Mozart, quando l’amore diventa sesso

L’eterno tabù dell’amor profano svelato da uno dei più grandi compositori classici
/ 11.02.2019
di Zeno Gabaglio

Alcune delle più belle canzoni d’amore della cultura italiana sono state scritte da fieri e impenitenti puttanieri. Ecco una delle affermazioni più ricorrenti – e volutamente contraddittorie – a proposito dell’inesauribile tema dell’amore in musica.

E siccome trattando di arte e di sentimenti eterni il rischio è sempre quello di idealizzare le opere e gli artisti, ci permettiamo qui di svolgere il compito opposto: nel binomio amor sacro/amor profano (citazione d’obbligo da Bocca di rosa, peraltro scritta da uno dei massimi indiziati del precedente paragrafo) isoliamo unicamente il secondo, l’amore erotico.

A questo punto bisogna però compiere un ulteriore re-indirizzamento sul piano dei generi musicali. Se infatti si volesse indagare l’ambiguità dei riferimenti sessuali nella produzione popular si andrebbe ben poco lontano: a partire dal celeberrimo motto «sesso, droga e rock’n’roll» ci si scontrerebbe infatti con mezzo secolo di creazioni che hanno fatto dell’ammiccamento – quando non proprio dell’esplicito proclama sessuale – la ragione d’essere dei contenuti musicali e dei loro canali di marketing. No, no: meglio allontanarsi dal rock almeno di qualche secolo, per riscoprire incarnazioni del tema erotico-amoroso che spesso ci piace dimenticare.

«Già, già, mia amatissima leprotta ragazzotta, così va il mondo: uno ha la borsa e l’altro i soldi, Lei per cosa tiene? Hop pappà, batti mazza, tienimelo stretto, non me lo stringere, tienimelo stretto, non me lo stringere, leccami il culo, battimazza, sì, è vero, chi ci crede sarà beato, e chi non ci crede andrà in cielo; ma dritto come un fuso e non così come scrivo». Era il 3 dicembre 1777 e a vergare queste righe piuttosto scurrili era nientemeno che il sommo Wolfgang Amadeus Mozart, l’autore che come pochi altri ci ha aperto – e tutt’oggi continua ad aprirci – privilegiati accessi alla più alta trascendenza.

«Le lettere alla cugina, di gusto certo discutibile, ma molto spiritose, meritano una menzione, ma non devono essere pubblicate». Forse quest’annotazione della moglie Constanze può valere da spiegazione (se non proprio da giustificazione, malgrado il desiderio di censura) su come fosse stato possibile che il grande spirito creatore si abbandonasse a simili bassezze carnali. Ma liquidando come peccati di gioventù le divertentissime lettere alla cugina Anna Maria si rischierebbe di oscurare uno dei messaggi fondamentali che attraversarono le opere di Mozart: capolavori settecenteschi in grado di illuminare il presente con una mappa di sentimenti ed eros singolarmente attuale.

Attraverso la trilogia di opere creata col librettista Lorenzo Da Ponte – quel corpus miracoloso costituito da Le nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte – Wolfgang Amadeus Mozart riuscì infatti a scandagliare in modo quasi profetico ogni aspetto dell’amore, affrontando problemi come la violenza sulla popolazione femminile e la trappola in cui cadono le «donne che amano troppo». E seppe anche prospettare temi avveniristici come la possibilità di amare più persone, il sesso in adolescenza e nella quarta età, la scelta di essere single, la propensione alla bisessualità.

Assai raramente – per non dire mai – si affrontano la persona e l’opera di Mozart come degli spunti per parlare di amore e di sesso, o per cogliere l’evoluzione storica di temi così sempre e comunque attuali. E una delle rare occasioni utili a colmare questa triste lacuna è il libro – pubblicato pochi anni fa da Feltrinelli – E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart, scritto da Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani. Un’opera che svela il perfetto congegno musicale tripartito che collega i contenuti politici e sociali alla vita di Mozart (i suoi rapporti, le sue frequentazioni, le sue letture). Sottolineando pure il sorprendente anticonformismo e la preveggenza delle figure femminili in Mozart, per un universo di significati che oggi parla agli eterosessuali e agli omosessuali, a chi ha conquistato un’estasi monogamica non obbligata, ai poliamoristi in guerra con l’ipocrisia e agli amanti clandestini refrattari alla mistica della trasparenza.