Dove e quando
Hamlet, regia di Barbara Frey, Zurigo Schauspielhaus. Fino al 1. novembre 2018. www.schauspielhaus.ch

Claudius Körber nei panni di Ofelia (Matthias Horn)


L’eterno dilemma di nuovo in scena

A Zurigo un interessante Amleto nell’allestimento di Barbara Frey
/ 24.09.2018
di Marinella Polli

La figura di Amleto, archetipica come rappresentazione dell’uomo nella sua complessa natura, ma altresì disegnata nella perfetta modernità dell’individuo in crisi di fronte al destino e alle proprie responsabilità, solo e in balia dei più svariati aspetti del suo carattere e prigioniero dei fantasmi del suo immaginario, ritorna alla Schauspielhaus in un allestimento della padrona di casa Barbara Frey. Un nuova produzione dell’ Amleto, dunque, la tragedia peraltro ripetutamente rappresentata in tutto il mondo, spesso anche stravolta più che reinterpretata o iperinterpretata, ma comunque sempre analizzata a fondo.

Anche questa lettura della Frey (versione in tedesco di Elisabeth Plessen) è un’ulteriore occasione per continuare a dibattere sui grandi temi cruciali quali vita e morte, giustizia e vendetta, verità e menzogna, senso dell’esistenza che continua a sfuggire a tutti gli uomini, potere o meno della volontà, malinconia e passività da un lato e avidità e tracotanza dall’altro, che sono poi i temi scespiriani per eccellenza.

Ribadendo l’estrema modernità della pièce, la regista, pur con tagli e cuciture, punta sul testo immenso, il solo a dipanare l’azione in tutta la sua forza, operando una quasi completa eliminazione di accessori scenici: rimangono solo alcune sedie e qualche tendaggio a comporre l’essenziale e buio spazio scenico creato da Bettina Meyer, con sipari che si aprono a caleidoscopio l’uno sull’altro quasi a ribadire la complessità di trama e struttura drammaturgica. Pure essenziali e perciò adeguati i costumi moderni disegnati da Esther Geremus, scuri per tutti tranne che per Ofelia, vestita di bianco; suggestivo e puntuale il light design di Rainer Küng, e giusto contrappunto al tetro di luoghi e situazioni le musiche di Inigo Giner Miranda eseguite dal vivo.

Il cast è stellare e vi campeggia il giovanissimo Jan Bülow nel ruolo del titolo fra malinconia, angoscia, rabbia e follia. Gli sono accanto, bravissimi, Markus Scheumann nel ruolo di Claudio, ma anche – scelta psicologicamente eloquente – dello spirito del padre di Amleto il quale, morto da due mesi, appare al figlio rivelandogli di essere stato assassinato da Claudio, Inga Busch nei panni di Gertrude, madre di Amleto e ora moglie del cognato Claudio succeduto al trono. Inoltre Gottfried Breitfuss nella parte di Polonio, ucciso per sbaglio da Amleto, nonché in altri ruoli minori, Edmund Telgenkämper nelle vesti di Orazio, amico di Amleto e fra i pochi a sopravvivere alla fine del dramma, ma anche di Rosenkranz, Benito Bause in quelle di Laerte e, lui pure, in altri ruoli minori, tra cui quello di Guldenstern. A proposito di Rosencranz e Guldenstern, sono ovviamente loro a regalare quei momenti comici che in Shakespeare non mancano mai.

Per il ruolo dell’infelice Ofelia, che impazzisce e annega più per disorientamento (e se ne potrebbe parlare per ore) che per pene d’amore, la Frey ha scelto Claudius Körber, dunque un attore e non un’attrice. Perché no, visto che anche lo stesso Amleto è già stato interpretato da donne, per esempio dalla straordinaria Angela Winkler, e son già passati vent’anni.

Applausi calorosissimi e interminabili alla fine dello spettacolo, per tutti ed in particolare per Barbara Frey alla sua ultima stagione alla Schauspielhaus.