Dove e quando
Die Sache Makropulos, Zurigo, Opernhaus. Fino al 22 ottobre 2019. opernhaus.ch


Makropulos, non morire mai

All’Opernhaus di Zurigo, «Best Opera Theatre 2019», apertura della stagione con L’affare Makropulos di Janacek e con una grande Evelyn Herlitzius
/ 14.10.2019
di Marinella Polli

È una strepitosa Evelyn Herlitzius a dominare la scena di questa nuova produzione zurighese – la prima della stagione 2019/20 – dell’Affare Makropulos di Leos Janacek. Il soprano tedesco si distingue infatti per carisma, intensità e padronanza vocale e scenica, sin dal suo primo apparire nell’opera in tre atti sull’omonima commedia distopica di Karel Capek. Un ruolo tosto, il suo, ovvero quello della cantante Emilia Marty che, grazie a un fenomenale elisir, vive da ben 337 anni un’allucinante, complicata odissea fra un’identità e l’altra, in un corpo eternamente giovane e che imprigiona tuttavia il vuoto morale di un’anima annoiata, arida e oramai insensibile.

La coerente lettura di Dmitri Tcherniakov (sua anche la scenografia ad ambiente unico, costumi sobri di Elena Zaytseva, puntuale Light Design di Gleb Filshtinsky, Video Design di Tieni Burkhalter) punta tutto su di lei. E ciò a partire dal video iniziale che ne descrive la grave malattia all’ultimo stadio e sino allo splendido coup de théâtre (anzi, di théâtre dans le théâtre) del finale. Sul versante musicale, Jakub Hrúsa alla testa di una precisa e ispirata Philarmonia Zürich suscita grande emozione, evidenziando con chiarezza le numerose sfumature della densa partitura, nonché l’ostinata tensione generata dall’alternarsi di momenti di acuminato lirismo e toni più distaccati.

Accanto alla straordinaria Herlitzius, tutti bravi e sicuri nei loro ruoli anche gli altri cantanti, a cominciare da Scott Hendricks nei panni del cinico e disumano Jaroslav Prus, Sam Furness in quelli di Albert Gregor, Spencer Lang nella parte del sentimentale e patetico Janek, il figlio di Prus che per Emilia si ucciderà, e Kevin Conners in quella di Vitek, tutti infatuati, nel presente o nel passato, della donna: nello stesso modo e per gli stessi inconsistenti motivi, e perciò caricature. Buona anche la prestazione del coro preparato da Ernst Raffelsberger. Scroscianti gli applausi del pubblico della première. Le repliche, in lingua ceca e con sopratitoli in tedesco e inglese, si protrarranno sino alla fine di ottobre.

La stagione 2019/20 dell’Opernhaus di Zurigo prevede numerose altre chicche. Dall’oratorio di Händel Belshazzar con lo specialista Laurence Cummings a dirigere l’«Orchestra La Scintilla» all’opera per famiglie Coraline di Marc-Anthony Turnage in novembre. E poi Don Pasquale di Donizetti, una nuova produzione dell’Ifigenia in Tauride di Gluck, con Cecilia Bartoli come protagonista, Arabella, l’ultima collaborazione del geniale duo Richard Strauss/ Hugo von Hofmannsthal nei mesi successivi.

Seguiranno Il Mondo della Luna di Haydn, con i giovani dello Studio Operistico Internazionale, e il varo di The Girl with the Pearl Earring, commissionata al compositore svizzero Stefan Wirth e ovviamente basata sul capolavoro di Jan Vermeer’s, cui già si ispirano il bestseller di Tracy Chevalier e il film con Scarlett Johansson and Colin Firth. In occasione dei «Festspiele Zürich» Fabio Luisi affiancherà per la prima volta l’enfant terrible Calixto Bieito per dirigere I Vespri Siciliani di Verdi. Non mancherà l’operetta, Csardasfürstin di Kálmán in aprile e un Gala dell’operetta diretto da Fabio Luisi e con il celebre tenore Piotr Beczała in giugno. E non dimentichiamo il balletto: da La Piccola Fiammiferaia in prima svizzera, coreografata dal direttore del Ballett Zürich Christian Spuck sulla fiaba di Andersen e con musica di Helmut Lachenmann, alla serata interamente dedicata a coreografie di William Forsythe, a Walking Mad di Hans van Manen.

Ricordiamo ancora che il Teatro dell’Opera di Zurigo è stato nominato da una giuria internazionale di specialisti «Best Opera House 2019». Fra le motivazioni, l’ampio spettro di proposte eguagliato da pochi altri teatri al mondo, il gran numero di produzioni coraggiose, il fiuto di un sovrintendente aperto anche al nuovo e l’eccellenza di interpreti, maestri e registi convocati a Zurigo dal padrone di casa Andreas Homoki.