«Portiamo i nostri contadini a esercitarsi sui libri invece che con la baionetta! Reclutiamo, istruiamo, intratteniamo garantendo loro una paga, sotto un alto comando qualificato, degli eserciti di pensatori, invece che degli eserciti di assassini».
Lina Bolzoni ha insegnato letteratura italiana nella Scuola Normale Superiore di Pisa e nella New York University. Questo suo ultimo libro si intitola Una meravigliosa solitudine. L’arte di leggere nell’Europa moderna e ci racconta le esperienze di lettura di figure fondanti della letteratura italiana ed europea sulla soglia della modernità, con un’appendice dedicata a un prezioso scambio di punti di vista sul leggere e sui libri tra Marcel Proust e John Ruskin.
È la velocità del cambiamento nell’ambito delle comunicazioni (ci si vergogna quasi nell’elencarne con banalità le tappe, dalla tavoletta, al rotolo, al codice, ai caratteri mobili per tornare alla forma-tavoletta, detto così alla grossa) a invitare tutti al costume essenziale dei classici, richiamando oltretutto l’immagine sognante e quasi rituale della lettura come dialogo con i morti, «una forma laica di resurrezione, o di rito negromantico»: quindi Petrarca e poi Boccaccio, Machiavelli, Montaigne, accanto a qualche tappa dedicata ai generi: i ritratti, la lettura come costruzione del sé.
E, come detto, John Ruskin, che tratta i libri e la lettura come un’alternativa alle complicazioni della vita, soprattutto quelle sociali, i rapporti con gli amici e le persone «prominenti» (come si dice qui). I libri, dice Ruskin, rappresentano una vera e propria società virtuosa, un ente «dolce»; i libri si possono fare attendere e non si lamentano, sono tanti e ci parlano solo quando lo decidiamo noi. Di più: la società reale è addirittura una società cattiva e corrotta, dove i valori della verità e della giustizia sono messi seriamente in crisi; una società malata, che chiama i suoi cittadini a combattere. E di qui l’invito modernissimo a dotare il popolo non di armi e attitudine alla guerra ma di libri, di pensiero, di predisposizione alla ragione e alla riflessione. A queste belle immagini dedicherà molte e molte pagine Marcel Proust, che, alla morte di Ruskin è di nuovo sul tema; e ai libri-amici che tanto infondono saggezza è contrapposta l’immagine del miracolo della lettura dell’individuo, «una comunicazione nel cuore della solitudine». Uno stato dello spirito, la solitudine appunto, piena delle voci dei libri senza il disturbante suono delle parole che vengano dalla comunicazione con il prossimo.
Nell’elenco (di solito sono i saggisti anglosassoni che fanno spesso questo esercizio) di cose che questo libro non è, in coda all’Introduzione, Lina Bolzoni ci dice che questo saggio non si occupa di storia sociale della lettura, né dei diversi tipi di lettura, né tratterà del collezionismo di libri o ancora delle ossessioni e delle bibliomanie. Dice poi, più in là, l’autrice che nella storia che ci racconterà mancano le donne; carenza non da poco, forse non perdonabile, che però non è così desolata e assoluta, perché nel libro c’è il racconto della vicenda di uno sconcertante e francese Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere del 1801: «La Ragione vuole che i mariti siano gli unici libri delle loro mogli…»; «La Ragione vuole che alle donne che si ostinassero a scrivere libri non sia consentito avere figli…»; «La Ragione vuole che le donne si astengano dall’astronomia: contino le uova giù in cortile, non le stelle del firmamento!». E poi c’è spazio, qualche riga sotto, per le considerazioni sulla lettura (anche) femminile di Virginia Woolf con la bella immagine dei lettori con i libri sotto il braccio al cospetto dell’Onnipotente e San Pietro, che dice: «Questi non hanno bisogno di ricompensa. Qui non abbiamo niente per loro. Sono quelli che amavano leggere».
Bibliografia
Lina Bolzoni, Una meravigliosa solitudine. L’arte di leggere nell’Europa moderna, Torino, Einaudi, 2019.