Le infinite possibilità della visione

Grafica - Chiasso dedica una mostra alla poliedrica figura di Franco Grignani
/ 22.07.2019
di Alessia Brughera

Tra i più accaniti esploratori dei territori della percezione, Franco Grignani è stato un grande maestro della ricerca visiva del XX secolo. Sperimentatore, innovatore e precursore, ha lavorato come fotografo, grafico e pittore travasando da un ambito all’altro i frutti di un’assidua indagine sulla natura recondita delle forme. Ciò che ha contraddistinto il percorso dell’artista italiano, classe 1908, è stato difatti l’interesse per la dinamica della visione, per lo studio «della funzionalità ottica e mentale dell’immagine», come ebbe a sottolineare il critico Giulio Carlo Argan, con l’obiettivo di dare piena espressione alla sua esigenza comunicativa.

Abile nel fondere scienza ed estro, Grignani ha analizzato l’affascinante relazione tra ordine e caos, incrinando le simmetrie strutturali dello spazio per dar vita a composizioni che modificano e rigenerano le forme in un sottile equilibrio tra armonia e dissonanza. Proprio questo linguaggio basato su parametri visivi inediti è l’aspetto fondante della sua intera, sterminata produzione, che dalla ricerca fotografica, iniziata alla fine degli anni Venti del Novecento, passa per il graphic design, nel periodo del pieno sviluppo economico italiano, e per la pittura, in una continua compenetrazione di stimoli e risultati.

Sono stati gli studi di matematica a Pavia, città natale dell’artista, e quelli di architettura a Torino a conferire una peculiare impronta scientifica all’universo di Grignani, conducendolo verso un’arte che chiama in causa, prima di tutto, intelligenza e capacità interpretativa. Fondamentale per la maturazione del suo stile sono stati poi l’avvicinamento al Secondo Futurismo, che gli ha trasmesso l’esaltazione per il dinamismo e per le potenzialità della materia che muta nello spazio e nel tempo, così come le tante suggestioni assorbite a Milano (dove l’artista si è trasferito nel 1933), città culturalmente tra le più vivaci e aggiornate d’Europa. È qui che Grignani ha frequentato lo Studio Boggeri, è entrato in contatto con le ricerche di arte costruttivista e concreta dello svizzero Max Bill, ha conosciuto gli esiti del gruppo degli astrattisti lombardi e ha fatto propri i principi del Bauhaus grazie alla presenza del designer basilese Xanti Schawinsky.

Altrettanto importante deve essere stato anche quel corso di avvistamento aereo che durante il secondo conflitto mondiale l’artista è stato chiamato a organizzare, un’esperienza, questa, per molti aspetti rivelatrice.Grignani ha saputo rielaborare i molteplici impulsi ricevuti riuscendo a creare un lessico personale in cui l’armonia geometrica viene sempre sorretta dalla componente emozionale.

Dell’eterogenea produzione dell’artista rende conto la mostra allestita nelle sale del m.a.x. museo di Chiasso, una rassegna ricca di opere che spaziano dalle fotografie ai materiali legati alla grafica e alla comunicazione pubblicitaria, dai lavori pittorici agli oggetti di design, con lo scopo di documentare i tre grandi ambiti artistici e progettuali in cui Grignani si è cimentato.Il percorso espositivo parte dal Grignani fotografo. Un Grignani che da subito ha concepito lo strumento ottico in maniera non convenzionale. Già dagli anni Trenta, infatti, eccolo impegnato in fotomontaggi, doppie esposizioni e sovraimpressioni, per esplorare, come lui stesso aveva sottolineato, l’ambiguità dell’immagine fotografica, finanche la sua magia. «Entro nel labirinto delle tensioni, delle distorsioni. È in me il veleno del dinamismo», aveva dichiarato.

Attraverso la fotografia Grignani ha messo alla prova la visione in forma di illusione, di dubbio, e ne ha mostrato l’appartenenza a una dimensione sospesa tra realtà e mistero. Con le sue manipolazioni ottiche ottenute con gli espedienti più ingegnosi (tante e significative quelle esposte a Chiasso, datate anni Cinquanta), l’artista si è mosso sui limiti estremi della percezione visiva arrivando a rappresentare una spazialità virtuale.

Ecco poi il Grignani grafico, quello più conosciuto. Un Grignani duttile e creativo che in questo campo è riuscito a sintetizzare mirabilmente la vitalità di matrice futurista e le ricerche costruttiviste e astratte europee. La grafica è la disciplina in cui l’indagine sperimentale dell’artista si spoglia completamente dell’aspetto speculativo trovando la sua ragion d’essere nella necessità comunicativa. Anche in queste opere Grignani muove da una profonda ricognizione sulla visione: le sue composizioni sono il risultato di deformazioni, scissioni, torsioni e reiterazioni, di nuove prospettive e di arditi interventi sulla struttura dell’immagine. È ciò che emerge dai tanti lavori realizzati per la grande committenza, per cui Grignani disegna marchi e cura campagne pubblicitarie di prodotti diventando una delle figure principali del graphic design italiano. Basti pensare che già alla fine degli anni Cinquanta l’artista è stato un punto di riferimento per tantissimi giovani che sceglievano di fare pratica professionale nel suo studio milanese; tra questi molti provenivano proprio dalla Svizzera, freschi di diploma alla Kunstgewerbeschule di Zurigo o di Basilea.

Emblematiche, in mostra, le opere realizzate per i due committenti più importanti dell’artista, la Farmaceutica Dompé, con cui Grignani collabora per oltre un decennio in qualità di direttore artistico della rivista aziendale «Bellezze d’Italia», e l’industria tipografica Alfieri & Lacroix, con cui stringe un lungo sodalizio occupandosi della comunicazione visiva dal 1952 alla metà degli anni Settanta. Per entrambi i clienti Grignani concepisce una sconfinata gamma di soluzioni moderne ed esteticamente godibili, utilizzando stratagemmi percettivi che conquistano l’osservatore sul piano polisensoriale.

Infine, il Grignani pittore. Autore di oli, tempere e acrilici, ma anche di opere a metà tra dipinti e sculture, come le Psicoplastiche, in cui la sua ricerca penetra nel regno della fruizione estetica pura. Vicini, in parte, all’Optical Art, i lavori di Grignani sono esperimenti sui «fenomeni ottici rivelatori del mondo delle tensioni strutturali»: popolati da disgregazioni segniche, geometrie impossibili (il pensiero non può che andare a Escher), distorsioni reticolari, mobilità plastiche molecolari e dissolvenze scalari, essi racchiudono la razionalità del metodo e l’emotività del contenuto, piegando la geometria alle ragioni del sentimento.

Dove e quando
Franco Grignani (1908-1999). Polisensorialità fra arte, grafica e fotografia.
m.a.x. museo, Chiasso. Fino al 15 settembre 2019.
Orari: ma-do 10.00-12.00/14.00-18.00.
Chiusura estiva da lu 29.07 a lu 19.08 compresi.
www.centroculturalechiasso.ch