Le case degli editori

Una serie di ritratti di altrettante case editrici e delle loro sediin un libro della giornalista Cristina Taglietti
/ 27.05.2019
di Stefano Vassere

«La casa editrice Sellerio si trova al civico 50 di quella che, fino al 2016, è stata via Siracusa, una traversa di via Libertà, la strada principale di Palermo. Dal 2016 il tratto di strada si chiama via Elvira ed Enzo Sellerio ed è l’omaggio della città a un’impresa che si è imposta ben al di fuori di quei confini».

Un elemento di originalità nella serie di ritratti di case editrici italiane presentata nel libro della giornalista del «Corriere della Sera» Cristina Taglietti sta indubbiamente nel fatto che ognuna delle narrazioni relative prende avvio dalla descrizione delle sedi concrete delle imprese. Le si avvicina dalla strada, da strette o viali; poi si entra negli androni e si sale nell’ufficio di questo o quello, per poi scorrere, per questa via geografica e architettonica, l’intera storia dell’azienda. Se si ha fortuna, la concretezza di muri e locali ha un significato in sé e si può dire molto anche solo da questo semplice spunto; altrimenti ci si accontenta di quello che ci raccontano i direttori e i presidenti.

Per esempio, i Sellerio si trasferirono nell’attuale sede dopo il terremoto del Belice, prendendo in affitto un appartamento e un magazzino; poi, quando si separarono, a metà degli anni Ottanta, Enzo se ne andò ma solo un po’, e comprò casa, come Freddie Mercury e Mary Austin, sull’altro lato della strada. Altre geometrie hanno la sede storica dell’Einaudi di via Biancamano, nella parte di città dove Torino sembra qua e là Parigi; il complesso «pubblicitario» progettato da Oscar Niemeyer della Mondadori di Segrate; la nuova visionaria e piramidale sede della Feltrinelli nel quartiere di Porta Volta; gli spazi neopauperisti della NN a Porta Romana. Ma tutte le schede hanno un loro esordio canonico con la presentazione del contenitore: il Mulino è in «un palazzo patrizio dal fascino un po’ fané» e, ancora a Bologna, la Zanichelli sta in un edificio fascista e monumentale con molto marmo, che si incontra venendo dalla stazione e andando verso Piazza Maggiore.

Se le case delle case editrici ne determinino o meno i destini non è purtroppo dato di sapere nemmeno dopo avere letto per intero questo libro. Certo è che, all’opposto, se ne sa un po’ guardando dove queste imprese hanno scelto di abitare e che aspetto hanno deciso di dare ai loro spazi. È destino di raccolte come questa che qualcuno, a fronte della seppur rappresentativa rassegna, ne constati qualche lacuna, che è però di regola del tutto personale. Qui manca ad esempio la storica sede tradizionale della Marsilio, che sta in quella zona di Venezia che non è ancora Venezia o forse lo è in modo più obliquo e imprevedibile, dietro il parcheggio di Piazzale Roma. Cesare De Michelis è però citato un paio di volte nel libro: all’inizio per il ritorno eroico ed esemplare allo statuto di indipendente dopo una prima adesione al gruppo Mondadori-Rizzoli e verso la fine quando se ne ricorda un’antica stagione da pioniere a capo di un gruppo di giovani intellettuali fondatori.

Questo libro ha a priori un suo fascino di genere: raccontare di imprese di libri e figure di editori è sfida che parte subito con qualche agio. Come accade peraltro nella emozionante introduzione di Claudio Magris a Quante Venezie, molto «veneto» libro postumo di De Michelis appunto che, in libreria, capita di acquistare perché nell’elegante vestito della casa editrice Italo Svevo di Trieste è posto proprio accanto a questo qui di Cristina Taglietti.

«Ora mi mancano la sua intelligenza brusca e cordiale, il suo piglio sanguigno e generoso, in cui la fulminea comprensione delle cose e della loro sempre contraddittoria complessità si univa, in una straordinaria e rara miscela umana, a una pronta capacità di agire, di decidere, di intervenire e una magnanima solidarietà con gli altri».

Bibliografia
Cristina Taglietti, Risvolti di copertina. Viaggio in 14 case editrici italiane, Roma-Bari, Editori Laterza, 2019.