Metafora teatrale, alimento creativo

È andato in scena «Insomnia», spettacolo dei neodiplomati di Verscio
/ 28.05.2018
di Giorgio Thoeni

Per un giovane attore, nutrire aspettative verso il complesso mondo dello spettacolo è una costante. Soprattutto quando a far correre l’adrenalina non c’è solo l’orgoglio per un traguardo conquistato spesso con fatica e a prezzo di sacrifici, ma anche un’incontenibile voglia di riuscire a sfondare. Magari già andando in scena con una prima compagnia di giro con «un pezzo che parla del teatro... e della vita». È in un certo senso il sottotesto che viaggia sull’arco di un’ora di Insomnia.

Ma non è il caso di fraintendere, non ci siamo addormentati: è il titolo dello spettacolo che abbiamo visto al Teatro Foce di Lugano presentato dall’omonimo collettivo composto di neodiplomati nel Master conseguito all’Accademia di Verscio.

Non è una novità che studenti, provenienti da mezzo mondo, oltre a presentare lavori individuali, alla fine del biennio di studio costituiscano un gruppo teatrale sotto la guida di uno dei docenti. Nel caso di Insomnia la regia era assicurata da Pavel Štourač, responsabile dei corsi di drammaturgia e scrittura teatrale. Lo hanno voluto chiamare «pezzo», in realtà è una performance ben cucita sulla falsariga della domanda su «che cosa è il teatro». L’idea si è mano a mano concretizzata evocando i temi classici del teatro drammatico, attorno a figure fondamentali della sua storia come Vachtangov e Stanislavskij, trasformati in marionette con pezzi di caffettiera, cavaturaccioli, forchette e illuminati da una piccola torcia. Ma anche ricordando parole di grandi maestri del passato come Artaud, Grotowski, Laban o Craig. Con tanta voglia di sorprendere trasformando uno studiato caos da squatter metropolitani in gioiose apparizioni di maschere, numeri danzati, canti, ritmi e jonglage, con uno strepitoso finale di fragile e apparentemente impossibile equilibrismo.

Insomnia è una bella carrellata di eccellenti performer e promettenti attori che si sono meritati l’applauso di una platea non folta ma sincera.

Santiago Bello, Robert Díaz Díaz, Annette Fiaschi, Alessandra Francolini, Igor Mamlenkov e Charles Nomwendé Tiendrebeogo sono i testimoni di culture e lingue diverse riunite dalla grande famiglia del teatro con uno spettacolo che ha debuttato nel 2016 e che ha già riscontrato un buon successo in Svizzera, Ungheria, Italia e nella Repubblica Ceca. E che continuerà a girare.