È stato definito «optimus princeps». Forse il più grande imperatore che Roma abbia avuto nella sua lunga storia a partire da Augusto, che seppe innalzare alla massima gloria la fama dell’Urbe. «Che tu possa essere più fortunato di Augusto e migliore di Traiano» diranno infatti speranzosi i senatori romani ai suoi successori dopo quel 117 d.C., data della sua morte avvenuta in agosto a Selinus in Cilicia per malattia. L’anno nel quale la grandezza territoriale romana, calcolata in circa 6,5 milioni di chilometri quadrati, era giunta all’apice: dalla Britannia alla Mesopotamia e al Golfo persico, dalle coste dell’Africa al Mar Nero passando per l’Europa centrale e orientale.
Marco Ulpio Traiano lasciava in eredità ad Adriano un regno stabile e prospero, che grazie alle sue doti eccezionali era riuscito a costruire in una ventina d’anni di potere, dal 98 al 117 appunto. Un sovrano illuminato insomma, come già raccontava con enfasi lo storico Dione Cassio qualche tempo dopo, nella sua Storia romana: «Un uomo eminente per giustizia, per coraggio e per semplicità di abitudini. Non era invidioso, né fece assassinare alcuno, ma onorò ed esaltò tutti gli uomini buoni senza eccezioni...».
Si narra che al segretario che lo rimproverava per la sua eccessiva disponibilità nei confronti del popolo romano Traiano rispondesse: «Tratto tutti come vorrei che l’imperatore trattasse me, se fossi un privato cittadino».
Nei manuali di storia la grandezza di un imperatore si tende a misurare con la portata delle sue più o meno fortunate imprese belliche. Sarebbe però un errore applicare il ragionamento alla figura di Traiano, militare di carriera fino ai massimi gradi sì, con al suo attivo conquiste prestigiose, ma anche riformatore coraggioso, amministratore oculato, politico attento, economista e costruttore di spicco, dai tratti spesso originali nella storia imperiale romana, interessato alla gloria ma anche al benessere di Roma e della sua gente, come pure di quella dell’intero territorio italico dal quale era stato generosamente adottato.
Ricordiamo i dati essenziali e alcuni fatti importanti nella vita di Traiano, per dare un contenuto a queste enunciazioni che potrebbero essere considerate solamente come un dovuto omaggio alla figura di un potente mondata dei suoi aspetti negativi, sia dei suoi contemporanei sia degli studiosi odierni.
E per cercare di capire la sua grande attualità che spiega fors’anche l’interesse suscitato da questo anniversario.
Qualcosa circa la sua personalità abbiamo detto più sopra. Traiano era nato ad Italica in Andalusia. Un provinciale venuto da lontano, dunque. Non uno dei... «nostri». E già questo fatto lo pone fuori della tradizione. Al momento della sua elezione il 27 gennaio del 98 alla morte di Nerva (che lo aveva adottato quale successore) si trovava in Germania impegnato in operazioni militari per rafforzare i confini dell’impero sul Reno. Traiano non si precipitò a Roma per occupare il trono imperiale, ma preferì finire il suo lavoro e solo in seguito si presentò al Senato per l’investitura ufficiale con un seguito ristretto di collaboratori e senza gli sfarzi ai quali Nerone e compagni avevano abituato i romani. Infatti sarà sempre ritratto, in sculture e sulle monete, con vesti militari o civili, mai accompagnato da attributi divini. Un uomo, non un dio.
Creò in seguito un «Consiglio del principe» che lo affiancava nelle decisioni importanti e collaborò con il Senato romano alla realizzazione di grandi progetti: il rafforzamento dei porti italici a partire da quelli sul Tevere, Ostia in particolare, e della rete stradale (nuovo tracciato della Via Appia da Benevento a Brindisi) per sviluppare i commerci internazionali attorno a quello che diventerà il Mare nostrum. Imporrà ai proprietari terrieri della penisola di investire un terzo delle rendite per il miglioramento dei loro fondi e concederà prestiti agevolati ai contadini per sviluppare la piccola proprietà di fronte al diffondersi del latifondo; una sorta di cassa rurale ante litteram. Come pure istituirà un fondo per il mantenimento e l’educazione di bambini e bambine poveri e degli orfani di guerra da inserire nell’apparato amministrativo dell’impero. Si applicò anche alla lotta alla corruzione e in favore della trasparenza della giustizia, abolendo ad esempio la denuncia anonima fino ad allora accettata quale prassi corrente. Non si sa bene con quali risultati pratici.
Roma, Caput mundi, cambierà aspetto: nascerà un Foro imperiale curato da una archistar dell’epoca quale era Apollodoro di Damasco, con un immenso impianto termale pubblico; al centro dell’Urbe la celebre Colonna traiana (sotto la quale furono poste le sue ceneri) eretta ad eterna memoria dopo la sua conquista della Dacia, l’attuale Romania, che si aggiungeva a quella del regno dei Nabatei e della loro capitale Petra.
Grandi conquiste militari, riforme nella vita economica e politica, iniziative edilizie a sfondo sociale, atteggiamenti diremmo oggi democratici, naturalmente tenendo conto delle differenze tra l’oggi e la vita di due millenni or sono, dove giustizia ed eguaglianza hanno valenze diverse da quelle odierne. Uomo eccellente, imperatore illuminato, grande condottiero, personaggio dai tratti originali che in qualche modo ha anticipato i tempi: così la tradizione lo ha consegnato ai posteri e così lo vediamo con gli occhi di oggi, dal momento che duemila anni fa non c’eravamo per verificare in prima persona i fatti raccontati.