Il re del rap? È Gesù

Il nuovo album di Kanye West segna un momento di svolta in cui i contenuti religiosi prendono il sopravvento nei suoi testi
/ 04.11.2019
di Tommaso Naccari

Se vi avessero detto che un disco rap sarà anche uno di quei dischi che vi farà riscoprire la fede in Dio, be’, non ci avreste mai creduto fino a qualche tempo fa. Poi, all’improvviso, è arrivato Kanye che dal ritenersi Dio ha deciso di elogiare quello che a tratti è il suo mentore a tratti – a questo punto – suo figlio: Jesus.

Jesus is King è l’ultimo disco di Kanye West, un disco arrivato dopo un anno molto tormentato per Kanye, che va dall’appoggio a Donald Trump ai colpi di testa più vari, passando per interviste controverse e date di pubblicazione posticipate più e più volte. È un disco breve – per fortuna – in un’epoca in cui la soglia di attenzione si è abbassata notevolmente, ma di rimando tutti sembrano essere colti da un’improvvisa necessità di vomitare discorsi chilometrici solo per il gusto di dimostrare di saper stare al centro dell’attenzione a lungo, senza riuscirci il più delle volte. Ventisette minuti, per molti dei quali Kanye non è neppure presente, che riportano il rapper di Chicago – anche se definirlo rapper ormai è limitante – al centro della pista, o per meglio dire sull’altare del rap mondiale.

Ventisette minuti in cui Kanye si permette di fare quello che gli pare e piace, dal rimettere insieme i Clipse – gruppo storico di Pusha T e suo fratello all’epoca prodotto da Pharrell – o di scrivere testi che per l’83 per cento parlano esclusivamente di religione, un argomento che non sembra essere il più appealing del mondo al momentoEppure Kanye è tornato ed è il rapper più appealing del momento. Nonostante appunto il disco abbia numerosi difetti: mister West da David Letterman ci aveva promesso una ricerca e un’attenzione sulla parola che a conti fatti non esiste in Jesus is King, disco sì dal linguaggio estremamente positivo, ma anche dal linguaggio molto elementare, di certo non ricercato, aulico o inarrivabile.

Il secondo e ultimo difetto è il fatto che il disco – proprio perché si chiama «Jesus is King» dà l’impressione di essere registrato in una Chiesa, forse quella era la volontà, anche se quella Chiesa sembra la cantina in cui da anni avete nascosto il divano che non avete il coraggio di buttare. Jesus is King è in definitva un album in cui Kanye recupera tutto quello che è il suo passato che diventa futuro: da Yeezus ai Clip senza perdersi le polemiche da Twitter, il suo habitat naturale.

Ovviamente ci sono molti «ma» prima dell’ascolto. Se non si è americani, si capiscono poco le simpatie per Donald Trump, o la passione per il mondo ecclesiastico, che nell’Occidente del Vecchio Mondo è qualcosa di vetusto e abbandonato. Ascoltare un disco che è un’omelia di Kanye non vuol dire convertirsi al Cristianesimo e abbandonare ogni possibilità di lucidità.Kanye è una persona problematico. Non è un gioco per la promo, non è un modo contorto di fare hype. È bipolare, e probabilmente non solo, spesso non prende i farmaci e si vede.

Eppure la sua musica, seppur da una cornice non attuale, riesce a essere un esempio. Di recente è uscito un disco simile, quello di Chance The Rapper, che a differenza dell’ultimo di Kanye, però, è autoriferito, fuori focus, inutilmente prolisso, complicato nel suo voler essere sofisticato pur parlando di un qualcosa che è estremamente terreno pur avendo velleità ultraterrene. Jesus is King del colossal ha solo i credits, probabilmente non è un disco che – come fino a Yeezus ha sempre fatto un disco di Kanye – spariglierà le carte sul tavolo da gioco del rap.

Eppure è un disco che spariglierà le carte sul tavolo da gioco della vita di Kanye – che ormai trascende generi e etichette – ed è probabilmente tornato ad avere un viaggio che si concentra sulla sua musica piuttosto che su di sé.

Certo, ci sono ancora i mille drop del merchandising volutamente trash, ritardi infiniti nella pubblicazione, eppure alla fine Jesus Is King è uscito e ha vinto la musica, come sempre. Se avete ventisette minuti, che non sono grazie a dio un’ora, mettetevi le migliori cuffie che avete, nel posto più luminoso della vostra casa o del vostro ufficio e immergetevi nel viaggio di Kanye West. Probabilmente non condividerete tutto quello che dice, è difficile farlo, ma capirete il viaggio e sarete delle persone migliori.

Perché alla fine, al di là di tutte le polemiche, Kanye West rimane uno degli artisti più interessanti della nostra generazione, uno di quelli che i nostri figli o nipoti studieranno sui libri di scuola, rimpiangendo di non averlo vissuto in prima persona.