Verso la fine dell’anno, per ogni essere umano che si rispetti, iniziano i buoni propositi. E anche se non è propriamente un essere umano, persino il rap italiano deve scendere a patti con il fatto che un decennio sta finendo e ne inizia uno nuovo, che sarà l’ennesimo tentativo di capire la sua vera natura. Se l’inizio del decennio che sta per concludersi vedeva il rap sfondare definitivamente le porte del mainstream – grazie a Moreno ad Amici e MTV Spit prima sulla Music Television – quello che inizia ci vede con un piede in Europa (e mezzo negli States), con la speranza, finalmente, di tirar fuori la testa dal guscio e poter dire la nostra tra i cugini inglesi, francesi e tedeschi che negli anni sono sempre stati le scene «to be» nel Vecchio continente.
Come nella perfezione matematica, il turning point è stato alla metà del decennio, quando da chissà quale stella – decidete voi se dalla buona o dalla cattiva inflessione – è arrivata la trap, un’entità misteriosa per l’Italia che ha confuso l’ancor più confusa scena della critica italiana e ha rimescolato le carte in tavola. Non servono i nomi, ma li facciamo lo stesso: Sfera Ebbasta, Ghali, Dark Polo Gang, Tedua e via discorrendo hanno messo un punto e detto «ok, da qui si riparte».
Il 2020 sarà l’anno in cui capiremo dove ci porterà questo lungo cammino durato, per l’appunto, cinque lunghissimi anni. L’anno prossimo, difatti, dovrebbe essere l’anno in cui tutti – o quasi – tornano con un disco solista che ci spieghi al meglio qual è il loro posto nel mondo. Sfera Ebbasta è l’esempio più concreto. In questi giorni sta spingendo i propri fan, già come fece con Spotify ai tempi di Rockstar, ad iscriversi ad Amazon Music, attraverso uno spot in cui chiede ad Alexa la release del proprio album. Tutto ciò implica che ormai ci siamo, è iniziata la fase di promozione. Sarà un disco importante, perché capiremo se Drake, J Balvin, Cardi B hanno deciso univocamente che il mercato italiano è un mercato interessante, che stare nel disco di Sfera è qualcosa che serve e conta, o se quelle circolate fino ad adesso erano solo voci e nulla più.
A febbraio uscirà anche Ghali che invece ci farà capire se si esce vivi dalla macchina del pop di Fabio Fazio e Saviano: le responsabilità affibbiate da altri ti salvano o ti distruggono? Non saranno gli unici a uscire nei primi mesi del ’20: E-Green, per esempio, ha capito che l’hip-hop old school delude quanto, se non di più, quello new school – stavo per scrivere new age in un lapsus quanto mai freudiano – e dopo la firma in major sembra essere pronto a mettere in discussione sé stesso e l’intera carriera. Capo Plaza e Shiva, dopo essere stati Holly & Benji, sono pronti a dire la loro con dei progetti personali che saranno per il primo una riconferma, per il secondo il primo vero e proprio banco di prova nel mondo degli adulti.
Ma non solo di dischi vive il rap italiano nel 2020: vive di live, come Salmo che dopo aver maledetto il Natale per la seconda volta nella sua carriera farà San Siro, o come Marracash che come cantava Baby K è passato da zero a cento, facendo sold out per quattro volte al Forum.
Senza dimenticarsi che a febbraio, come sempre, c’è Sanremo: l’anno scorso Mahmood e Achille Lauro hanno svoltato la loro carriera. Quest’anno si parla di Rancore, Elettra Lamborghini, ma non solo. Che il rap abbia deciso anche di prendersi l’Ariston? Nel 2020 ci divertiremo, questo senza ombra di dubbio...