È il 30 agosto del 1939 quando a Heswall, poco distante dalla Liverpool dei Beatles, nasce il più celebre Dee Jay della storia contemporanea e forse l’ultimo della sua caratura. Il brano preferito di Peel era Teenage Kicks degli Undertones, che lo rappresentava non tanto negli atteggiamenti quanto nello spirito, poiché è sempre rimasto un adolescente capace di emozionarsi per qualsiasi nuovo sound.
All’anagrafe John Robert Parker Ravenscroft, da ragazzino frequenta la scuola pubblica, poi serve l’artiglieria dell’esercito di sua Maestà Elisabetta II come operatore radar. A 20 anni, suo padre, agiato mercante di cotone, lo spedisce negli Stati Uniti per seguire alcuni suoi affari.
Un viaggio importante per Peel, che abbandona presto il business di famiglia per dedicarsi prima al giornalismo di cronaca e in seguito alla radio. Nell’accezione più pura del termine, faceva il dee jay: nelle ore piccole arrivava alle orecchie degli ascoltatori a capo dei loro transistor con la musica che preferiva, senza curarsi delle classifiche del momento e intervallando i brani con monologhi sulla propria vita e frivolezze varie, ma anche con pensieri più profondi, talvolta con poesie. Un affabulatore imprevedibile, la cui scaletta non era neppure un abbozzo.
Aveva debuttato alla WRR Radio di Dallas nel 1961, come esperto di blues nel programma R&B Kat’s Karavan, proponendo al giovane pubblico bianco musica nera. Una scelta incauta in un momento storico in cui gli Stati del sud degli USA erano ancora attraversati da un razzismo piuttosto radicato. La permanenza alla WRR fu breve, ma lo segnò profondamente.
Sempre a Dallas, all’impazzare della Beatlemania negli Stati Uniti, grazie ai suoi presunti contatti con Liverpool, ottiene un ingaggio nell’emittente KLIF come corrispondente ufficiale dei Fab Four. Rimane incastrato nella top 40, i brani da classifica non erano nelle corde di un parolaio come lui, ma questo lo porta a un immediato successo. Come una delle pop star di cui metteva i dischi, anche lui aveva il suo esercito di fan urlanti che lo assalivano nel centro della città. Peel descrive nella sua biografia questo periodo d’improvvisa celebrità come «Diversi mesi di bizzarra attività sessuale che trascendono le più fervide fantasie della masturbazione», d’altronde nel pieno della rivoluzione giovanile della metà degli anni sessanta, c’è da aspettarselo. In un vortice di eventi, si sposa per la prima volta e si trasferisce a Oklahoma City dove lavora per una radio minore.
Poi, nel 1966, va in California e ottiene un microfono nell’emittente KMEN. Qui, ritrova il suo modo di fare radio, ciò che le playlist della KLIF non gli permettevano, e scopre i gruppi che poi lancia nel giornale culturale giovanile «International Times» con il quale collabora sin dalla fondazione. Ma nella città conservatrice di San Bernardino, trova anche una marea di groupies molto giovani, che lo catapultano in un mare di guai.
A causa del suo atteggiamento considerato troppo hippy e sopra le righe, ha alle costole il dipartimento dello sceriffo che lo accusa di uso di sostanze stupefacenti e di avere rapporti sessuali con ragazze minorenni. Pressato dalle accuse, lo stesso anno, Peel decide di tornare nel Regno Unito, ma un’emittente per bene come la BBC non avrebbe mai voluto uno speaker pungente, umoristico e tanto fuori dagli schemi. Per fortuna la radiodiffusione europea aveva appena vissuto la sua epoca più florida e ribelle: centinaia di radio pirata trasmettevano al largo delle coste dell’Essex e in tutto il Mare del Nord, creando un flusso caotico di musica e parole. Peel nel 1967 si imbarca sulla Galaxy, l’enorme nave dragamine che ospitava il potente trasmettitore della più grande radio offshore ancorata in acque internazionali: Radio London. A bordo della Big L, coltiva il suo programma The Perfumed Garden che lo consacra a leggenda, ma dura poco perché il Marine Broadcasting Office Act mette fine alle trasmissioni illegali per proteggere il monopolio statale della BBC.
A questo punto la nemica delle radio pirata apre il suo nuovo canale BBC Radio 1 e ingaggia anche Peel, che dal 1967 condurrà Top Gear, Night Ride e poi il suo programma John Peel Show. Formidabile talent scout, è famoso per le sue «Peel Sessions» iniziate negli anni 70: momenti indimenticabili in cui invitava in studio artisti sconosciuti e faceva registrare loro quattro brani dal vivo, dando spazio a tutto, dal progressive al glamrock fino al punk. Spigliato e talvolta al limite della perfidia, con una sorta di sollievo, Peel salutava i suoi ascoltatori dicendo «Good Night And Good Riddance» (Buona notte e che liberazione).
Pur rimanendo fedele, sino alla sua morte nel 2004, alla radio inglese più importante e tradizionale, Peel è riuscito ad andare controcorrente per il solo piacere di scoprire e anticipare le evoluzioni musicali.