In vacanza al museo

Una rassegna sulle proposte d’arte che il cartellone svizzero dell’estate 2017 propone «in periferia»
/ 17.07.2017
di Emanuela Burgazzoli

D’estate i musei non vanno in ferie e le proposte di arte sono molte e di qualità, anche nei centri più periferici rispetto alle grandi città, come Basilea e Zurigo. Si comincia in Vallese con un classico, un padre dell’arte moderna, ammirato dai grandi come Picasso: la fondazione Gianadda di Martigny propone infatti un’ampia ricognizione della produzione pittorica di Paul Cézanne con ottanta dipinti e una ventina di acquarelli. L’esposizione, intitolata Il canto della terra e aperta fino al 19 novembre, privilegia la produzione paesaggistica, ma annovera anche ritratti, nature morte e scene di bagnanti, uno dei soggetti ricorrenti del pittore di Aix. Non può mancare la sagoma di quella montagna, la Saint Victoire, che Cézanne negli ultimi anni indaga e dipinge più e più volte, cercando una sintesi che lo avvicina all’astrazione.

Cézanne è stato anche uno dei punti di riferimento per Ferdinand Gehr, artista nato a Niederglatt nel 1896, al quale il Kunstmuseum di San Gallo dedica una mostra di impostazione inedita, che mette a confronto l’opera del «pittore svizzero delle chiese» del Novecento con Jean Arp e Henri Matisse. Arp, attirato da una xilografia, aveva voluto conoscere Gehr nei primi anni Cinquanta e ne era diventato amico. E l’esposizione – visibile fino al 27 agosto – sottolinea le affinità elettive fra i due artisti, accomunati dalla stessa predilezione per le forme organiche e un’arte che mira all’essenza spirituale della realtà. Un confronto completato dall’accostamento con un altro maestro della modernità, Henri Matisse, e in particolare la sintesi formale dei suoi «papiers coupés».

Nel canton Argovia vale di certo una visita il Kunsthaus di Aarau, dinamico museo cittadino, che propone fino al 1. ottobre una rassegna sulla Pop art svizzera, la prima esaustiva mostra su questa corrente artistica in Svizzera. La Pop art, si sa, ha travalicato ben presto i confini di Stati Uniti e Gran Bretagna, diventando un movimento internazionale, che ha avuto i suoi esponenti anche in Svizzera. Cinquanta gli artisti scelti – da Renzo Ferrari a Markus Raetz, da Urs Lüthi a Jean Lecoultre, da Flavio Paolucci a Daniel Spoerri – e quasi 300 le opere selezionate nel decennio fra il 1962 e il 1972. Un’occasione per capire quali declinazioni ha assunto la Pop art in Svizzera e quanto questo movimento abbia dato un impulso a livello internazionale agli artisti elvetici.

A partire infine dal 26 agosto e fino al 12 novembre il Kunstmuseum di Winterthur propone a cura dell’ormai ex direttore Dieter Schwarz, una monografica su uno dei padri dell’arte astratta, il pittore francese Jean Fautrier, di cui resta celebre la serie degli Otages, che inventano un informale fatto di materia e luce. Un percorso, che documenta l’evoluzione del suo linguaggio pittorico dagli esordi figurativi, grazie anche al prestito di dipinti e disegni raramente esposti.

A Vevey, il Musée Jenisch, che ospita anche la sede della Fondazione Oskar Kokoschka, la più ricca al mondo di opere del maestro della Secessione viennese, ha allestito fino al 1. ottobre una retrospettiva della sua produzione pittorica, in concomitanza con la pubblicazione del catalogo ragionato delle opere aggiornato al 1980. A Losanna infine da non mancare una visita al Musée de l’Hermitage per dare uno sguardo a una delle collezioni d’arte più prestigiose e controverse della Svizzera, divenuta poco accessibile dopo i clamorosi furti del 2008: la collezione Bührle, con un nucleo di capolavori dell’impressionismo raccolti dall’industriale zurighese a partire dal 1937. A fine ottobre ripartirà per il Giappone in attesa del rientro in Svizzera nel 2020, quando sarà collocata nei rinnovati e ampliati spazi dell’omonima fondazione a Zurigo.