Concorso

«Azione» mette in palio alcuni biglietti per il concerto di Migros-Percento-culturale-Classics (il 5.11 al Casino di Berna e il 8.11 alla Tonhalle Maag di Zurigo) con l’Orchestra dell’Accademia nazionale della Scala (direzione di Antonio Pappano, al pianoforte Francesco Piemontesi). Per partecipare all’estrazione, seguire le istruzioni contenute nella pagina web www.azione.ch/concorsi.

Buona fortuna!


Nel nome di Chopin, insieme a Martha

A colloquio con il pianista Francesco Piemontesi che in novembre si esibirà a Berna e a Zurigo
/ 14.10.2019
di Enrico Parola

«Che cosa posso dire del Primo Concerto di Chopin? Lo sto ancora scoprendo! Non l’avevo mai studiato, l’ho aggiunto al mio repertorio solo qualche mese fa; e le confesso che è stato proprio Tony Pappano a insistere affinché lo suonassi».

È dunque un debutto quello che attende Francesco Piemontesi a novembre: il 5 a Berna e l’8 a Zurigo affronterà per la prima volta in carriera il Concerto in mi minore di Chopin, solista nella tournée elvetica che Pappano e l’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia terranno toccando anche Ginevra e Lucerna; qui però, pur con lo stesso brano, al pianoforte siederà Martha Argerich, L’alternanza tra la grande pianista argentina e il trentaseienne locarnese non è una scelta dettata dalla volontà di presentare un enfant du pays: Piemontesi è una figura nota e apprezzata nel panorama concertistico internazionale, nelle ultime stagioni non solo come esecutore ma anche come direttore artistico delle Settimane Musicali di Ascona. 

Non più un enfant, dunque, sebbene lui si senta ancora «quel bambino curioso che a due anni prendeva in mano dei sassolini e li picchiava contro qualsiasi oggetto per farlo suonare, che dopo qualche lezione di violino chiese all’insegnante di provare a schiacciare qualche tasto sul pianoforte che stava accanto e da lì non ebbe più dubbi; mi sento ancora un bambino curioso che mette le mani sul pianoforte e cerca delle sonorità, certo con qualche anno in più di esperienza e di maturità».

Maturità vuol dire aver fatto «molti passi in avanti nella gestione della tensione: mi ricordo i primi concerti, la paura di sbagliare, il sentirsi solo sul palco, i primi commenti negativi sul mio modo di suonare. Tutto quello che ho vissuto mi ha aiutato a crescere e a diventare quello che sono». Maturità, esperienze e una carriera ormai blasonata non rappresentano però un punto d’arrivo: «Non mi sono mai sentito e credo che mai mi sentirò arrivato: ogni giorno tento di imparare qualcosa di nuovo sia dal punto di vista musicale sia da quello tecnico. Mi pongo tutti i giorni le stesse domande alle quali cerco di dare una risposta più completa del giorno prima; ad esempio: come riesco a comunicare al meglio le intenzioni di un compositore verso il pubblico? Mentre suono, sono pienamente nella musica o c’è ancora un qualche blocco che non mi permette di “entrare” perfettamente nel pezzo? Con questo tipo di lavoro la ricerca non ha mai fine».

Tra gli incontri che hanno segnato la carriera e la maturazione artistica di Piemontesi vi è senza dubbio quello con la Argerich: è quasi la chiusura di un cerchio il condividere proprio con lei la tournée di Pappano e Santa Cecilia. «Ho conosciuto Martha in Giappone nel 2003 e ho avuto un rapporto particolarmente intenso con lei soprattutto nel 2007: durante il concorso Regina Elisabetta di Bruxelles fui ospite a casa sua per diverse settimane. Fu davvero un bel momento, pieno di ispirazione, di nuove idee ma anche di umanità: per questo motivo per un certo periodo pensai anche di trasferirmi in Belgio». 

È noto come la Argerich non abbia mai voluto avere allievi e tenere corsi: «Già, Martha si rifiuta di far lezione a chiunque; però abbiamo ascoltato tanta musica insieme e ho anche assistito ai suoi primi passi con la Rapsodia di Rachmaninoff, un brano che purtroppo decise più tardi di non suonare in pubblico». Sebbene non fossero lezioni, quei momenti furono una grande lezione di stile e di metodo: «Imparai un nuovo approccio basato sul suono, sull’ispirazione del momento e sulla libertà di espressione, un modo di lavorare fino ad allora praticamente inconcepibile per me». Esperienza e maturità hanno aiutato Piemontesi anche nel suo percorso come direttore artistico. 

«Come pianista mi trovo sempre sul palco, da direttore artistico mi trovo spesso a osservare le cose da dietro le quinte. Ma non cambia l’amore per la musica e la fissazione per la qualità di un concerto: invito artisti che conosco personalmente, in molti casi con cui ho anche suonato, quindi ho un’idea ben precisa del loro modo di fare musica e delle loro qualità. Non è un dettaglio in un mondo musicale mediatizzato in cui talvolta non si riesce più a capire con quali criteri vengano scelti artisti e sostenute carriere. Credo che il pubblico possa confermarlo: da più di sei anni mi occupo delle Settimane Musicali di Ascona e di performance di scarsa qualità ne ho ascoltate solo un paio, tra l’altro tutte provenienti da grandi nomi. I giovani in cartellone non mi hanno mai deluso!»

Non poche sono invece le serate memorabili vissute: «Mi ricordo ancora l’emozione provata quando l’orchestra di Birmingham con Andris Nelsons sul podio attaccò le prime note: era il mio primo concerto da direttore artistico! Forse il vertice assoluto fu quando Jérémie Rhorer diresse Cercle de l’Harmonie nelle tre ultime sinfonie di Mozart. Di quest’anno mi rimarranno nel cuore l’integrale del Catalogue d’oiseaux di Messiaen con Pierre-Laurent Aimard e il Primo Concerto di Beethoven con la Argerich». A novembre le loro strade torneranno a incrociarsi; per la prima volta, nel nome di Chopin.