Dove e quando
Aldo Crivelli – una vita per la cultura. Centro culturale e museo Elisarion, Minusio, fino al 28 gennaio 2018; Fondazione Museo Mecrì, Minusio, fino al 29 aprile 2018. Orari: ma, me 14.00-17.00 e do 10.00-12.00/14.00.17.00
www.minusio.ch/elisarion
www.mecri.ch

Aldo Crivelli, Giovane in Costume, 1930-1935 ca, Collezione Privata

L’uomo dallo sguardo multiforme

Due esposizioni a Minusio ripercorrono l’intensa carriera di Aldo Crivelli
/ 15.01.2018
di Alessia Brughera

Nel panorama culturale ticinese del Novecento, la figura di Aldo Crivelli, nato a Chiasso nel 1907, è stata sicuramente singolare. Avido ed eclettico intellettuale, si è dedicato lungo l’intero arco della sua esistenza a numerose discipline, mosso da un’irrefrenabile curiosità e da una risolutezza d’intenti che gli hanno permesso di approfondire ciascuna materia con serietà e dedizione.

Complesso è stato il suo percorso di uomo di cultura, costellato da impegni pubblici e da interessi personali nonché caratterizzato da una sorprendente libertà di movimento, che lo ha catapultato anche in territori inconsueti, e da un approccio diretto, lontano dalla retorica, che lo ha distinto dai suoi contemporanei.

Pittore, archeologo, storico, storico dell’arte, insegnante, appassionato di matematica, giornalista, curatore di mostre, Crivelli è stato duttile nel pensiero e nell’azione, sorretto dalla convinzione che la cultura fosse una forma di responsabilità morale e civile.

Alcuni lo ricordano per il piglio polemico dei suoi articoli, apparsi su tanti quotidiani e firmati con diversi pseudonimi, altri per il suo instancabile lavoro nell’ambito dell’archeologia, altri ancora per i suoi volumi sull’arte ticinese. Pochi, però, sono quelli che lo conoscono nella completezza del suo intenso operato. Proprio il suo impegno pratico e teorico su molteplici fronti, infatti, ha portato spesso a prendere in considerazione Crivelli in modo parziale, in riferimento di volta in volta a uno solo dei vari settori di cui si è occupato, facendo perdere di vista l’insieme coerente della sua attività.

Due mostre organizzate a Minusio, una presso il Centro culturale e museo Elisarion e una negli spazi della Fondazione Museo Mecrì, ci permettono di scoprire i legami e le correlazioni all’interno della poliedricità di Crivelli. Obiettivo della duplice rassegna è proprio quello di testimoniare quanto il suo universo, seppur molto vario, sia stato contrassegnato da un fitto intreccio di attinenze e di espliciti rimandi tra una disciplina e l’altra.

L’esposizione all’Elisarion si focalizza sul «Crivelli pubblico», grande promotore delle risorse artistiche e culturali del territorio ticinese. Dal materiale raccolto emerge il suo tenace lavoro, svolto con trasporto e scrupolosità fin da quando, negli anni Trenta, gli viene affidato l’incarico di Ispettore onorario dei monumenti per il Distretto del Locarnese. A questo sono seguiti gli impegni istituzionali di Ispettore dei Musei e degli scavi del Canton Ticino e di Ispettore dei monumenti, mansioni in cui Crivelli ha dimostrato la forza innovativa delle sue idee e una lungimiranza fuori dal comune.

Da caparbio e visionario qual era, aveva già intuito, con largo anticipo sui tempi, l’importanza di un sistema museale ticinese e la necessità di una forma di mediazione culturale capace di coinvolgere un pubblico più vasto. Crivelli studia, indaga, avanza proposte funzionali e coerenti riuscendo a instillare nelle autorità pubbliche così come nel cittadino comune il rispetto e la consapevolezza del valore dei beni culturali del cantone.

Un Crivelli più intimo, invece, è quello che ci viene presentato nella mostra allestita alla Fondazione Museo Mecrì, istituzione nata nel 2014 per volere della figlia Ilaria Merlini-Crivelli con l’intento di conservare il materiale che il padre ha lasciato e di ricordarne la figura con rassegne monografiche e tematiche.

La chiave di lettura dell’esposizione è affidata al disegno, amatissimo compagno di vita di Crivelli che così annotava a margine di un suo autoritratto del 1929: «Tutte le mode trapassano, ma il disegno resta». È infatti il disegno a percorrere trasversalmente tutte le discipline da lui toccate, trovando declinazioni in varie forme – dall’arte all’archeologia, dalla cartellonistica alle pubblicazioni – e diventando per Crivelli un imprescindibile strumento per memorizzare, chiarire, approfondire e progettare.

Nell’itinerario di mostra sono presenti alcuni disegni che manifestano la vicinanza allo stile di Ugo Zaccheo, pittore con cui Crivelli stringe una forte amicizia. È con lui che si reca spesso a Cimalmotto, in Valle Maggia, villaggio emblema della ruralità, frequentato e dipinto molte volte, come testimoniato da alcune tele esposte, con l’intento di recuperare le radici del proprio territorio. Una ricerca dell’identità, questa, che si esprime anche nelle opere a tema religioso che Crivelli, ateo, realizza per avvicinarsi alla cultura locale, o ancora negli studi degli abiti tradizionali ticinesi, i cui motivi decorativi vengono poi rielaborati per creare illustrazioni.

Interessante è la sezione archeologica della rassegna, da cui si evince l’importanza di Crivelli nell’unire la figura di studioso a quella di disegnatore attraverso il diretto raffronto tra alcuni oggetti rinvenuti durante gli scavi (il più prezioso dei quali è la «coppa degli uccelli» di epoca romana, ritrovata a Muralto nel 1936) e gli schizzi eseguiti per analizzarli e per trarne un ricco patrimonio d’immagini da riproporre in pittura.

Ben documentata è anche l’ultima fase del percorso di Crivelli, quella in cui, abbandonate tutte le cariche istituzionali, si dedica alla saggistica (i suoi volumi degli anni Sessanta sugli artisti ticinesi nel mondo sono ancora oggi testi di riferimento per gli addetti ai lavori) e all’arte, ambito dove libera con maggior vigore la sua straripante voglia di sperimentare.

Da segnalare la pubblicazione della monografia su Crivelli che raccoglie gli studi svolti dalla storica dell’arte Manuela Kahn-Rossi, il cui esaustivo lavoro è stato fondamentale per le due mostre di Minusio.