Grande evento il prossimo anno per il Museo del Prado di Madrid. Festeggia, infatti, i duecento anni. E lo fa con una serie di mostre, seminari, prestiti, dibattiti, pubblicazioni… Le celebrazioni sono iniziate il 19 novembre con l’esposizione Circa 1819-2019. Un lugar de memoria, inaugurata dai reali di Spagna Felipe e Letizia, che ripercorre la storia del museo attraverso una serie di opere eccezionali. Il 23, 24 e 25 novembre l’ingresso era gratuito e i visitatori potevano pinchar; sabato 24 ci sono stati i fuochi d’artificio, la proiezione di videomapping sulla facciata e uno spettacolo di teatro aereo a cura del collettivo catalano La Fura dels Baus.
Il Museo del Prado apre il 19 novembre 1819 con il nome di Museo Real de Pinturas. Nel 1793 si inaugura il Musée du Louvre, nel 1795 il British Museum, nel 1815 la Pinacoteca di Brera, nel 1824 la National Gallery. Sono gli anni dell’Illuminismo e i fermenti rivoluzionari si spargono per tutta l’Europa a seguito delle invasioni napoleoniche.
Il Louvre nasce dalla nazionalizzazione delle opere della Corona e dalla confisca di quelle della chiesa e da subito ha la vocazione di museo enciclopedico con opere di ogni periodo, di ogni scuola e di ogni tendenza. Il Prado, al contrario, nasce dalle opere possedute dalla Corona spagnola per volontà del re Ferdinando VII. In un certo senso come gli Uffizi che custodiscono quelle collezionate dai Medici o il Kunsthistorisches di Vienna quelle degli Asburgo. All’inizio, quindi, riflette i gusti della monarchia spagnola che regna dal Quattrocento e le opere provengono tutte dalla Colleción Real.
I Re cattolici prediligono l’arte fiamminga. Carlo V colleziona dipinti di Roger van der Weyden, Jan van Eyck. Chiama a corte come ritrattista Tiziano. Il figlio Filippo II, alla fine, possiede una straordinaria raccolta del pittore cadorino. Acquista poi opere di El Bosco del quale il Prado possiede la maggior parte dei lavori. Filippo IV, tra il 1621 e il 1665, inizia a comprare arte spagnola e diventa il protettore di Diego Rodriguez de Silva y Velázquez. Carlo V, tra il 1788 e il 1808, prende sotto la sua ala Francisco de Goya e acquista opere classiciste di Andrea del Sarto e Sandro Botticelli.
Il Museo del Prado apre i battenti con 311 opere che diventano quattromila nel 1827 e circa novemila oggi.Fra le peripezie del museo segnaliamo quella del 1936, quando a seguito della Guerra civile il governo repubblicano nomina Pablo Picasso direttore. Un direttore simbolico perché assente in quanto si trova in Francia. Dopo il golpe del 18 luglio si decide di mettere in piedi un meccanismo di protezione. In novembre Josep Reanu, direttore generale delle belle arti, ordina l’evacuazione di trentasette quadri. Nella settimana seguente la lista cresce fino a cinquecentoquattro.
All’inizio di aprile del 1937 si crea la Junta Central del Tesoro Artístico sotto la direzione del pittore Timoteo Pérez Rubio e nel 1939 si trasferiscono le principali opere a Valencia e poi in Catalogna. Infine il 3 febbraio 1939 il Comité Internacional para el Salvamento de los Tesoros de Arte Españoles trova un accordo con il governo repubblicano per poter trasportare nella sede della Società delle nazioni di Ginevra le opere più importanti. Dal Prado partono 361 pitture e 184 disegni. A Ginevra il 1. giugno si inaugura una mostra al Musée d’Art et d’Histoire con 195 opere fra le quali 38 Goya, 25 Greco, 4 Murillo, 5 Ribera, 34 Velázquez, 3 Bosco, 6 van Dyck, 6 Raffaello, 9 Rubens, 7 Tintoretto, 10 Tiziano.
Una caratteristica del museo è la popolarità e l’attaccamento degli abitanti di Madrid alla sua storia e ai suoi dipinti. Fede ne fa la «sconvolgente» fotografia del 1932 nella quale osserviamo un gruppo di popolani in ammirazione di fronte al dipinto di Velázquez Las Hilanderas.
L’esposizione del bicentenario è suddivisa in otto sezioni che raccontano la storia del museo dal 1819 a oggi attraverso testi dedicati, dipinti, sculture, fotografie, documenti, manoscritti, libri, video, piantine, progetti, cataloghi, cartelloni pubblicitari, riproduzioni tattili. Istruttiva la sezione che vede le opere d’arte spagnole entrare nei musei europei. Esempi ne sono il dipinto di Gyura Háry con La sala Española en la Academia de Ciencias de Budapest o quello di Edward Petrovich Hau con La sala Española del Museo del Hermitage. Nello stesso tempo il Prado è meta degli artisti di tutta Europa, diversi dei quali copiano direttamente nelle sale le opere esposte. Mariano Fortuny si cimenta con il San Andrés di José de Ribera, mentre Pablo Picasso con il Felipe IV di Diego Velázquez e La reina doña Mariana de Austria, sempre di Velázquez, diventa modello iconografico per Francisco de Goya e il solito Picasso.
Édouard Manet scopre Velázquez al Musée du Louvre e nel 1865 decide di andare a Madrid a visitare il Prado. In mostra due sue opere che risentono di questa fascinazione: Angelina del 1865 e Amazona de Frente del 1882.
Fra i documenti curiosi il libro delle firme dei visitatori fra il 1866 e il 1869 dove possiamo osservare quella di Gustave Courbet.
Il 1899 segna l’inizio del nuovo corso scientifico del museo. È la data del tricentenario della nascita di Velázquez e si decide di organizzargli un’esposizione. La sala con le sue opere presenta una novità con tre caratteristiche: è destinata a un solo artista, le opere seguono un ordine cronologico e la selezione è particolarmente rigorosa. Quarantaquattro dipinti che sono «il risultato di una profonda riflessione sopra l’identità stilistica del suo autore», scrive Javier Portús in catalogo. Seguono negli anni seguenti le sale tematiche dedicate a Francisco de Goya, a José de Ribera e a Bartolomé Esteban Murillo.
Il processo di valorizzazione critica prosegue nel 1902 con la mostra dedicata a El Greco e tre anni più tardi a Juan de Zurbarán. Da allora le esposizioni temporanee aumentano con un ritmo sempre crescente. In occasione del bicentenario citiamo Bartolomé Bermejo fino al 27 marzo, sono invece andate in scena Doce Fotógrafos en el Museo del Prado fino al 13 gennaio, La fuente de la Gracia. Una tabla del entorno de Jan van Eyck fino al 27 gennaio e ce ne sono tante altre in programma quest'anno.
Bella mostra da non perdere assolutamente. Menzione speciale per il catalogo, esauriente, tutto da leggere, con l’indice dei nomi e costa anche poco. Un must da collezione.