Un’edizione all’insegna dell’umanesimo. È la chiave che il direttore di Locarno Festival, Carlo Chatrian, ha scelto per la sua ultima volta alla guida della manifestazione ticinese, prima di salire un altro gradino e prendere le redini della prestigiosa Berlinale. Un tema di stretta attualità, in «un’epoca in cui le persone hanno paura di guardare in faccia al prossimo». L’apertura e l’attenzione a ciò che riguarda e appartiene agli esseri umani caratterizzano da sempre il Festival che da mercoledì fino a sabato 11 regala a una platea internazionale l’edizione numero 71.
Nato in coincidenza con la Dichiarazione universale dei diritti umani, Locarno festeggerà con l’Onu i settant’anni di questa fondamentale tappa. Dopo il cambio di nome, l’inaugurazione del PalaCinema e del GranRex un anno fa, non ci saranno grandi stravolgimenti, continuando in una linea di rinnovamento pur restando nel solco della tradizione. Sono confermate le sezioni (per qualsiasi informazione vedere il sito www.locarnofestival.ch) incentrate sulla Piazza Grande e il Concorso internazionale che assegnerà il Pardo d’oro, cercando di conciliare il gusto del grande pubblico con le scelte dei cinefili più radicali. Sulla carta ce n’è per tutti i palati, compresi i sette documentari della sezione parallela Semaine de la critique.
Chi si aspetta la presenza di celebrità, potrà contare su star d’Oltre oceano del calibro di Meg Ryan (cui sarà assegnato il Leopard Club Award) o Ethan Hawke (ritirerà l’Excellence Award e presenterà in piazza, per la sua regia, Blaze). Autori consacrati sono il francese Bruno Dumont (che riceverà il Pardo d’onore alla carriera e porterà il nuovo Coincoin et les z’inhumains), l’americano Spike Lee (in piazza passerà BlackkKlansman, Gran Prix al Festival di Cannes, commedia grottesca sulla beffa di un poliziotto afroamericano al Ku Klux Klan) e il prolifico coreano Hong Sangsoo, che torna in concorso con Hotel By The River, dopo la vittoria nel 2015 con Right Now, Wrong Then. Oppure cineasti più di nicchia: Como Fernando Pessoa salvou Portugal di Eugene Green, Seducao da carne di Julio Bressane, la riflessione sul ’68 Ora e sempre riprendiamoci la vita di Silvano Agosti e De chaque instant del francese Nicolas Philibert. Oltre al premio all’artista visivo Kyle Cooper, numerosi anche stavolta gli omaggi: Vittorio e Paolo Taviani, Claude Lanzmann, Francis Reusser, Wolf-Eckart Bühler e Pierre Rissient. Naturalmente ci sarà molto da scoprire, con tanti esordienti o emergenti tra i Cineasti del presente o Signs of Life.
La retrospettiva, uno dei punti di forza della kermesse, sarà dedicata a un regista americano il cui nome magari non è notissimo, ma ha inciso a fondo sul modo in cui ridiamo, che sia nel genere comico o nella commedia. Leo McCarey esordì a fine anni 20 e fu tra i creatori dell’indimenticabile coppia Stan Laurel e Oliver Hardy. Diresse il capolavoro La guerra lampo dei fratelli Marx, vinse due Oscar per L’orribile verità (nel quale consacrò Cary Grant) e La mia via. Di McCarey sarà, come è consuetudine per lanciare la personale, nella serata inaugurale a precedere Les beaux esprits di Vianney Lebasque, il cortometraggio Liberty del 1929, con accompagnamento musicale dal vivo – una prima per la Piazza. Una «comica» che tiene fede al titolo, anarchica e divertente, con Laurel e Hardy nei panni di due evasi che cercano di nascondersi su un grattacielo in costruzione.
Il concorso presenterà solo 15 titoli, contro i 18-20 usuali, per via di un’altra scelta fuori dai canoni. L’argentino La Flor di Mariano Llinàs dura quasi 14 ore, con la sua struttura a episodi che omaggiano ciascuno un genere o un periodo del cinema, e impone una riduzione nel numero dei concorrenti e una programmazione più complicata del solito.
La Svizzera è rappresentata da Glaubenberg di Thomas Imbach (I Was a Swiss banker, Mary Queen Of Scots), mentre l’Italia ha Menocchio di Alberto Fasulo (autore di Tir e Genitori). Se la giuria è presieduta dal regista cinese Jia Zhang-ke (Still Life) e comprende lo scrittore Emmanuel Carrère, i registi Tizza Covi e Sean Baker (The Florida Project) e l’attrice Isabella Ragonese, tra i favoriti ci sono anche il romeno Alice T di Radu Muntean (The Paper Will Be Blue) e Ray & Liz dell’inglese Richard Billingham.
Ancora in piazza Le vent tourne di Bettina Oberli, I Feel Good di Benoit Delépine e Gustave Kervern, The Equalizer 2 di Antoine Fuqua con Denzel Washington e Melissa Leo e due italo-svizzeri, le commedie L’ospite di Duccio Chiarini e Un nemico che ti vuole bene di Denis Rabaglia con Diego Abatantuono e Sandra Milo.