Dove e quando
Marco Santilli e i CheRoba presenteranno l'album »L'occhio della betulla»
domenica 26 marzo, ore 17
al Museo Vela di Ligornetto

Marco Santilli ─ clarinetto, clarinetto basso, composizioni
Lorenzo Frizzera ─ chitarra classica e a 12 corde
Ivan Tibolla ─ piano
Fulvio Maras ─ percussioni

Entrata: 20.- CHF intero15.- CHF ridotto (studenti, apprendisti, AVS/AI, membri dell'Associazione Jams/Jazz in bess


Jazz in libertà tra stufa e betulla

I due nuovi album di Marco Santilli, in concerto domenica prossima a Ligornetto
/ 20.03.2017
di Zeno Gabaglio

Uno schiaffo in faccia a tutte le cassandre che vogliono la creazione musicale – e l’attività discografica sua diretta emanazione – ormai indirizzate verso un lungo e inesorabile declino. Così potrebbe esser letta la scelta del musicista Marco Santilli di pubblicare, in questo inizio 2017, ben due dischi di opere inedite: L’occhio della betulla e La Stüa. «Se è per questo ne avrei già pronto un terzo, di album, ma quella è ancora un’altra musica» ci dice ridendo; e rispetto all’inusuale scelta di una doppia pubblicazione in contemporanea Santilli esclude qualsiasi esoterica strategia commerciale: «al mero “calcolo” ho sempre preferito la spontaneità: decidere e agire di pancia.

Qualcun altro avrebbe dosato le uscite degli album ma, siccome mi credo in continua evoluzione, ho trovato naturale dare alle stampe ciò che mi rappresenta ora. Perché attendere quando so che tra pochi mesi starò sviluppando idee nuove?». E tale scelta in controtendenza è riuscita a incontrare il fondamentale consenso di Harald Haerter, l’entusiasta direttore artistico dell’etichetta Unit Records.

Assodata quindi la legittimità – e ci mancherebbe – della pubblicazione in contemporanea di due dischi la curiosità si volge inevitabilmente ai contenuti; perché devono essere diversi, ovviamente, i due dischi, altrimenti ne bastava uno solo, al limite doppio. «L’occhio della betulla è un disco di stampo prettamente jazzistico, registrato con il mio quartetto CheRoba facendo leva sui più consolidati – ma mai scontati! – meccanismi dell’improvvisazione e dell’interazione tra i musicisti». E La Stüa? «Quello è un progetto un po’ più articolato. Su commissione del festival Alpentöne di Altdorf sono tornato al mio passato di fanciullo, quando sognavo a occhi aperti davanti alla “stüa” del Museo di Leventina a Giornico, dove mio nonno era custode. A volte mi capitava di aiutarlo, spiegando ai turisti l’uso degli antichi oggetti esposti: storie che spesso si trasformavano in improvvisazioni, un po’ come faccio ora con la mia musica. E quei ricordi, quei luoghi e quelle sensazioni costituiscono un bagaglio che da sempre mi porto dentro e che da sempre impregna il mio agire musicale».

Un legame che con la produzione de La Stüa è diventato più che esplicito. «Sì, è una sorta di viaggio sull’asse nord-sud che ho voluto compiere con il quartetto CheRoba assieme a un classico quintetto di fiati: un ensemble piuttosto atipico che mi ha però consentito di unire elementi di jazz, musica classica, musica popolare e improvvisazione». E già dai titoli la linea tematica è più che chiara: La Giornico liberata (una composizione epica-progressive ispirata alla Battaglia dei Sassi Grossi), Morbus helveticus (la febbricitante nostalgia della Patria – famosa malattia svizzera – e l’estenuazione dei mercenari elvetici) o ancora Tangu da Wassen (una tipica espressione leventinese per definire un brano popolare svizzero tedesco).

L’asse nord-sud per Santilli non è però solo un tema da declinare in senso culturale e musicale, ma soprattutto un dato della vita reale, essendo da anni trapiantato in Svizzera tedesca senza tuttavia mai perdere i contatti con il Ticino. Fino a che punto la si potrebbe definire un emigrato? «Posso dire di sentirmi un integrato, e anche bene, nell’ambiente ormai internazionale che vivo nel canton Zurigo. Integrato ma comunque non assimilato, siccome penso sempre in italiano e parlo Hochdeutsch. Come musicista i luoghi mi stanno però sempre un po’ stretti, e mi è indispensabile viaggiare. La vera casa sono i miei clarinetti, e non importa dove li suono, perché con loro sento di compiere i viaggi più intimi e veri».

Verità e intimità che, finalmente, si offriranno anche al pubblico ticinese, la prossima domenica 26 marzo con la presentazione dal vivo – alle ore 17 presso il Museo Vincenzo Vela di Ligornetto – de L’occhio della betulla.