Dovendo cercare il centro tematico di questo libro, il nucleo narrativo da cui tutto il resto del testo sembra come esplodere per generare così l’insieme dell’opera, non è difficile rintracciarlo a pagina 241; lì si racconta la vicenda del semiologo Thomas Sebeok, che un trentennio fa fu ingaggiato da un’agenzia di sicurezza americana la quale, dovendo sotterrare un buon numero di scorie radioattive, che, si sa, non si smaltiscono in quattro e quattr’otto, aveva il problema di comunicare ai posteri che per circa diecimila anni non era il caso di coltivare patate da quelle parti.
«Il semiologo andò in crisi, escludendo comunicazioni verbali, segnali elettrici, messaggi olfattori, ideogrammi basati su convenzioni tutte nostre. L’unica soluzione fu di creare una storia e tenerla in vita: tramandarne la narrativa del periodo radioattivo, costruendoci intorno miti e leggende».Certo è che le scritture di cui si parla in questo libro molto generoso e, nel titolo (La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose), molto ambizioso di Silvia Ferrara condividono con l’esperimento di Sebeok almeno lo slancio comunicativo consapevole, che si vorrebbe inesauribile su un arco temporale il più possibile ampio.
Sono le scritture degli antichi, cui popolazioni per noi cronologicamente molto lontane hanno creduto di potere affidare messaggi e speranze e che, nei secoli e nei millenni, hanno perso per strada chiavi e codici, tanto da risultare non di rado incomprensibili non solo al lettore comune, ma anche all’antichista e all’esperto di decodificazione di scritture. Non comunichiamo più in quel modo e non riusciamo a capirci nulla nemmeno ricorrendo all’armamentario in sei punti che la Ferrara ci descrive qualche pagina prima della vicenda di Sebeok: di fronte a una scrittura incomprensibile dobbiamo mettere a punto l’inventario dei segni; vedere quante volte un segno ricorre in una certa posizione; cercare scomposizioni delle parole in morfemi; di fronte a un mare di segni a prima vista incomprensibili cercare di isolare parti (nomi propri, numerali ecc.) che possano ricondurci a contesti e contenuti; paragonare quella scrittura con scritture vicine.
Per parlare dell’invenzione della scrittura ci sono ovviamente molti modi e si può partire da diversi osservatori. Qui è scelto un taglio decisamente universalistico, che proietta le a volte faticose operazioni di conquista delle scritture sull’ampio paesaggio della conquista delle culture, distribuite in paesi e continenti a volte talmente lontani da indurci a pensare che la scrittura faccia parte della serie di bisogni dell’uomo che prescindono dalle latitudini, quasi uno sbocco naturale, come il linguaggio stesso. Dai geroglifici, le lineari e le iscrizioni del disco di Festo a Creta, al sillabario delle Isole Caroline, alle iscrizioni dei berberi, alle espressioni dell’Isola di Pasqua, della Cina, dell’Egitto.
Il respiro di questo libro è però più ampio e profondo: non è un testo di linguistica ma piuttosto un largo saggio di antropologia e di storia delle mentalità. Con qualche incursione fulminante in territori nuovi e sorprendenti: come quando l’autrice azzarda una spiegazione neurologica. E ci dice che la frequenza maggiore di determinate forme nei simboli nelle scritture universali in certi casi anche molto lontane tra di loro coincide con analoga frequenza nella distribuzione di talune forme del mondo naturale. Le scritture inventate e selezionate su base quasi neurologica nelle varie epoche dell’umanità sono tratte dalle forme che l’uomo trova in natura, per una specie di «eugrafia» o armonia grafica che governerebbe gli alfabeti che ci sono noti.
«La più grande invenzione del mondo. Senza, saremmo solo voce, sospesi in un presente continuo. La nostra essenza più solida e profonda è saldata nella memoria, nel desiderio di ancorarci a qualcosa di stabile e di rimanere, ben sapendo che il nostro tempo è limitato. Questo libro racconta l’urgenza di permanere, la tensione verso gli altri».
Bibliografia
Silvia Ferrara, La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose, Milano, Feltrinelli, 2019.