«A volte facciamo le badanti perché badare a qualcuno è l’unica cosa che sappiamo fare, altre volte perché ci dà libertà, altre volte perché è un bel mestiere, che anche le donne come voi un giorno faranno. Lo facciamo a volte perché ci dà anche la casa». (da Nataša prende il bus, Iulja, p.53).
Storie di badanti, storie di vita, mondi lontani, ma al contempo molto vicini a noi. Questo è l’universo entro il quale si muove Sara Rossi Guidicelli, di Ponto Valentino, che con estrema sensibilità e talento narrativo ha raccontato le tante storie di donne venute dall’Est per curare le madri di figlie che non lo possono più fare: dove le figlie non arrivano, giungono le badanti. Nataša prende il bus è il titolo dell’esordio narrativo della giornalista Rossi Guidicelli: un racconto corale, impreziosito dalle illustrazioni di Chiara Fioroni, tante le protagoniste, e diverse tra loro, unite da un mestiere, che diventa sempre più uno stato d’essere. Un libro femminile, in cui ogni donna si impossessa dei singoli capitoli e attraverso la penna dell’autrice si racconta riuscendo a trasmetterci persino le cadenze e le inflessioni tipiche delle lingue dell’Est.
Il libro per l’autrice nasce «da lontano». L’idea di raccontare che dietro a un nome, badante appunto, ci sia un cuore che batte e un’anima che vive, prende piede nella mente di Sara Rossi Guidicelli a Livorno: «Vivevo lì ed è stata la prima volta in cui ho preso coscienza del mestiere delle badanti. Mi aveva colpito moltissimo un volume sul lavoro di cura delle badanti: è un mestiere particolare, se ti arriva in casa un idraulico, per esempio, non devi chiedere nulla della sua vita, basta parlare del lavoro da svolgere. Per la badante invece è molto diverso perché lei vive a casa con il suo datore di lavoro, e non ha una famiglia da cui torna a casa la sera o la mattina dopo il lavoro. Quello che la contraddistingue è forse proprio questa solitudine, questa forza di lasciare il suo paese per venire qui e trovarsi in un’altra famiglia».
Dopo gli studi Sara torna in Ticino e inizia la sua carriera di giornalista, qui incontra di nuovo le badanti. «Una volta mi è capitato di intervistare per lavoro una signora che fa questo mestiere e mi ha detto una frase che mi ha colpita molto: “sono contenta che mi chiedi di me perché nessuno mai ci chiede chi siamo, da dove veniamo e chi ci aspetta a casa nostra. Al massimo ci chiedono come sta la Signora. Noi non siamo badanti e basta”. Lì mi sono accorta che non bastava un articolo di giornale per sconfiggere questo tipo di mentalità. Quindi ho pensato di chiedere aiuto alla cultura: avevo appena visto uno spettacolo di Ioana Butu, attrice rumena diplomata alla scuola Dimitri che vive in Ticino. Lei ha un lievissimo e preciso accento rumeno che poteva dar voce alle storie che avrei scritto… l’ho contattata, le ho chiesto di collaborare, e così ne è nato un testo teatrale».
Chi sono le badanti del libro? «Sono tutte donne, ho fatto la scelta di andare a incontrare solo quelle provenienti dell’est Europa per limitare il campo. Ho cominciato con Silvia, che mi ha poi proposto diverse sue amiche. Sono persone, molto diverse l’una dall’altra, che hanno in comune solo il fatto che un giorno hanno preso il bus». Come Nataša, la prima protagonista, che dà il titolo al volume.
Inoltrandosi nella lettura si scopre che, intrecciate alle loro storie, ci sono quelle delle famiglie che ne chiedono l’aiuto. La voce viene data anche alla controparte, in maniera fluida e sincera. «Questo è stato il passo successivo, dal testo teatrale al libro. È sorta l’esigenza di parlare anche dell’altra parte, delle famiglie dove le badanti vanno a lavorare. Come due persone che ballano il tango, hanno bisogno di trovare un equilibrio perfetto, in cui uno si appoggia all’altro, se l’equilibrio non si trova, non funziona. Quindi è importantissimo sapere chi sorregge la badante e come è sorretta».
Sono voci importanti, che permettono alla coralità di essere più completa, autentica, e di disegnare un fenomeno che ci riguarda sempre di più e che continua a fare parte della stretta attualità. Quello che riportano spesso le badanti, oltre al fatto di non essere considerate nel contesto delle loro storie, o del loro essere donne, sono spesso le condizioni di lavoro che non prendono in considerazione il fatto che spesso la loro è un’occupazione di 24 ore su 24. È di qualche giorno fa la notizia secondo la quale la SECO (Segreteria di Stato dell’economia) ha messo a disposizione sul suo sito un documento modello per la redazione dei contratti normali di lavoro (CNL) cantonali nel settore dell’assistenza domestica. Il documento contiene per l’appunto prescrizioni sulle condizioni di lavoro per chi presta un’assistenza di economia domestica di 24 ore su 24 a persone debilitate. Si tratta di una pubblicazione che si rivolge alle persone bisognose di assistenza ma anche ai loro famigliari e ai lavoratori, ed è un passo molto importante e concreto per tutelare il mestiere delle badanti, donne la cui voce si fa sentire in maniera delicata e potente e si fa portavoce di un movimento – il noi utilizzato dall’autrice – anche nelle storie raccontate con poesia da Sara Rossi Guidicelli.
Bibliografia
Sara Rossi Guidicelli, Nataša prende il bus – storie di badanti, di madri e di figlie, pref. di Daniele Finzi Pasca, Ulivo Edizioni, 2018. Per novembre 2018 è previsto uno spettacolo teatrale prodotto dal Sociale di Bellinzona, con la regia di Laura Curino.