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In cartellone fino a dicembre.

www.schauspielhaus.ch/de/play/950-Buddenbrooks


Lo spendore, il declino e la rovina

I Buddenbrook, adattamento teatrale del capolavoro di Thomas Mann alla Schauspielhaus di Zurigo
/ 06.11.2017
di Marinella Polli

I Buddenbrook è certamente uno dei cardini della letteratura moderna. Un corposo romanzo, scritto da Thomas Mann nel 1901, dunque il suo primo, che offre svariate possibilità di lettura profondamente psicologiche della vita di una famiglia, di una dinastia, ma nel quale è anche possibile scorgere un’analogia fra quegli specifici avvenimenti tedeschi e il momento storico segnato da crisi finanziaria ed economica tuttora concernente quasi tutte le società occidentali. È uno dei romanzi più letti al mondo, un capolavoro, e un suo adattamento teatrale è raramente una buona notizia: è una questione di tempi e anche di spazi. È un’impresa già di per sé disperata concentrare in una pièce teatrale (pur di tre ore) la complessa e lunga storia attraverso ben quattro generazioni, lo splendore e la progressiva rovina o declino della ricca famiglia di Lubecca rappresentante del grande commercio anseatico, tra l’altro anche parabola della famiglia Mann. Anche se questa storia viene raccontata in scena da un Hanno adulto, l’ultimogenito dei Buddenbrook che adulto non è mai diventato.

Quest’opera di incommensurabile caratura letteraria è da sabato nel palinsesto della Schauspielhaus di Zurigo in un adattamento teatrale per la regia di Bastian Kraft e con la scenografia di Peter Baur (costumi di Sabin Fleck, musica di Arthur Fussy e Video di Jonas Link). L’allestimento è di un capolavoro letterario, dunque, proposto ad un pubblico non cinematografico, ma teatrale, che il romanzo di Mann l’ha di certo letto. Proposto, facendo un grande lavoro di tagli e potatura, anzi, di abbattimento con la sega elettrica, onnipresente anche in scena ad ogni grave colpo del destino subito dalla famiglia. È Hanno, si diceva, il membro debole e malinconico della famiglia, il bimbo artista che non mostra alcun interesse per gli affari, a ripercorrere in scena una cronaca fatta di colpi del fato, e di altri eventi più o meno contingenti. Inoltre di pecche caratteriali, di rapporti tra figli e genitori, mogli, mariti, parenti, vari membri della famiglia corrispondenti a vari modelli di personalità: l’operoso e il trasgressivo, il forte e il debole, l’inflessibile e l’indulgente, il desideroso di mantenersi fedele ai valori tradizionali e il ribelle. Ecco, in una riduzione teatrale, che opera a colpi di accetta per giunta sulle finezze, e sono quasi sempre le complessità, le pieghe profonde dei personaggi (minuziosamente caratterizzati da Mann e non certo caricature) a venir meno.

Ben configurato il personaggio di Thomas (ma lo si deve più all’ottima prestazione di Edmund Telgenkämper che al regista), qui ridotto, appunto, a caricatura Christian (Daniel Strässer), appiattite Tony (Henrike Johanna Jörissen) e sua madre, la moglie del console di seconda generazione (Susanne-Marie Wrager), grigia Gerda (Lena Schwarz), l’altra artista della famiglia e moglie di Thomas. Grandi e lunghi applausi per tutti, comunque, oltre che per i summenzionati anche per Claudius Körber (Hanno narrante), Jean-Pierre Cornu (console), Simon Benedikt (Hanno bambino), Matthias Neukirch nel doppio ruolo di Grünlich e Permaneder, i due mariti ripudiati di Tony.