Dove e quando
Nabucco, Zurigo, Opernhaus. Fino al 16 luglio 2019. www.opernhaus.ch

Un convincente Nabucco interpretato da Michael Volle (Monika Rittershaus)


Il ritorno di Nabucco a Zurigo

In cartellone a Zurigo la terza opera di Verdi che ha visto l’ottimo debutto del baritono Michael Volle
/ 08.07.2019
di Marinella Polli

Un felice ritorno all’Opernhaus, quello di Michael Volle che debutta nel ruolo in titolo del Nabucco: le grandi aspettative per questa nuova produzione trasmessa live da ARTE, firmata dal padrone di casa Andreas Homoki e per la direzione musicale di Fabio Luisi, erano principalmente dovute proprio alla presenza del cantante tedesco. Il Nabucco, dunque, rappresentato per la prima volta nel 1842 alla Scala, terza opera di Giuseppe Verdi, quella che già evidenzia uno stile inconfondibile e che segna definitivamente la sua carriera.

È un dramma lirico in quattro parti che concentra le forti dinamiche psicologiche della storia d’amore e di gelosia vissuta da Abigaille e Fenena, figlie di Nabucco, con l’ebreo Ismaele, e la lotta per il potere sullo sfondo del contrasto fra le divinità pagane e la fede nell’unico dio degli ebrei.

Anche il Maestro Fabio Luisi, con il dovuto rispetto per la partitura di cui sottolinea adeguatamente i dettagli, dirige per contrasti guidando una «Philarmonia Zürich» sempre attenta alla sua vibrante bacchetta lungo un percorso musicale ora energico ora sommesso. Di enorme impatto l’esecuzione del celeberrimo Va pensiero, struggente lamento degli Ebrei per la patria lontana, ma anche simbolo di ogni sofferenza umana, a prescindere da colore politico o religioso. E il coro (Chor der Oper Zürich, Chorzuzüger e Zusatzchor des Opernhauses Zürich preparati da Janko Kastelic) è compatto e in forma eccezionale anche in numerosi altri momenti dell’opera; nulla di meglio per un’opera primariamente corale come il Nabucco.

Ottimo anche il debutto di Michael Volle nel ruolo del titolo. ll carismatico baritono offre una notevole prova interpretativa; grande mestiere, e un’abile espressività, la sua, che concentra tutte le sfumature del personaggio: forza e tracotanza già nello splendido «tutti» che è S’appressan gli istanti e fino al Non son più re, son Dio; smarrimento, introspezione, accoratezza e dolcezza, poi.

Sia scenicamente che vocalmente, mai visto un Nabucco più coinvolgente e umano di lui. Limpido il canto di Benjamin Bernheim, pure al suo debutto come Ismaele, ruolo ben interpretato anche scenicamente; con solenne autorevolezza vocale, si impone anche Georg Zeppenfeld nei panni di Zaccaria. Anna Smirnova è invece una Abigaille in difficoltà soprattutto con gli acuti e le agilità tipiche dello smoderato personaggio, laddove Veronica Simeoni quale Fenena non trasmette particolari emozioni. Dignitosi, ma piuttosto incolori i comprimari Stanislav Vorobyov (Gran Sacerdote), Omer Kobiljak (Abdallo) e Ania Jeruc (Anna). A parte qualche spunto interessante, come la presenza in scena di Abigaille e Fenena bambine, affettuosamente seguite da Nabucco, piuttosto tradizionale e piatta la visione registica di Homoki; buona la guida dei personaggi principali, ma molto manieristica quella di gruppi e masse.

Netta differenza visiva fra le due fazioni che si oppongono, ma prevalentemente sul verde la scenografia di Wolfgang Gussmann: essenziale, funzionale e composta di un enorme muro girevole. Verdi anche i costumi ottocenteschi delle signore assiro-babilonesi (di Gussmann e di Susana Mendoza), il tutto corredato dal Light Design di Franck Evin.

Il folto pubblico della première, inizialmente alquanto tiepido, ha poi riservato calorosi e sentiti applausi a Volle e al Coro in particolare, ma anche agli altri cantanti e al maestro e orchestra. Repliche di questa penultima produzione della stagione 2018/2019 fino al 16 luglio.