Valigia musicale
1. Il mio pianoforte – Quando sono nata, nel salotto di casa già da tempo viveva un pianoforte nero verticale. Dico «viveva» perché per me è stato un compagno di giochi (e di litigi!) sin dalla primissima infanzia e per tutta l’adolescenza. Quando sono passata allo studio del canto in Conservatorio, il piano è passato dal salotto alla mia camera da letto, condividendo lo spazio vitale con poster, peluche e fotografie, suo malgrado. Sono cresciuta, fisicamente e musicalmente, davanti a quei tasti e ancora oggi, come due vecchi amici, passiamo molto tempo insieme facendo musica.
2. Lo studio di registrazione della scuola media – Ho avuto la fortuna di frequentare una scuola media nel cui bunker il professore di musica aveva costruito un piccolo studio di registrazione, piuttosto rudimentale ma assolutamente funzionale. In quello studio – con l’inconfondibile odore di cantina umida e le scatole di uova appese – ho passato intere ricreazioni e pause pranzo giocando con la mia voce e credo sia stato il luogo in cui ho capito quanto amassi cantare e quanto volessi fare del canto e dell’insegnamento il mio futuro. Più di qualsiasi teatro o sala da concerto in cui io abbia cantato, è forse questo il luogo più prezioso da mettere nella mia valigia musicale.
3. ll disco «Grigio» dei Quintorigo – Sono una modesta collezionista di CD e tra tutti gli album che riposano in bellavista sugli scaffali del mio salotto quello a cui sono più affezionata è sicuramente il primo che, emozionata e impacciata, ho comprato con i primi risparmi. Ammetto di essere stata una teenager dai gusti piuttosto insoliti: mentre le amiche ascoltavano i Backstreet Boys e le Spice Girls io andavo matta per i Quintorigo, band romagnola sperimentale guidata dall’eccellente voce di John De Leo. Ho consumato quel disco cercando di imitare e di assorbire il più possibile i virtuosismi e la duttilità di quella voce incredibile. Ancora oggi mi inorgoglisce sfoggiare la copertina dell’album con i loro autografi sbiaditi, a testimonianza di un periodo da vera groupie.
4. Un biglietto del treno Lugano – Firenze a/r – La vita da musicista ti impone di fare e disfare regolarmente la valigia, per portare quello che fai anche lontano da casa. La prima volta che è successo avevo diciott’anni: in mano un biglietto del treno per andare a Firenze a incidere il mio primo inedito Le fil de ta vie, canzone del pianista siciliano Sandro Crippa, con testo del cantautore francese André Gaborit. Durante quel viaggio ho sentito chiaramente che cantare era quello che avrei fatto davvero nella vita: al mio ritorno a Lugano ho preparato gli esami d’ammissione al Conservatorio, escludendo definitivamente l’idea di perseguire altri percorsi di studio.
5. Le mie Converse – La mia statura non esattamente slanciata e la lunghezza degli abiti da concerto mi impongono di indossare scarpe con il tacco ogni volta che mi esibisco. Ammetto di non appartenere a quella categoria di donne che si sente a proprio agio con quindici centimetri di spessore sotto i talloni quindi, in qualsiasi camerino io mi trovi, per qualsiasi occasione io mi sia esibita, mie fedeli amiche e compagne di avventura restano le mie Converse, pronte ad accogliermi e a darmi ristoro. Solo dopo aver lanciato in aria le décolleté e aver infilato le mie agognate AllStar posso tornare a ragionare e godermi il post-concerto.