Chi in questi giorni si trovasse a percorrere via Noseda a Mendrisio si accorgerebbe sicuramente di qualcosa di insolito: a catturare la sua attenzione sarebbe una lunga corda di colore rosso disposta a delineare un grande solido geometrico dalla prospettiva ambigua che gioca con i volumi degli edifici affacciati sulla strada. Si tratta della più recente installazione di Alex Dorici, giovane luganese che negli ultimi anni sta conquistando un posto di rilievo all’interno del panorama artistico contemporaneo, non solo svizzero.
L’opera, intitolata Installation rope 202 meters e visibile fino alla fine di novembre, è un intervento site-specific scaturito dal più ampio contesto del Workshop di Progettazione Urbana («Azione», 7 ottobre) organizzato dallo Studio di Architettura Lamanuzzi di S. Pietro di Stabio, evento arrivato alla quinta edizione che si è concluso poche settimane fa e che ha scelto di coinvolgere Dorici per la sua peculiare capacità di interagire con il tessuto urbano reinterpretandolo in chiave estetica.
In perfetta consonanza con il Workshop, nato con il proposito di instaurare un dialogo tra città e cittadini rafforzando così l’identità stessa del territorio e il senso di appartenenza di chi lo abita, la ricerca di Dorici parte da quelle aree pubbliche che ogni giorno centinaia di persone attraversano e guardano distrattamente per riconsegnarle al loro sguardo sotto una veste inedita.
Con la corda, uno dei materiali da lui prediletti insieme a nastro adesivo, scatole di cartone, tubi e altri elementi di recupero, poveri e di facile reperibilità, l’artista si confronta con lo spazio urbano per ridefinire i suoi volumi consolidati secondo nuovi tragitti visivi. Questo è ciò che accade anche a Mendrisio, dove Dorici si impossessa di uno spaccato della città, quello racchiuso tra l’ampliamento urbanistico degli anni Sessanta e Settanta e la serie di residenze che circoscrivono il versante ovest del paese, per attivare riflessioni sulle modalità di percepire e vivere il luogo: lavorando sulle strutture preesistenti, l’artista, con il tipico cordame di un vivido rosso che spicca sul color cemento, dà vita alle sue forme geometriche arbitrarie e sconnesse, ai suoi solidi distorti che stravolgono la visione consueta dello spazio, pungolando e ingannando l’occhio, ma restituendogli al contempo la libertà di percorrere traiettorie senza regole e confini.