Capita anche ai migliori collezionisti d’arte: arriva un momento in cui lo spazio non è più sufficiente per conservare con tutti i crismi necessari quello che con passione si è accumulato nel corso degli anni. E allora, sia pur con malincuore, bisogna compiere delle scelte. La mostra attualmente in corso alla Cons Arc di Chiasso nasce proprio da contingenti esigenze logistiche. Daniela e Guido Giudici, titolari della Galleria, hanno dapprima preso visione di tutto quanto messo loro a disposizione – «anche per verificare la coerenza delle scelte del collezionista» –, scoprendo così i rigorosi e precisi gusti estetici di quest’ultimo, che ha accumulato opere d’indubbio valore senza speculazione alcuna su nomi alla moda. Hanno poi effettuato un’ulteriore selezione, giungendo infine a proporre una trentina di immagini al loro pubblico, che ha davvero un’occasione da non perdere.
L’appassionato si troverà infatti di fronte fotografie realizzate tra gli anni 70 e l’ultima decade del secolo scorso, quando il mercato non esigeva somme impegnative, e firmate da artisti divenuti nel frattempo molto noti. Tra questi Gabriele Basilico, di casa alla Cons Arc sin dal lontano 1993, e Mimmo Jodice, il lavoro dei quali ha portato non solo all’affermazione della fotografia italiana in campo internazionale, ma ha pure fornito una nuova visione del paesaggio urbano e dell’architettura; il belga Gilbert Fastenaekens dai diversi vocabolari specifici (scenari notturni, l’irrealismo del bianco e nero contro il realismo associato al colore, le stampe classiche e un abile uso delle diverse tonalità di nero e grigio); lo statunitense Nicolas Nixon – nessuna parentela col presidente del Watergate – celebre per le sue opere rigorosamente in bianco&nero di grande formato ma anche per la serie di ritratti di sua moglie con le tre sorelle iniziato nel 1975 e puntualmente proseguito per decenni; il catalano Joan Fontcubelta, fotografo ma anche professore universitario e saggista, tra i primi a riflettere sugli scombussolamenti portati dalla rivoluzione digitale nel suo libro «La (foto)camera di Pandora. La fotografi@ dopo la fotografia» (2011).
Agli amanti della fotografia made in CH segnaliamo la presenza di Daniel Schwartz – con un singolare ritratto dell’isola di Santorini – e Georg Aerni, altro gradito ritorno in casa Giudici – e Ferit Kuyas, dalle chiare origini turche.
È un’illustre collettiva dove però, al di là di stili e approcci anche diversissimi tra loro, emergono almeno alcuni di fil rouges (il monopolio del bianco&nero, la preponderanza di immagini paesaggistiche/architettoniche e l’assenza di figure umane) e all’interno della quale ci sono sembrati particolarmente intriganti anche due altri autori: il concettuale olandese Paul den Hollander, classe 1950, e il suo coetaneo giapponese Toshio Shibata.
In esposizione e in vendita alla Cons Arc, infine, anche diversi libri con stampe d’autore, qualcuno ormai introvabile poiché a suo tempo edito in tiratura limitata.