Simon Deppierraz è un giovane artista svizzero nato a Morges nel 1984 che vive e lavora tra Losanna e Berlino e che ha già alle spalle diverse mostre in territorio elvetico e internazionale. Di recente ha partecipato ad alcune esposizioni collettive ticinesi che hanno incominciato a farne conoscere la peculiare ricerca anche nel nostro cantone. Tra queste si può citare la rassegna di arte pubblica organizzata la scorsa estate a Morcote, a cui Deppierraz ha preso parte con un intervento site-specific all’interno del Parco Scherrer incentrato sullo stretto rapporto tra opera e contesto.
In Ticino la prima mostra personale dell’artista è quella che la Galleria Daniele Agostini di Lugano gli dedica in questi giorni, una piccola ma significativa monografica che raccoglie lavori realizzati negli ultimi cinque anni, a documentare gli aspetti principali del suo linguaggio.
Nelle sculture e nelle installazioni di Deppierraz si possono trovare richiami a più correnti artistiche: dall’Arte Povera, da cui egli mutua l’impiego di materiali sia naturali sia industriali (legno, pietra, plexiglas, metallo) sfruttati nella loro espressività primaria e immediatezza sensoriale, all’arte minimalista, da cui derivano la riduzione della realtà a strutture geometriche elementari e l’enfasi posta sulla fisicità dell’opera, per arrivare, in alcuni lavori, all’Optical Art, da cui desume l’obiettivo di dare risalto ai puri valori visivi giocando con l’osservatore attraverso immagini che sembrano vibrare. Nessun riferimento, però, circoscrive l’artista in una precisa definizione, perché le sue opere mostrano, su tutto, un orientamento che, partendo da nessi e attinenze, riesce ad approdare a risultati distintivi.
Deppierraz è innanzitutto un artista-artigiano: è lui ad assemblare tutti gli elementi che costituiscono le sue creazioni. Ama la manualità e la precisione e non delega nulla ad altri. Frese, seghe circolari e levigatrici sono spesso sue compagne di lavoro, utilizzate in taluni casi in maniera così inedita che mai si penserebbe che le opere siano state realizzate con quegli strumenti.
Con materiali semplici (spesso legati alla sua vita privata, come le corde e i moschettoni che rimandano alla sua passione per le scalate in montagna) Deppierraz dà vita a installazioni dalla forte componente ludica che trasmettono il suo debole per la geometria e per la fisica, di cui si diverte a stuzzicare le leggi. Collocati in spazi aperti o all’interno di musei e gallerie, difatti, i suoi lavori ruotano spesso attorno al concetto di equilibrio, di tensione tra forze contrastanti.
In Deppierraz tutto è un gioco di incastri e di pesi che sospendono le opere in una «bilanciata instabilità». Esse ci appaiono come una sorta di esercizio, di esperimento dell’artista che sfida le regole della statica spingendosi fino al limite oltre il quale ci sarebbe la rottura, il crollo.
La ricerca di Deppierraz si concentra sulla gravità, sollevando questioni sull’idea di fragilità e di resistenza. Se l’approccio dell’artista è razionale e altamente scientifico, basato com’è sull’attenta analisi dei fenomeni fisici e ottici, è però altrettanto vero che le sue installazioni ci appaiono come proiettate in una dimensione quasi irreale, non priva di una certa poesia.
Deppierraz riconfigura così lo spazio, traccia nuovi percorsi visivi e focalizza l’attenzione sul valore fisico degli elementi. Alla base c’è sempre la volontà di stimolare la percezione e la sensazione di chi osserva creando affascinanti strutture, calibrate nei minimi dettagli, capaci di generare un senso di precarietà nel loro pur solido impianto compositivo.
Nella mostra di Lugano troviamo molti esempi di questo suo confrontarsi con il peso dei corpi materiali; ora è un sistema di corde, pulegge e moschettoni che sorregge un anello in acciaio in un delicato equilibrio; ora è un semplice elastico a tenere insieme un cilindro di legno e dei tubi di alluminio nella totale mancanza di saldature; ora sono alcune piccole rondelle di pietra calcarea incastrate tra due perni di ottone la cui stabilità è affidata al solo contrapporsi di forze.
Della serie intitolata Tools, interessanti sono un’opera del 2015, il cui reticolo dagli effetti optical è stato realizzato lavorando con la sega circolare il retro di una lastra di plexiglas, e un disegno del 2018, eseguito dall’artista inchiostrando il disco di una levigatrice e applicandolo poi su carta giapponese.
Particolarmente significativi del-l’attrattiva di Deppierraz per le leggi della fisica e per le illusioni ottiche sono Effetto Casimir, un’opera costituita da quattro lastre di granito unite tra loro da una cinghia che si ispira al fenomeno teorizzato da Hendrik Casimir riguardante l’energia del vuoto, e Illusione di Hering, rielaborazione in legno, acciaio ed elastici della famosa immagine creata dal fisiologo tedesco Ewald Hering che distorce la percezione di due linee perfettamente rette facendole apparire curve.
Tra giochi di forze e sottili equilibri, tra illusioni e paradossi, Deppierraz con il suo lavoro non fa altro che investigare con ironia e provocazione le contraddizioni della condizione dell’essere umano, da sempre spinto verso quell’esile margine tra resistenza e precarietà.