Il rap, musica del presente

Un libro di Cesare Alemanni ci aiuta a capire un fenomeno culturale
/ 29.07.2019
di Tommaso Naccari

L’estate sta entrando nel suo vivo e per i meno fortunati di voi che leggete, il periodo così definito «da ombrellone» è ancora un miraggio. Tra le varie attività, appunto, «da ombrellone», c’è da sempre quella della lettura. Non esiste quotidiano, settimanale, magazine online e chi più ne ha più ne metta che in questo periodo dell’anno non decida di stilare una propria classifica o una propria raccolta di «titoli da portarsi sotto l’ombrellone».

Se quindi anche per voi la «Settimana enigmistica» è un passatempo fin troppo datato (o fin troppo facile) per costituire lo svago letterario della vostra vacanza, questo pezzo promette di essere la versione ridotta di uno di quegli articoli, con il consiglio di un unico titolo, recentissimo, che però se siete soliti leggere queste righe troverete senz’altro interessante.

«Nato a New York negli anni Settanta, il rap è il genere più popolare dell’epoca contemporanea. La sua influenza oggi si avverte ovunque e ben oltre le classifiche dei singoli più venduti: nella cultura pop e negli stili di vita urban, nella moda, nel linguaggio, nella politica e nell’arte. Scavando nelle pieghe dei dischi più influenti e nelle biografie dei rapper più iconici – dai Public Enemy a Tupac, dagli Outkast a Kanye West, da Eminem a Kendrick Lamar – Rap racconta come una forma d’espressione nata per denunciare la marginalità a cui è condannata parte dell’America Nera sia diventata un fenomeno globale, uno dei segni distintivi del nostro presente. Cesare Alemanni ripercorre quarant’anni di musica e società, racconta gli Stati Uniti tra sogni e disillusioni, rifuggendo da semplificazioni e letture di comodo. Questo libro non offre solo un’accurata analisi musicale ma delinea anche una controstoria dell’America, dagli anni Settanta a oggi, in cui il rap è un filo rosso che tiene naturalmente insieme razzismo e rivolte, Malcolm X e Jay-Z, la trap e Black Lives Matter».

Rap –Una storia, due Americhe, non è propriamente una lettura da ombrellone. Qui sopra ho copincollato la sinossi, per smorzare quello che potrebbe essere il mio tono troppo entusiasta. Rap è una lettura pregna di significato e sottotesti, è una lettura fondamentale. Mentre scrivo, Anno Domini 2019, il rap è il genere più battuto da ogni radio, playlist, compilation esistente sulla faccia della terra. Ci sono diversi studi che dimostrano come il rap sia il genere più influente di tutta la storia della cultura pop. Solitamente in Italia «pop» è una parolaccia, che va evitata come la peste, che appartiene al volgo, al popolo, non ai salotti «alti».

Negli ultimi anni, case editrici come minimum fax, hanno provato ad abbattere questo pensiero profondamente ottuso ed errato e Rap ne è l’esempio perfetto. Dietro le canzoni di Kanye, le spacconate di 50 Cent, le proteste di Kendrick Lamar, i lamenti di Future, ci sono anni, forse sarebbe più giusto dire secoli, di storia. Con una divisione molto calzante e schematica, Rap riesce a restituire un quadro ben preciso di quello che ancora oggi (e per molto tempo) sarà il genere più importante dell’industria discografica.

Se volete capire perché vostro figlio si metta solo adidas, il motivo per cui il vostro vicino di casa passa sempre nel viale con California Love a cannone, o perché Eminem non faccia un concerto senza che migliaia di adepti riempiano i posti, be’, Rap è il libro giusto per voi.