Dove e quando
Das Wunder im Schnee. Pieter Bruegel der Alte, Winterthur, Sammlung Oskar Reinhart (Haldenstrasse 95). Orari: ma-do 10.00-17.00; me 10.00-20.00; lu chiuso. Fino al 1. marzo 2020. roemerholz.ch


La prima neve

A Winterthur una mostra incentrata sull’Adorazione dei magi nella neve di Pieter Bruegel il Vecchio
/ 23.12.2019
di Emanuela Burgazzoli

Avvicinandosi a questa piccola tavola si viene catturati immediatamente dal biancore della neve scesa sul villaggio, e dal contrasto con la gamma di marroni, ocra, rossi e grigi con cui sono dipinti le case e gli abitanti del paese che, osservando più da vicino, sembra di vedere intirizziti da un freddo che deve essere estremo e affrettarsi a ritrovare la strada verso le case riscaldate. Lo sguardo desideroso in cerca di dettagli resta però impigliato nei fiocchi di neve che cadono copiosi, come una lieve trama stesa sulla superficie del dipinto, eppure talmente reale da poterne percepire la silenziosa caduta. Sembrerebbe un giorno d’inverno qualunque in un villaggio fiammingo del secondo Cinquecento.

Eppure c’è qualcosa che attira l’attenzione; in alto a destra un edificio gotico quasi in rovina; una ruota di carro esattamente posta al centro del dipinto (elementi altamente simbolici per il pubblico dell’epoca); e un bambino che scivola sul ghiaccio sorvegliato dalla madre, l’unico a divertirsi in questa gelida giornata. Poi seguendo un’immaginaria diagonale si scende in basso a sinistra, dove le tonalità si fanno più calde e si scorge una figura inginocchiata; si scoprono allora altre figure nella penombra di una capanna, fra queste una donna che tiene in braccio un bambino. Ecco il vero significato del dipinto: l’evento della nascita di Cristo. Tutto questo in 35 centimetri per 55.

Così Pieter Bruegel (detto il Vecchio, per distinguerlo dal figlio, Pieter Bruegel il Giovane) reinterpreta un soggetto classico dell’arte attualizzandolo e ambientandolo nella società fiamminga del XVI secolo. Già questo basterebbe a farne un dipinto straordinario, ma l’Adorazione dei magi nella neve, oltre a essere il più antico paesaggio invernale dipinto da Bruegel nel 1563 (probabilmente su commissione), è anche l’atto di nascita di un nuovo genere pittorico, che avrà numerosi epigoni. Infine si tratta della prima nevicata dipinta su tavola nella storia dell’arte; un fenomeno meteorologico ritenuto impossibile da dipingere, se si esclude un celebre affresco di Ambrogio Lorenzetti a Siena risalente al 1338-39. Una nevicata che il maestro fiammingo aveva aggiunto all’ultimo momento alla scena, frutto di un’attenta pianificazione, come dimostra lo studio delle copie (alcune di queste in mostra), dei disegni preparatori e delle stesure rivelate dalle ultime analisi del dipinto. In mostra insieme a copie e dipinti di epigoni e rare incisioni, si dà una chiara visione dell’importanza delle vedute invernali in questo maestro fiammingo, nato attorno al 1530 nel Brabante settentrionale. Bruegel si forma ad Antwerpen, dove intraprende una fortunata carriera come disegnatore e incisore, tanto da potersi dedicare interamente alla pittura dal 1562 e l’anno dopo trasferirsi a Bruxelles, città in cui muore nel 1569.

I paesaggi invernali, sia dipinti sia incisi – il primo, ambientato ad Antwerpen, risale al 1558 – riscuotono grande successo, già fra i contemporanei del pittore; ventisei delle trentasei copie catalogate dell’Adorazione sono state realizzate dal figlio, Bruegel il Giovane. Pur restando fedeli all’originale, non ne possiedono però la stessa qualità pittorica, né il raffinato realismo dei dettagli, né il tocco in grado di definire con pochi tratti un volto o un corpo; impossibile infine riprodurre quella regia cromatica che crea un sapiente equilibrio.

Al di là poi del significato teologico – che nell’Adorazione è da mettere in relazione al movimento riformista della Devotio moderna, come ci conferma Kerstin Richter, direttrice del museo – i paesaggi invernali documentano sia i cambiamenti climatici, in particolare i rigidi inverni determinati dalla così detta «piccola era glaciale», sia i mutamenti sociali in atto; la neve democraticamente accoglieva tutti, paesani e borghesi, accomunati dallo svago di attività invernali, come il pattinare sul ghiaccio.

In questo senso forse il vero protagonista dei dipinti di Breugel è proprio il paesaggio che arricchisce di nuovi motivi dopo un viaggio in Italia, e in cui è capace di riunire l’idea di infinito – fatto di linee che si perdono all’orizzonte come nel celebre I cacciatori nella neve – con quella di un realismo estremo, che la neve non fa che accentuare, come nel caso dell’infanticidio ne La strage degli innocenti, di cui è esposta una copia. Il paesaggio cela sempre nel pittore fiammingo un dettaglio rivelatore, come nell’altra famosa tavola dei Pattinatori con trappole per uccelli, in cui queste ultime, insieme all’onnipresente ghiaccio, diventano monito per ricordare la fragilità della vita, anche quando se ne celebrano le gioie.

Associato spesso al conterraneo Bosch, che cita esplicitamente (come nelle sua versione delle Tentazioni di Sant’Antonio), Bruegel diventerà fonte di ispirazione per molti artisti, fino ai pittori della scuola di Barbizon nell’Ottocento. Nel primo Novecento il Belgio, in cerca di una nuova identità, ne fa il pittore nazionale per eccellenza. Quanto all’Adorazione, dipinta sulla sottile tavola di un albero proveniente dal Baltico, come attestano le ultime analisi dendrocronologiche, finisce nel 1930 alla galleria Cassirer dove sarà comprato quasi per caso da un Oskar Reinhart caduto, come scriveva in quegli anni al fratello, sotto l’incantesimo della pittura fiamminga e di questo autentico miracolo pittorico.