L’assurda parola di Ionesco

E.S.Teatro propone una rilettura della Lezione, mentre Sara Flaadt Camponovo rievoca Emile Kempin-Spyri e la sua storia di discriminazione femminile
/ 22.04.2019
di Giorgio Thoeni

Scorrendo l’elenco delle produzioni realizzate fino ad oggi da e.s.teatro emerge uno spiccato interesse per la rilettura della drammaturgia di repertorio, da quella più classica a quella contemporanea, con un occhio di riguardo per quella fetta di opere che richiedono necessariamente una prova d’attore e uno sguardo registico particolare. Tutto coincide con la personalità teatrale di Emanuele Santoro il quale, nel mettere in scena i suoi spettacoli, si cimenta contemporaneamente nel ruolo di regista, di interprete, di scenografo e tanto altro, talvolta correndo il rischio di penalizzare qualche voce a scapito di altre. D’altronde è regola per il teatro indipendente, laddove i sussidi non grondano (anzi) e le spese da sostenere non diminuiscono (anzi). Nonostante l’ambizione di fare le cose per bene talvolta però la partita risulta meno azzardata. Gli anni passano e si fa largo l’esperienza, si lascia spazio a quella maturità come un trofeo da esibire in pubblico.

A teatro, ovviamente. Come nel caso de La lezione di Eugène Ionesco che Santoro ha fatto debuttare al Foce di Lugano per poi portarla al Paravento di Locarno fino ad esaurirne le repliche nella sala del Cortile di Viganello. Il percorso coerente di un allestimento semplice e dignitoso per una sfida sull’opera del drammaturgo rumeno già sperimentata con successo nel 2015 con Le sedie. C’è da dire che senza le iniziative del nostro, di Ionesco ci sarebbe rimasto solo il ricordo della prestigiosa doppietta vista sul palco della palestra federale di Bellinzona quando, nel 1988, la rassegna Homo Ridens aveva invitato lo storico Théâtre de la Huchette parigino con gli originali allestimenti de La cantatrice chauve e La leçon. Per far rivivere la paradossale ascesa paranoica del professore, Santoro ha voluto per la sua lezione la partecipazione di Roberto Albin nel ruolo della governante (Mario o Maria dalla chiassosa parlata partenopea) affidando la parte della giovane allieva a Mara Crisci: l’acerbità ideale per quel climax di surreale comicità.

Lo stesso autore aveva definito il suo atto unico un dramma comico dove l’insegnamento viene letto come uno strumento del potere. Una logica che si trasforma in un progressivo e assurdo delirio fino al compimento dell’estremo sacrificio. Lasciandosi catturare dalla parola, Santoro ci offre una delle sue migliori prove d’attore in un’ora intensa appagata da meritati applausi.

Emilie, una battaglia al femminile

C’è tutto nelle note di regia. «C’è la sua storia. E ci sono le nostre. Suoni e immagini ce le fanno vivere e ri-vivere. Lei è Emilie Kempin-Spyri». È stata la prima donna a studiare diritto. Il progetto di Sara Flaadt Camponovo con la sua compagnia SuPerGiù è un lavoro in fieri che ha tutte le caratteristiche di uno spettacolo per immagini e sonorità ben amalgamate con una scrittura multimediale decisa nel racconto dell’infelice storia della prima giurista svizzera. Con il titolo Una Emilie Kempin-Spyri, tutte Emilie l’autrice e regista propone non solo le sofferte tappe della protagonista ma i segni di una discriminazione delle donne non ancora risolta. Brave e convincenti le Emilie di Lucia Donadio, Jasmin Mattei, Camilla Parini, Margherita Saltamacchia, Laura Zeolla, Margherita Coldesina e Roberta Fossile al debutto sul palco del Teatro Foce di Lugano.