Lo statunitense Robert Wilson è uno dei più stimati maestri del teatro contemporaneo e uno degli artisti visuali più eclettici. Suo tratto distintivo è difatti la capacità di fondere con disinvoltura linguaggi differenti dando vita a opere che colpiscono per l’impeccabile quanto inconsueto impatto estetico nonché per la loro carica emotiva. Nato a Waco, in Texas, nel 1941, Wilson, fin dagli esordi della sua poliedrica carriera, mescola teatro, arte, danza, musica e letteratura con l’intento di valicare i confini tra le forme espressive per sperimentare la fecondità della contaminazione.
Quanto questa caratteristica del suo operare sia stata sempre riconosciuta e apprezzata lo dimostrano le molteplici collaborazioni che dagli anni Settanta l’artista ha portato avanti con illustri compositori, musicisti e scrittori: Lou Reed, Tom Waits, David Byrne, Philip Glass (con cui nel 1976 ha firmato Einstein on the Beach, pietra miliare del teatro del Novecento) e i poeti della Beat Generation William S. Burroughs e Allen Ginsberg, solo per citarne alcuni.
Una mostra dedicata a Wilson è ospitata fino alla metà di ottobre nelle sale di Villa Panza a Varese. Questa rassegna è un progetto a cui l’artista ha lavorato con grande entusiasmo confrontandosi con le peculiarità della dimora e soprattutto con quelle del conte Giuseppe Panza, che nelle stanze popolate da opere minimali e concettuali trascorreva piacevoli momenti di riposo e di studio.
Non è difficile scorgere alcune importanti affinità tra il collezionista milanese e Wilson, a cominciare dalla medesima attitudine a dar voce a una poetica visionaria e spirituale, nata dall’ascolto del proprio intimo pensiero. Animati entrambi da un’insofferenza nei confronti di tutto ciò che ostacola il libero fluire dell’interiorità, sono figure che hanno cercato nell’arte, ciascuno con modalità diverse, un strumento per penetrare in un universo dove tempo e spazio non sono soggiogati da rigide leggi e dove contemplazione e solitudine diventano componenti necessarie alla creazione.
La mostra varesina è incentrata sui Video Portraits, emblematici lavori che testimoniano le innumerevoli possibilità offerte da un medium che Wilson indaga fin dalla fine degli anni Sessanta. Si tratta di video ad alta definizione in cui la fissità dell’immagine convive con la sua continua e lenta, quasi impercettibile, mutazione: la potenzialità narrativa dell’opera viene così esaltata, in bilico com’è tra immobilità apparente e trasformazione impalpabile, tra ritratto pittorico e racconto cinematografico. Wilson definisce questi lavori «paesaggi mentali», «finestre» in cui staticità e dinamismo coesistono per generare rappresentazioni drammatiche e ironiche insieme. È una ricerca sul tempo, la sua, una riflessione profonda sul concetto di cambiamento che si manifesta attraverso processi graduali e costanti.
I soggetti che appaiono nei video respirano, aprono e chiudono le palpebre e compiono gesti che si distinguono appena, in un torpore irreale che ne stravolge la natura. Sono celebri personaggi del mondo dell’arte e dello spettacolo o animali in via d’estinzione, catapultati da Wilson in una visione trasognata e in una dimensione dilatata che viene acuita dall’incessante replica della sequenza.
L’attore Robert Downey Jr., in una delle opere che aprono il percorso di mostra, si trova ad assistere alla dissezione del proprio corpo in una scena ispirata al dipinto di Rembrandt Lezione di anatomia del dottor Tulp: il cadavere è posto in primo piano, il viso è rivolto verso lo spettatore, quasi a sfidarlo ad accorgersi del lieve movimento degli occhi, e come sottofondo riecheggiano le parole della canzone The Ocean Doesn’t Want Me Today di Tom Waits.
Tra i lavori più coinvolgenti c’è anche la serie dei Lady Gaga Portraits, creati nel 2013, dove la cantautrice americana si trasforma nella giovane Mademoiselle Caroline Rivière così come era stata dipinta nel 1806 dal pittore Jean-Auguste-Dominique Ingres, nel San Giovanni Battista decollato nel modo in cui il leonardesco Andrea Solari lo raffigura in una tavola del 1507 conservata al Museé du Louvre e, ancora, nel rivoluzionario francese Jean-Paul Marat, richiamando la celeberrima posa che lo immortala nel momento successivo al suo assassinio nella tela di Jacques-Louis David del 1793. Se in un altro video Brad Pitt ci appare immobile sotto una pioggia scrosciante, Isabella Rossellini diventa un inquietante personaggio della letteratura manga, mentre il performer cinese Zhang Huan viene poeticamente avvolto da nuvole e farfalle.
Interessante è anche il lavoro che l’artista ha progettato appositamente per Villa Panza e che ha collocato nell’ampio giardino che circonda l’abitazione. Si intitola A House for Giuseppe Panza e consiste in un’architettura in legno di larice all’interno della quale Wilson ha ideato una sorta di tableau vivant che racconta attraverso pochi oggetti l’animo del collezionista. Immersi in una luce azzurrognola, si scorgono dalle finestre una sedia dall’alto schienale, un lungo tavolo su cui è posto un libro aperto e un calco in resina di un avambraccio la cui mano sembra fermare le pagine del volume. La voce dell’artista che recita alcuni versi tratti dalle Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke, autore che fu molto amato dal conte, contribuisce a creare una pacata atmosfera di straniamento e di sospensione. Quell’atmosfera tanto cara a Panza e a Wilson in cui meditare sugli interrogativi della vita e sul grande valore del silenzio.
Dove e quando
Robert Wilson for Villa Panza. Tales.
Villa e Collezione Panza, Varese. Fino al 15 ottobre 2017. Orari: tutti i giorni, tranne i lunedì non festivi, dalle 10.00 alle 18.00.
www.villapanza.it