Nel bosco dell’alterità umana

Storie intrecciate nel buio della notte
/ 19.02.2018
di Giorgio Thoeni

Un’intrigante componente subliminale percorre Animali notturni, il testo di Juan Mayorga che la regia di Luca Spadaro e Massimo Zampetti ha recentemente diretto per il Teatro d’Emergenza al suo debutto sul palco del Teatro Foce di Lugano per la rassegna Home. Attraverso la storia di due coppie vicine di casa e dalle vite intrecciate, si inanellano incontri al limite del paradossale in cui scorre il dramma dell’emigrazione, dello spaesamento in terra straniera, in balia di leggi che possono cambiare e sconvolgere le sorti. Due dimensioni dunque per entrare in quella «lotteria della storia» a cui stiamo assistendo e che appartiene a decine di migliaia di esseri umani lungo un esodo senza fine. Ma è anche il gran tema che l’autore madrileno inquadra nella fragilità dell’essere umano da cui lo spettatore esce più ricco di esperienza, in un contesto dove il teatro può rendere visibile la contraddizione (...) e può far pensare a ciò per cui ancora non ci sono parole.

Mayorga, matematico, filosofo e traduttore madrileno, è uno dei drammaturghi spagnoli più rappresentati. Animali notturni è un testo del 2003, ma di «strisciante» attualità e con una struttura modernissima. Grande ispiratore filosofico della sua drammaturgia, avrebbe confessato l’autore, è Walter Benjamin, in particolare nelle meditazioni sulla violenza come segno di fallimento. Come ci racconta la pièce che la coppia Spadaro-Zampetti ha allestito sfruttando una «gabbia» scenografica azzeccata, fatta di pareti e spazi creati per raccontare ambienti asettici e impersonali (Eugenia Tartarelli) uniti a suoni registrati (Carlo Moretti) di oggetti invisibili manipolati dagli attori (trovata originale e suggestiva): una piattaforma in cui tutto è affidato alla parola e all’interpretazione di attori diretti con piglio sicuro.

L’ideale per ottenere quell’effetto a cui si accennava in apertura, dove l’elemento «subliminale» è dato dall’acuta ironia e dalla dimensione paradossale di paure condivise e di diversa natura, in relazione alla condizione dello straniero senza «ius soli» e che può improvvisamente virare al peggio. Una realtà che compromette la vita sociale e affettiva di due coppie dietro alle quali, non dimentichiamolo, palpitano le individualità sofferte di quattro distinte persone che, come animali notturni, sono protette solo dal buio di uno stato apparentemente legale. La regia ha affidato a Marco Bellocchio, Matteo Ippolito, Vanessa Korn e Margherita Saltamacchia il compito di accompagnare il pubblico nel bosco dell’alterità contemporanea con parole e gesti misurati per una recitazione efficace, ritmata e coinvolgente.

Uno spettacolo impegnato e ben riuscito che ha riempito con successo la platea del Foce.