Dove e quando
Adriano Pitschen «Forme presenti». Museo Villa Pia, Porza. Fino al 14 ottobre 2018. Orari: ma 10.00-18.00, do 14.00-18.00. www.fondazionelindenberg.org

Adriano Pitschen, Composizione luminosa piena, 2012


La vitalità delle forme

Il Museo Villa Pia a Porza dedica una mostra alla produzione più recente di Adriano Pitschen
/ 01.10.2018
di Alessia Brughera

Sono trascorsi otto anni dalla mostra personale che il Museo d’arte di Mendrisio ha dedicato ad Adriano Pitschen. Nessun’altra esposizione del pittore luganese ha avuto luogo dal 2010, non certo perché siano mancate le occasioni ma piuttosto per un’esigenza dell’artista stesso, che da sempre procede nel suo lavoro con minuziosa gradualità, requisito assolutamente indispensabile all’elaborazione e allo sviluppo del suo linguaggio.

Solo adesso, per lui, è arrivato il momento di proporre gli esiti maturati in questo lasso di tempo, che vanno a costituire una nuova tappa del suo percorso contrassegnato fin dagli esordi da un alto grado di consapevolezza e da una costanza d’intenti che appartiene davvero solo a pochi artisti.

Le opere più recenti di Pitschen – tra dipinti a olio, pastelli, acquarelli e incisioni – sono raccolte nelle sale del Museo Villa Pia, in quella che per la sede espositiva di Porza è la prima rassegna intitolata a un pittore. La scelta di presentare i lavori di questo artista trova la sua ragion d’essere nelle affinità con la pratica di Erich Lindenberg, nome a cui Villa Pia è strettamente legata in quanto luogo deputato allo studio del suo lascito attraverso una Fondazione. Ad accomunare le due figure, seppur aperte a differenti suggestioni (provenienti per Pitschen principalmente dall’ambito francese e per Lindenberg dall’arte nordica), è l’estrema cura della composizione pittorica che avviene per mezzo della meticolosa trattazione della superficie. È per entrambi una sorta di dedizione senza riserve per l’atto del dipingere, sorretto dalla ricerca dell’armonia di tutti gli elementi in gioco e volto a creare opere in cui lo spazio vive di eleganti equilibri e la luce emerge dagli accostamenti cromatici e dalla modulazione delle forme.

Benché a fare da spartiacque sia la mostra mendrisiense, tra i lavori di Pitschen esposti a Porza troviamo un pastello datato 1994 dal titolo Composizione solare, scelto a testimonianza di come la pittura dell’artista si muova da decenni in una precisa direzione, esplorando con persistenza i medesimi principi: in quest’opera, difatti, si scorgono già quelle sagome tondeggianti ridotte all’essenziale, qui ancora dai contorni poco definiti e ottenute lasciando scoperta la superficie del foglio, che sono la componente chiave del suo discorso pittorico.

Complici i numerosi soggiorni a Parigi, Pitschen guarda fin dagli anni Settanta ai maestri francesi, Chardin su tutti, considerato lo «scienziato del colore e dell’armonia», ma anche Corot, Bonnard e Cézanne, per trarre preziosi insegnamenti dalle loro opere. L’artista riconosce fin da subito nei profili mutuati dal cerchio, tanto cari proprio a Chardin, il mezzo più efficace per riflettere sul rapporto tra spazio e forma. Pitschen arriva così a cogliere la realtà che lo circonda nella sua dimensione curvilinea, a estrapolare l’elemento circolare per trasfigurarlo in puro costituente compositivo: «Ho iniziato dagli oggetti persistentemente presenti davanti a noi e che tocchiamo spesso, come ad esempio un bicchiere o una ciotola; si è trattato di sentirli non più legati alla loro funzione, ma come potenziali assoluti che possono divenire forme neutre», afferma.

Ecco allora che nelle tele di Pitschen si attua un vero e proprio passaggio dall’oggetto alla forma, una traduzione del dato reale in un dato mentale: corpi sferici variamente interpretabili come ovuli, bolle, cellule, molecole e così via, a richiamare sempre un’idea di origine, di principio, abitano i lavori dell’artista affiorando dall’estensione monocromatica per accostarsi l’uno all’altro in misurate cadenze.

Nelle opere esposte a Porza il controllo che Pitschen attua su ogni elemento del dipinto si fa ancora più evidente; frutto di un’intuizione continua, è un controllo che conduce l’artista a «ripercorrere millimetricamente lo spazio in cui tutto deve divenire pregnante e presente».

Se prima le piccole forme curvilinee fluttuavano più liberamente sulla tela, nei dipinti degli ultimi anni generano ritmi più serrati e ordinati, fuse come sono da un’energia sottile da cui emerge rafforzato l’equilibrio delle dinamiche interne alla superficie pittorica. Pitschen sembra procedere per sottrazione, giungendo a un’immediatezza e a una semplicità che rendono manifesto l’accurato lavoro di sintesi maturato nel tempo attraverso la capacità di sfruttare al massimo le potenzialità del colore e della luce. Il fondo e la forma interagiscono tra loro fin quasi a divenire una cosa sola, le tinte si fanno compatte e decise, la materia diviene leggera e lo spazio armonioso.

In queste tele in cui la lentezza e la cura nel dipingere permettono di penetrare nelle trame della pittura stessa, dinamismo e vibrazione coesistono con essenzialità e rigore, dando modo a Pitschen di «cercare di ottenere delle opere che abbiano in superficie tutto ciò che deve esserci: piena luce e potenziale cromatico assoluto, per tentare continuamente di giungere a delle immagini che possano vivere per conto loro».