Non è una fiaba di Natale

Balletto - All’Opernhaus di Zurigo in prima svizzera La piccola fiammiferaia di Christian Spuck sull’omonima «musica con immagini» di Helmut Lachenmann
/ 04.11.2019
di Marinella Polli

Gli esperti e gli amanti della danza assidui dell’Opernhaus hanno attualmente occasione di vedere Das Mädchen mit den Schwefelhölzern («La Piccola Fiammiferaia»), uno straordinario balletto sull’omonima composizione di Helmut Lachenmann, nato a Stoccarda nel 1935 e forse la figura forse più radicale fra quei compositori tedeschi nati dopo Stockhausen. In questo lavoro, ispirato alla popolarissima fiaba di Hans Christian Andersen, varato ad Amburgo nel 1997, e da lui stesso definito «musica con immagini», Lachenmann rielabora la tragica storia della bambina che muore per strada dopo aver cercato di riscaldarsi alla fiamma dei fiammiferi che non era riuscita a vendere.

La complessa partitura restituisce con aspri e duri toni il freddo, quello sociale soprattutto, della solitudine esistenziale e dell’indifferenza generale che nella notte di San Silvestro causeranno la morte per congelamento di una piccola venditrice di fiammiferi. Anche il balletto proposto presentemente dal coreografo Christian Spuck, direttore del Ballett Zürich, contiene ovviamente tutti questi espliciti elementi di critica sociale. Si viene letteralmente rapiti da una sequela di immagini coreografiche di grande intensità, estremamente toccanti e di enorme impatto, tuttavia più astrazione che una vera e propria narrazione, questa di Spuck; atmosfere, percezioni, allusioni, sensazioni, e poi le visioni: quelle che la piccola ha quando accende i fiammiferi.

Sino alla visione ultima, finale, quando la bimba vede la nonna morta che la porterà con sé in cielo abbracciandola stretta. Nella musica di Lachenmann, eseguita da un organico orchestrale e vocale, il testo di Andersen viene rappresentato in una pregnante partitura di suoni frammentati, sonorità di tipo elettroacustico, fonemi, rumori, respiri, schiocchi di lingua, fischi, fruscii, stridii, sfregamenti, sibili, percussioni, battiti, schianti, scoppi, crepiti, tra cui il ricorrente «zac» di accensione del fiammifero; suoni generati dalle voci e dagli strumenti usati tradizionalmente o in vari altri modi. Alla metafora della bambina che attraverso la fiamma vive momenti di felicità prima e una possibilità di salvezza poi viene giustapposto già nella partitura un testo da una lettera contro il capitalismo di Gudrun Ensslin, che aveva appiccato il fuoco ad un grande magazzino di Francoforte, e morta in carcere forse suicida.

Spuck mostra la terrorista della RAF in scena e in filmati di quegli anni. Un altro inserimento molto interessante operato dal compositore tedesco è Zwei Gefühle, un testo dal Codex Arundel di Leonardo da Vinci. Spuck fa entrare in scena lo stesso Lachenmann che lo legge spezzandone le parole in modo da renderlo quasi incomprensibile. Davvero eccezionale la prestazione dei ballerini: la piccola fiammiferaia Michelle Willems e il suo doppio Emma Antropubos, ma anche tutti gli altri sono bravissimi, ballerini e ballerine nei panni dei personaggi grotteschi di tutta una società che si muove, gesticola e agisce ignorando la tragedia che si sta compiendo.

E danzano negli spazi grigio antracite creati da Rufus Didwiszus e nei costumi ora semplici ora ingegnosi di Emma Ryott. Grande prestazione anche quella della Philarmonia Zürich diretta da Matthias Hermann, dei Basler Madrigalisten e dei soprano Alina Adamski e Yuko Kakuta, alcuni in scena altri nel pubblico. Tutti sono in grado di esprimere la tensione e la raffinata ricerca timbrica della partitura.

Dove e quando
Fino al 14 novembre e poi la stagione prossima.