Nostalgia bandita con la verve di Sala

Oltre alla rivincita del dialetto, prende piede il teatro integrato
/ 26.02.2018
di Giorgio Thoeni

Il carro di Tespi di Flavio Sala è ripartito con Un altro bel garbüi, la nuova commedia scritta dal comico locarnese con Gionas Calderari. Al suo debutto mercoledì scorso al Teatro Sociale di Bellinzona c’era il tutto esaurito. Ovviamente lo spettacolo era molto atteso. Dapprima per il gran successo della passata stagione de La solita süpa, lavoro d’esordio della Compagnia di Flavio Sala, poi per il seguito raccolto da Frontaliers Disaster, il film più visto nelle nostre sale fino a pochi giorni fa. Un’attesa ulteriormente corroborata dall’operazione nostalgia operata dalla RSI con la riproposta televisiva di produzioni dialettali d’archivio che certamente hanno alimentato l’appetito per il teatro vernacolare di qualità e di cui si sente la mancanza.

Sala queste cose le ha capite da un pezzo e oltre al fiuto ci ha messo la stoffa d’autore-attore-regista originale con l’obiettivo di superare lo scoglio amatoriale e riscoprire una vena professionale che sembrava essersi prosciugata. Pertanto, dialoghi ritmati e cadenzati da ghiotte battute nostrane, in aggiunta a una struttura drammaturgica collaudata da cui emergono personaggi e caratteri… e il gioco è fatto. Un primo tempo spumeggiante e ricco di sorprese, un secondo tempo ancora un po’ lacunoso in attesa del lieto fine con attori che non fanno cilecca. Dall’esuberante fascino di Rosy Nervi alla brillante Leonia Rezzonico in versione cougar. Dall’affettuosa presenza di Sandra Zanchi all’inossidabile Orio Valsangiacomo con Beppe Franscella. Con gli indispensabili Moreno Bertazzi e John Rottoli, simpatici boys di Flavio Sala, incallito sciupafemmine. Il tutto calato nella bella e funzionale scenografia di Mario Del Don: un’auto-officina di paese dove può capitare di tutto.

 
Le sorprese del teatro integrato

Gli spettacoli dei Giullari di Gulliver sono un esempio di semplicità al servizio della creatività senza prendersi troppo sul serio. Sviluppano spunti di riflessione in un’atmosfera educativa gioiosamente condivisa: aria fresca a confronto di certa irrespirabile prosopopea farlocca di chi dichiara di conoscere tutti i segreti del teatro. La proposta dal collettivo si inserisce nella categoria del teatro integrato, un laboratorio espressivo in cui interagiscono professionisti con persone diversamente abili, un settore delicato che richiede grandi qualità e impegno da parte dei suoi animatori.

La rassegna Home del Teatro Foce ha proposto In attesa di un buon momento, recente creazione del collettivo guidato da Prisca Mornaghini e Antonio Cecchinato in scena con Aida Ilic, Caterina Longchamp, Mario Cavallo, Mattia Gusberti, Kevin Parisi, Claudio Riva e Daniele Zanella. Il risultato è decisamente interessante. Racconta un viaggio in compagnia della Morte, personaggio inquietante, surreale ma innocuo, deus ex machina attraverso la storia dell’esodo di una compagnia di giullari in cerca del luogo ideale dove poter praticare liberamente la propria arte. In un clima di gioco e umorismo trovano spazio i fantasmi narrativi di Joseph Roth, accenni al Manuale minimo dell’attore di Fo e divertenti siparietti musicali da La ballata di Mackie Messer a La spada nel cuore di Little Tony fino al finale sulle note de La vie en rose. Con una buona dose di autoironia il teatro del collettivo snocciola la sua metafora sulla migrazione e sulla diversità con leggerezza e originalità: qualità riconosciute nel 2002 con il Premio ASTEJ (Associazione svizzera del teatro per l’infanzia e la gioventù) e nel 2014 con il Premio Lavezzari.