Dove e quando
Mangasia. Wonderlands of Asian Comics, Roma, Palazzo delle Esposizioni. Orari: do-ma-me-gio 10.00-20.00; ve-sa 10.00-22.30. Fino al 21 gennaio 2018. www.palazzoesposizioni.it

Katsushika Hokusai (Giappone,1831-1832), “Il demone che ride” (Courtesy of the Library of Congress)

Kuniyoshi 'guerriero spada in bocca' (Courtesy of the Library of Congress)


Il virus dei manga

A Roma un’imperdibile esposizione su manga, anime & co.
/ 18.12.2017
di Blanche Greco

Lo si potrebbe paragonare a un virus che si è diffuso e ha attecchito in tutta l’Asia: evocando immagini, suscitando emozioni, sentimenti e voglia di libertà. Un virus che stimola a creare e raccontare storie di tutti i tipi, vere, o inventate, persino quelle che i governi di alcuni paesi non vorrebbero che venissero ricordate e narrate, perché il manga non è un semplice fumetto, ma molto di più. Ce lo illustra e racconta Mangasia – Wonderlands of Asian Comics, la prima mostra al mondo sulla storia del fumetto asiatico aperta a Roma e curata da Paul Gravett e dal Barbican Centre di Londra.

I manga sono il risultato (complesso) di una lunga serie di contaminazioni tra occidente e oriente

Grazie ad un nutrito team di esperti, l’esposizione è una sorta di viaggio in un territorio vastissimo e sorprendentemente sconosciuto, e presenta in anteprima mondiale 281 tavole originali e 200 volumi, oltre ad antichi manufatti in legno, sculture, video e modernissime creazioni artistiche. Si resta sorpresi davanti alla varietà e alla complessità del mondo di Mangasia, ma soprattutto dalla scoperta che oltre al Giappone, alla Cina, alla Corea, del Nord o del Sud, all’India, anche i più piccoli Stati del grande continente asiatico, dal Bhutan, allo Sri Lanka, alla Mongolia, alla Thailandia, producono, si divertono, creano fumetti in un crogiuolo culturale pieno di sottigliezze e di differenze, che nel manga trova modo di esprimersi. Mangasia è una finestra su questo meraviglioso mondo del fumetto. Se siete degli estimatori dei «Manga-Anime» troverete cose di cui non avrete mai sentito parlare: ci sono esempi di questa incredibile cultura, mescolati a esempi di altri paesi, in una sorta di racconto infinito che si nutre di contaminazioni incrociate.

La mostra è organizzata in sei grandi aree tematiche: si inizia con una sezione che presenta una mappatura di tutta l’area geografica, caratterizzata dalle differenti peculiarità editoriali dei vari Paesi; una sezione sul folclore, le favole e il soprannaturale; una sulla storia, per dare un’idea dell’incredibile complessità del continente asiatico nel XX secolo; una sezione sugli spazi creativi e la vita creativa degli artisti; una sulla censura e i contenuti più scabrosi e talvolta controversi dei manga; e infine una sezione sulle nuove forme digitali e artistiche dei fumetti e come questi si sono adattati dentro ai film di anime. Ma i manga e gli anime più conosciuti e amati, sono mescolati con altre sorprendenti forme di racconto, poiché si desidera che il visitatore sia stimolato da ciò che conosce e si lasci tentare da ciò che non ha mai visto.

«L’Europa è entrata in contatto con i manga attraverso i cartoni animati, fu a seguito dell’invasione, nella programmazione televisiva europea, degli anime che, anni fa, il pubblico cominciò a interessarsi ai fumetti da cui erano tratti», ci ha raccontato il curatore Paul Gravett. Anche in Oriente gli anime giocarono un ruolo importante nella diffusione dei fumetti, anche se in buona parte dell’Asia molti manga venivano esportati, o in certi casi «piratati» illegalmente come a Taiwan o in Thailandia, dove non si trovavano nella loro lingua. Del resto il Giappone ha stretti legami linguistici e culturali con la Cina e con gli altri paesi asiatici, per cui il manga in quei paesi non era visto come un fenomeno «alieno», ma piuttosto familiare, anche se molto speciale, mentre in Europa era sicuramente percepito come qualcosa di «esotico» e di strano, il che ne aumentava il fascino e contribuì alla sua diffusione e al suo successo.

Tuttavia le peculiarità dei manga, l’essere considerato in Asia qualcosa di familiare, ma anche di molto speciale, è dovuto al fatto che il fumetto occidentale ha avuto a sua volta una grande influenza sui manga. I manga moderni non esisterebbero se alla fine del ’900 non fossero arrivati in Asia fumetti e cartoons occidentali dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dall’America. Dal canto suo il Giappone non poté fare a meno di aprirsi alle influenze esterne che s’inserirono in modo proficuo nella ricca tradizione grafica risalente al grande Hokusai e ad altri maestri. I manga sono dunque il frutto della fusione tra est e ovest che oggi noi siamo in grado di capire e di vedere.