Dove e quando
Fernando Bordoni. Tracce dell’(in)visibile. Museo Villa dei Cedri, Bellinzona. Fino al 3 febbraio 2019. Orari: da me a ve 14.00-18.00; sa, do e festivi 10.00-18.00; lu e ma chiuso. www.villacedri.ch

Fernando Bordoni, TM-05.06/III, 2006 (Villa dei Cedri, Bellinzona, donazione dell’artista 2015 foto R. Pellegrini © Museo Villa dei Cedri, Bellinzona)

Fernando Bordoni, A-4.86 B, 1986 (Villa dei Cedri, Bellinzona, donazione dell'artista 2015, foto R. Pellegrini © Museo Villa dei Cedri, Bellinzona)


La poetica razionalità dell’arte

Il Museo Villa dei Cedri a Bellinzona dedica una retrospettiva a Fernando Bordoni
/ 14.01.2019
di Alessia Brughera

Il fatto che il pittore ticinese Fernando Bordoni appartenga a quel novero di artisti il cui lavoro non è stato adeguatamente approfondito dalla critica della seconda metà del Novecento, in particolare da quella degli anni Sessanta e Settanta, è già di per sé indizio evidente di quanto la sua indagine abbia saputo percorrere una traiettoria atipica, distante dagli orientamenti egemoni del periodo e quindi dagli esiti più considerati e investigati dal mondo dell’arte del nostro cantone. Se è corretto classificarlo tra gli esponenti della corrente astratta geometrica, Bordoni, nato a Mendrisio nel 1937, non ha però condiviso le ricerche che su questo versante erano in atto in Ticino in quegli anni, sia quelle ispirate dal gruppo comasco, artefice di un astrattismo più idealista dall’anima italiana, sia quelle influenzate dai concretisti zurighesi, fautori di un linguaggio più razionale dal carattere svizzero.

A rendere peculiare la produzione di Bordoni è stata la sua capacità di guardare con occhio attento le tendenze artistiche del panorama internazionale, tendenze con cui viene a contatto durante i suoi numerosi viaggi all’estero, soprattutto nella fervida Londra, dove le opere di maestri quali Francis Bacon e Henry Moore alimentano con vigore la sua creatività.

Scrutatore accanito, spirito ricettivo e mente curiosa, dopo i soggiorni alla ricerca di nuovi stimoli Bordoni ha sempre fatto ritorno nel suo Ticino per rielaborare in chiave personale le esperienze acquisite. È difatti nel suo atelier di Lugano che tutti gli impulsi raccolti vengono ripresi e impiegati dall’artista come elementi per formulare una cifra stilistica in continua evoluzione e maturare nel tempo un’espressione misurata e autentica, un astrattismo non a torto definito da molti lirico, che fa del raffinato accostamento del segno e del colore il suo punto di forza.

Il cammino fecondo di Bordoni, contrassegnato da uno studio assiduo fatto di approdi, nuovi inizi, recuperi e approfondimenti nell’intero arco del suo sviluppo, viene testimoniato dalla mostra allestita nelle sale espositive di Villa dei Cedri a Bellinzona, prima retrospettiva che un istituto museale dedica al pittore ticinese. La rassegna, che ben documenta la produzione di Bordoni dagli esordi braidensi ai lavori più recenti, prende vita dal prezioso fondo di oltre centotrenta opere di proprietà del museo da cui sono stati selezionati per l’occasione i dipinti e le carte che meglio potevano raccontare il processo creativo dell’artista. Tale fondo è un importante nucleo incrementato nel corso degli anni, nato da una prima donazione che il pittore fa nel 1997 a Villa dei Cedri e arricchito poi dalle molteplici acquisizioni museali e da un secondo ampio lascito di Bordoni costituito da un centinaio di pezzi.

Ad accoglierci all’inizio del percorso sono le opere della formazione all’Accademia di Brera e quelle realizzate nei primi anni Sessanta, quando, a contatto con la scena artistica del capoluogo lombardo, Bordoni si avvicina alle suggestioni della corrente informale. Alcuni lavori documentano anche l’interesse che nello stesso periodo il pittore mostra nei confronti di alcune figure chiave dell’arte anglosassone e americana: Omaggio a Gor, del 1961, ad esempio, è un tributo all’artista Arshile Gorky e alla sua potente resa del segno che definisce e astrae la figura umana e le forme del naturale. La fascinazione per la Pop Art, poi, movimento di cui Bordoni in ambito ticinese è stato uno dei pionieri nel sondare le potenzialità, emerge da opere quali TV-TS 50, del 1969, un acrilico dalle tinte effervescenti che strizza l’occhio alla società consumistica.

Di seguito è la volta dei lavori che rivelano il graduale accostamento di Bordoni all’astrazione geometrica, un processo che, partito negli anni Settanta con le sperimentazioni legate alle impronte degli pneumatici, ha trovato nei decenni a seguire un’espressività sempre più incisiva e sofisticata. Ecco allora che dai primi studi sulle tracce dei copertoni d’automobile, l’artista avvia una ricerca basata sull’esplorazione dei valori formali della geometria. Nelle sue opere incomincia a comparire con insistenza una griglia che stabilisce le coordinate spaziali su cui intervenire.

Il reticolo, talvolta evidente, più spesso appena riconoscibile, è ordine, razionalità, armonia: la superficie scrupolosamente suddivisa diviene per Bordoni il luogo su cui depositare il suo calibrato repertorio di segni e di colori. La disciplina di un impianto vincolante si fonde così con la freschezza del segno vibrante e con il vitalismo cromatico. È su questa onnipresente trama che Bordoni evolve il suo universo creativo. Dapprima si incontrano gli alfabeti degli anni Ottanta e Novanta, eleganti calligrafie attraverso cui l’artista riflette sulla pura qualità formale ed estetica delle lettere, poi le serie di dittici pittorici dei primi anni Duemila, composizioni di tratti curvilinei che si dispongono in accostamenti multiformi, infine le opere più recenti, caratterizzate da una maggiore essenzialità e da una rinnovata tavolozza che si avvale della preziosità dell’oro e del candore del bianco per generare inediti giochi di percezione, sempre sospesi tra il rigore della ragione e la libertà dell’istinto e dell’emozione.