Per festeggiare il suo trentennale, l’Associazione Triangolo, che, com’è noto, si occupa del sostegno dei pazienti oncologici e dei loro famigliari, ha deciso di pubblicare un libro fotografico. L’autrice del libro, che ha lasciato al gruppo tutti i proventi delle vendite, è Fabiana «Fabi» Bassetti, fotografa di Bellinzona che in passato ha già frequentato, tra le molte attività, l’ambiente dei Rencontres de la photographie di Arles ed esposto alla Biblioteca Cantonale di Lugano.
Sempre nel volume, due firme di notevole spessore introducono il lavoro dell’autrice: la prima è quella del docente di Estetica presso l’Università statale di Milano, il filosofo Elio Franzini, che intitola il suo scritto La fotografia come sogno. La seconda, più nota alle nostre latitudini, è quella dello psichiatra, psicanalista e psicoterapeuta Graziano Martignoni, che prende il titolo poetico di Quando gli alberi erano un canto. Entrambi i contributi, oltre a presentare il lavoro della Bassetti, offrono una chiave di lettura assai approfondita della fotografia e dei suoi significati, configurandosi come veri e propri saggi sulla disciplina.
Uscito in questi giorni per i tipi delle Edizioni Pedrazzini di Locarno, Le arterie della vita ha, al suo centro, un unico soggetto: gli alberi. Non è indicato un luogo di ripresa, forse intendendo il bosco – dove presumiamo siano scattate queste immagini – come luogo simbolico, appartato dalla civiltà. Si tratta un libro composto da una successione di riprese di alberi spogli, in riferimento agli autunni e inverni della vita e in stretta connessione con il progetto nel suo complesso. Così poveri di vegetazione, senza frutti né foglie, i rami e le loro derivazioni hanno quel tipico segno grafico che non può non ricordare appunto il sistema circolatorio con le sue arterie e le sue vene via via più strette fino ai capillari.
Riprese per la maggior parte dal basso verso l’alto, le propaggini compongono il disegno che si staglia sullo sfondo neutro, come se si trattasse di un foglio bianco. Lo sguardo, soprattutto nelle prime pagine del libro, sembra quindi rivolgersi sempre al cielo, verso un qualcosa di superiore, sopra di noi. Altre immagini invece, che personalmente preferisco, sono perpendicolari al terreno e presentano porzioni di fusti avvolti in una leggera foschia, modulando interessanti prospettive e profondità.
È curioso come negli ultimi anni il tema dell’albero abbia una sorta di revival, senza dimenticare quegli autori ormai classici che se ne sono occupati, tra i quali il fotografo ceco Josef Sudek. Forse, in parte, il merito è di uno dei libri più belli usciti recentemente, ovvero il volume di Mitch Epstein sugli alberi della metropoli americana, New York Arbor, edito da Steidl nel 2013 – il quale rimanda, a sua volta, alla difficile sopravvivenza anche nelle nostre piccole cittadine di querce secolari, ippocastani, pioppi e tigli.
Come scritto con mirabile esattezza in entrambi i testi, sfogliando il libro di Fabiana Bassetti si rintraccia un percorso del ricordo, di riconciliazione e di ricerca che potrebbe essere idealmente quello compiuto dalla persona malata e dalla sua cerchia affettiva più stretta durante una malattia. In questo senso l’idea del bosco, luogo dove finalmente poter respirare a pieni polmoni, offre ancora, come afferma Elio Franzini, «un nucleo di possibilità e apertura verso un senso più profondo».
Ma il tema si presta anche, più prosaicamente, a molti ricordi e considerazioni di carattere storico, visto la centralità di questo elemento naturale all’interno della recente storia del Cantone. Vengono in mente lo sfruttamento sconsiderato del legname che tanto contribuiva alla violenza delle alluvioni dell’Ottocento e inizio Novecento – alcune delle quali il nostro Roberto Donetta in Val di Blenio riprese in più occasioni attraverso il conteggio dei danni – oppure le primissime immagini fotografiche che abbiamo della nostra regione, in cui ci sorprende il fatto che i pendii delle montagne siano così lisci e le montagne quasi calve. Laddove, oggi, viene combattuta un’altra battaglia, quella tra la vegetazione e le sempre più numerose e abbarbicate abitazioni di vacanza.