Firenze, 1348. Per sfuggire all’epidemia di peste che sta devastando la città, sette donne e tre uomini si trasferiscono in campagna, in una villa circondata dalla natura e da una pace incontrastata. Per combattere la noia del ritiro forzato e per tenere lontani i cattivi pensieri, i giovani decidono che, a turno, racconteranno ciascuno una storia ispirandosi ogni volta a un tema differente.
Firenze, 2020. Quasi sette secoli dopo la vicenda narrata da Giovanni Boccaccio nel suo Decameron, la Galleria degli Uffizi, svuotata a causa dell’emergenza Coronavirus delle centinaia di visitatori che quotidianamente affollano le sue sale, diventa un rifugio virtuale dove moderni cantastorie illustrano la meraviglia dell’arte. Prendendo proprio spunto dall’opera letteraria dello scrittore e poeta toscano, la campagna social #UffiziDecameron crea una sorta di luogo ameno internettiano, narrando, esattamente come faceva la brigata boccaccesca, una «novella» al giorno per trovare un po’ di conforto in tempi di grande inquietudine. Il direttore, i curatori, i restauratori e gli storici dell’arte di uno dei musei più conosciuti al mondo ci fanno scoprire così le opere custodite nella Galleria delle Statue e delle Pitture, a Palazzo Pitti e nel Giardino di Boboli attraverso storie, foto e video postati sui canali ufficiali dell’istituzione.
È questa un’iniziativa tra le più riuscite e apprezzate (a dimostrarlo sono i dati della pagina Facebook degli Uffizi, in poche ore visitata da decine di migliaia di follower) che nell’Italia costretta all’isolamento hanno preso vita per fare dell’arte, e più in generale della cultura, un baluardo dell’opposizione alla paura e alla solitudine.
L’arte, dunque, resiste. Perché mai come in questi momenti di estremo disorientamento diventa indispensabile non smarrire il senso della bellezza. E se restare chiusi in casa non è facile come pensavamo, vero è che abbiamo la fortuna di vivere in un’epoca in cui la tecnologia è altamente sviluppata, un’era in cui il confine tra l’esperienza virtuale e quella fisica è sempre più fluido e indistinto. Il pericolo legato alla diffusione del Covid-19 ci sta togliendo sì la libertà del corpo ma ci sta offrendo un modo diverso di fruire la realtà. Un concetto, questo, che hanno capito bene molti musei, pronti a sopravvivere anche al di fuori delle proprie mura. Ecco allora che, con gallerie chiuse, mostre procrastinate e fiere rimandate, arte, cultura e bellezza vengono «consegnate a domicilio» con iniziative interessanti e creative per mutare la reclusione obbligata in un arricchimento per lo spirito.
In prima fila ci sono proprio le istituzioni museali italiane (chiuse già da parecchi giorni e fino al 3 aprile, poi si vedrà), che si stanno letteralmente reinventando sui siti e sui social, intensificando la loro programmazione con approfondimenti, contenuti video, rubriche e attività quotidiane.
A Milano, ad esempio, la Pinacoteca di Brera, che non aveva chiuso i battenti nemmeno durante la guerra, propone il contributo giornaliero «Appunti per una resistenza culturale», un diario di bordo in cui i membri dello staff raccontano i lavori esposti o rivelano alcuni aspetti tecnici del funzionamento del museo, mentre il direttore incontra i visitatori digitali leggendo alcuni passi tratti da opere letterarie e libri per ragazzi appartenenti alla preziosa Biblioteca braidense.
Un altro simbolo della cultura meneghina, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, promuove un progetto analogo con il proprio hashtag #storieaportechiuse che sulle pagine Facebook, Instagram e Twitter ci parla della collezione, avvia laboratori interattivi e svela i dietro le quinte con pillole video, immagini e documenti inediti.
A rompere l’isolamento sul sito e sui social è anche il Museo Egizio di Torino che ci offre non solo la possibilità di visitare virtualmente le sue sale ristrutturate ma ci invita anche a conoscere l’affascinante storia della civiltà egizia, con i suoi rituali e i suoi misteri, attraverso videotour in compagnia del direttore nonché riprese fatte a casa dai dipendenti del museo in cui vengono spiegate le antiche tecniche egiziane con esperimenti e simulazioni.
Rigorosamente dalle proprie abitazioni, anche lo staff e i tirocinanti della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia intrattengono i follower con video dedicati agli artisti e alle opere presenti nelle sale e con aneddoti sulla vita della grande collezionista e mecenate statunitense. Il museo ha inoltre preparato qualche Art Quiz per sfidare gli utenti più curiosi che si vogliono mettere alla prova sulle proprie conoscenze artistiche.
Tornando, sempre virtualmente, a Firenze, i Musei Civici della città aderiscono alla campagna social #museichiusimuseiaperti postando «Udienze con personaggi storici», dirette interattive con figure in costume, e piccoli workshop video per stimolare la creatività dei più piccoli. On line sarà anche possibile fare una visita guidata a porte chiuse alla grande mostra antologica di Allan Kaprow allestita negli spazi del Museo Novecento, per scoprire l’intensa carriera di questo artista padre degli Environments e degli Happenings.
Come in Italia e in Canton Ticino, anche nel resto del mondo molti musei hanno annunciato la chiusura. Quelli newyorchesi – tra cui Metropolitan, MOMA e Guggenheim – il Louvre di Parigi o, ancora, il Prado di Madrid, non fruibile al pubblico per la prima volta dalla Guerra Civile. I capolavori custoditi in queste gallerie possono essere ammirati attraverso visite virtuali e video messi a disposizione dalle istituzioni stesse sui propri canali o, spesso, anche sulla piattaforma Google Arts and Culture, che raccoglie le immagini ad alta definizione delle opere esposte in tanti dei più prestigiosi musei internazionali.
Allora non rinunciamo alla bellezza, adesso più che mai. Aspettando il momento in cui potremo tornare a guardare negli occhi la meraviglia dell’arte.