Dove e quando
François Bonjour. All’essenza della materia. Must Gallery, Lugano. Fino al 17 maggio 2018. La galleria è visitabile su appuntamento. www.mustgallery.ch


L’intimo racconto dell’arte

Le opere più recenti di François Bonjour alla Must Gallery di Lugano
/ 07.05.2018
di Alessia Brughera

Ci sono opere d’arte che per essere comprese appieno presuppongono una lenta fruizione, un approccio quasi archeologico che permetta di far emergere, poco alla volta, ogni particolare necessario alla visione d’insieme. È proprio ciò che accade con i lavori di François Bonjour, quadri-oggetto dove ogni traccia va cercata, scoperta, ritrovata.

Le creazioni dell’artista, nato a Cham nel 1948 e ticinese d’adozione, ci inducono a osservarle con estrema attenzione, ci esortano a esplorarne ogni dettaglio, a soffermarci su ogni porzione varcando con lo sguardo i confini tra i vari elementi. Bonjour predispone accuratamente queste composizioni attraverso l’accostamento di materia, segno e immagine, rappresentando storie che mescolano echi della realtà alle suggestioni del suo universo visionario. 

Ciò che più caratterizza questi lavori è difatti la dimensione narrativa, capace di trasformarli in piccoli brani raccontati con i frammenti dell’esistenza. Non è un caso che proprio la carta e la scrittura abbiano spesso un ruolo di primo piano all’interno delle opere dell’artista.

Quanto anche negli esiti più recenti Bonjour abbia saputo mantenere viva la sua vena affabulatoria lo testimonia la rassegna allestita nelle sale della Must Gallery di Lugano, mostra che raccoglie una selezione di lavori realizzati dall’artista negli ultimi due anni.

Sono opere, queste, che se da una parte rivelano la continuità d’intenti che guida Bonjour sin dai suoi esordi, dall’altra manifestano la sua attitudine all’assidua sperimentazione e la sua capacità di rinnovarsi a ogni obiettivo conquistato. Per l’artista la meta è condizionata dal percorso attraverso cui vi si è arrivati e soprattutto dagli strumenti con cui vi si è giunti. Questi strumenti sono rimasti per lui sempre gli stessi perché fin da subito individuati come espressione più veritiera del suo intimo sentire. È infatti dagli anni Settanta che l’idea di aggregazione di diversi materiali governa gli allestimenti di Bonjour ponendosi come concentrazione di significati da sviscerare: nascono così opere che diventano veri e propri luoghi dove si dispiegano ricordi, esperienze e riflessioni. 

I materiali utilizzati da Bonjour non sono scarti rubati alla contingenza con l’intenzione di dar loro una nuova vita, sono piuttosto entità individuate per il loro potenziale evocativo. L’artista li sceglie con riguardo e li combina tra loro con estremo rigore creando misurati spazi tridimensionali che contengono memorie del passato e meditazioni sul presente. Fogli di carta, fili di spago, pagine di libro, brandelli di stoffa e pezzi di cera rossa, accostati al colore e all’irruenza del gesto che li altera, sono per l’artista elementi del mondo reale da trasfigurare in elementi del mondo interiore.

Sebbene il lavoro di Bonjour mostri una certa vicinanza ad alcune delle correnti che hanno segnato la storia (come il Dadaismo o l’Arte Povera, ad esempio) e che sono state sicuramente fondamentali per la crescita del linguaggio dell’artista, esso si sviluppa negli anni orientandosi verso una marcata individualità, sorretta dalla peculiarità dei mezzi e dalla spontaneità espressiva. 

Nelle opere presenti nella rassegna luganese, Bonjour sembra tendere a una maggiore essenzialità, a una dimensione minimalista in cui materia, segno e pigmento, ancora indissolubilmente fusi tra loro, danno vita a teatri della rievocazione armoniosamente meditati. L’artista struttura fitte associazioni, crea connessioni da interpretare muovendosi tra calcolo e casualità, tra gioco e regola.  

Più disciplinate nell’accostamento delle tracce deposte sulla superficie e ancor più nitide nei rapporti formali tra le parti, queste opere sono piccoli compendi dello stile di Bonjour, specchio della sua piena maturazione e dell’esigenza di comunicare il suo pensiero in maniera più esplicita. 

Vi troviamo ancora le tanto amate carte (spesso rari esemplari rinvenuti nei vecchi bauli del padre o recuperati durante i viaggi alla ricerca di nuovi materiali), lavorate delicatamente o aggredite con impeto dalla mano dell’artista, come avviene con la carta carbone, protagonista di diverse opere esposte in mostra, sfregiata con gesto irruente, fatta a brandelli e ricombinata poi in composizioni dall’impeccabile equilibrio. Vi troviamo la cera rossa, altro materiale molto caro a Bonjour, lasciata come grande blocco manipolato e scalfito o ridotta in piccole porzioni premute con forza sul supporto a suggellare inedite connessioni tra gli elementi. Vi troviamo ancora pagine stampate a fare da lirici sfondi, superfici trasparenti su cui si posa pacata la parola scritta e corde che percorrono l’opera tratteggiando itinerari da esplorare: impronte tangibili del pensiero dell’artista capaci di racchiudere con ironia e profondità il senso nascosto del reale e sollecitare un intimo colloquio con le memorie che ognuno di noi custodisce.