cambia, non tutto ciò che è oro luccica. Così i due fratelli si ripresentano con un brano pieno di sofferenza, ma con un video che li ritrae in cima alla Torre Eiffel. Il terzo disco è probabilmente quello più introspettivo mai scritto dal duo franco-algerino, così intimo da mettere all’ascoltatore quasi un senso d’ansia mentre lo si ascolta.

Così, i Bimbi di Charlie, per evitare ogni ansia, hanno deciso di ripartire, per riconfermarsi, ma cambiando sempre. Non sappiamo ancora cosa aspettarci nel 2019 da Ghali, Sfera, Tedua e Izi e non sappiamo neanche come trasformerà Rkomi questo suo nuovo successo, ciò che è certo è che a chi dice che quella della generazione post-Muretto era solo una moda, si può rispondere con i fatti e con la logica, e con la dimostrazione che dopo molto tempo tutti quei ragazzi guardano ancora dall’alto il music business italiano, senza spocchia, ma con voglia di reinventarsi.