Johann Sebastian Bach e le Suites che non muoiono mai

A 300 anni dalla loro composizione continuano a essere ripensate e registrate
/ 16.12.2019
di Zeno Gabaglio

Un blocco di basalto porfirico nero nerissimo: questa è la pietra di paragone, usata per stimare a occhio la purezza dell’oro e di altri metalli. Per estensione «pietra di paragone» è poi divenuto ogni esercizio che consenta una dinamica di confronto, e se ci dovessimo immaginare di trovarne uno relativo all’ambito del violoncello – per saggiare le specificità di interpreti diversi – la risposta sarebbe una sola: le Sei suites di Johann Sebastian Bach. Sconosciuta l’esatta data della loro composizione, sconosciuta la destinazione originaria, sparite per più di un secolo per essere riscoperte da Pau Casals a inizio ’900, furono rese iconiche da Mstislav Rostropovič sotto il muro di Berlino che crollava. Ancora oggi sono l’opera più completa per violoncello solo e nessuno strumentista vi si può sottrarre, come dimostrano alcune recenti pubblicazioni discografiche.

Yo-Yo Ma – Six Evolutions
È da sempre un fenomeno, Yo-Yo Ma, sin da quando cominciò ad affermarsi come bambino-prodigio a New York, dove si era trasferito giovanissimo da Parigi con i genitori, musicisti di origine cinese. Nel corso degli anni e della carriera Ma ha saputo confermare – a differenza di tanti altri enfant prodige – le notevoli doti tecniche e affermare l’intelligenza di un interprete curioso come pochi. Le Suites di Bach le ha registrate e pubblicate per ben tre volte: nel 1983, nel 1997 (con il visionario progetto Inspired by Bach che comprendeva molte discipline artistiche) e circa un anno fa, con un disco dalle promesse altisonanti intitolato Six Evolutions.

Al netto dell’elevata qualità tecnica, quello che però sembra mancare nella nuova interpretazione di Ma è proprio l’evoluzione. E per scoprirlo oggi basta poco, un rapido confronto trasversale nei servizi di streaming: se l’edizione dell’83 era effettivamente un po’ più «pesante» e di gusto postromantico, quella del ’97 è assai simile a quella odierna, decisamente troppo per parlare di «Evolutions».

Mauro Valli – Bach in Bologna
Se nell’interpretazione di Yo-Yo Ma ci sono elementi oggettivamente non più proponibili – e quindi nemmeno accettabili, come la ripetizione identicamente pedissequa dei ritornelli (un dato antistorico ormai risaputo, anche a chi non si fregia di attributi da filologo) – fortunatamente ci sono violoncellisti per cui gli anni non sono passati invano. E tra questi c’è Mauro Valli – strumentista «quasi ticinese», in quanto lungamente docente al nostro Conservatorio e pilastro dei Barocchisti – che ha da poco dato alle stampe il disco Bach in Bologna.

Se l’accostamento tra le pagine violoncellistiche di Bach e quelle di Domenico Gabrielli (primo esempio storico del genere) è particolarmente fertile, ci limitiamo qui alle Suites: e tanto basta, perché Valli le ha rese meravigliose al limite dello sbalorditivo. L’impressione è di qualcuno che ti racconta quella storia che hai già sentito cento volte, ma riesce a farlo in modo fresco, vivo, nuovo e coinvolgente. Un esempio su tutti, che riguarda il pezzo più celebre della raccolta: il Preludio dalla Suite n. 1. Poco prima del finale c’è un climax crescente che culmina sulla nota più alta del brano; tutti i violoncellisti per evidenziarla le riservano la dinamica più forte e il massimo pathos. Valli no, poco prima del culmine rallenta e accompagna quella nota apicale con una dolcezza e una delicatezza commoventi. Aria fresca, spirito sublime.

The Netherlands Bach Society – All of Bach
Le nuove tecnologie rendono facilmente fruibili e confrontabili le molte versioni delle Suites di Bach, si è scritto sopra. Le nuove tecnologie rendono però anche possibili edizioni fino a poco fa inimmaginabili, delle Suites: The Netherlands Bach Society è l’ensemble di musica antica più longevo dei Paesi Bassi e, da qualche tempo, è anche un canale youtube (78’500 iscritti!) che ha deciso di affrontare la pubblicazione dell’opera omnia di Bach: All of Bach.

Un’operazione colossale e gratuita per l’utente che comporta anche una meravigliosa novità d’approccio. Prendiamo le Sei suites: interpretate da sei musicisti diversi in altrettante suggestive location. Tutte meravigliose, anche se la più incredibile è quella del violinista (sì: violinista!) Sergey Malov che – recuperando una verosimile possibilità storica – suona la Suite n. 6 con un violoncello da spalla. Da lustrarsi occhi e orecchie.