Bibliografia
Autori vari, Maestri della Sapienza. Tullio De Mauro, Roma, Sapienza Università Editrice, 2018.


Il grande della vita

Un’amplissima raccolta di omaggi postumi al grande linguista Tullio De Mauro
/ 18.06.2018
di Stefano Vassere

«La lettura del dattiloscritto della Storia linguistica dell’Italia unita va avanti il più velocemente possibile. L’ho già letto e scritto, ma desidero ripeterlo qui tal’e quale: alla fine l’impressione che ne provai fu come quella di un pugno nello stomaco».

La collana «Maestri della Sapienza», che l’illustre ateneo romano dedica ai suoi insegnanti più memorabili, ha ora un volume offerto a Tullio De Mauro, semplificando un po’ l’inventore della linguistica italiana moderna. Basterà dire, con Sabino Cassese, che «prima di lui, la linguistica esisteva prevalentemente nelle aule universitarie e nelle biblioteche» e che «quando usciva da quest’ambito, era per spiegare l’etimologia di una parola» o poco altro. Meriterebbe, l’omaggio postumo di amici e colleghi, ben più alta attenzione, perché la lettura è continuamente accompagnata da segni a matita sui margini e appunti concreti e mentali. L’invenzione della sociolinguistica in Italia quando la disciplina era da poco nata altrove; la traduzione e il commento supremi e di portata mondiale al Corso di linguistica generale dello svizzero Ferdinand de Saussure, quello che ha cominciato a chiamare la linguistica con il suo nome; dizionari, opere di semantica, di filosofia del linguaggio, di didattica dell’italiano e infinite altre direzioni di ricerca, più l’impegno culturale, intellettuale e politico. Insomma, non si ha il tempo e lo spazio per cercare di privilegiare qualche itinerario tra gli infiniti indicati in tutti quei decenni di scienza.

Per esempio i saggi meno di prima fila dedicati alla linguistica migratoria e all’emigrazione che porta in giro l’italianizzazione, nei luoghi di approdo e, meno scontatamente, in quelli di partenza. O ancora la conoscenza delle varie partizioni del vocabolario italiano (di base, fondamentale, di prima disponibilità ecc., secondo una geniale e paziente tassonomia) per definire, stabilire e concedere una sorta di lasciapassare per la società moderna dei diritti e dei doveri. L’abbondante impegno a favore dell’alfabetizzazione e della literacy, nell’individuazione di scuole e biblioteche come fattori imprescindibili di crescita sociale. C’è un contributo di Paola Villani dedicato a Tullio De Mauro, la lingua della Costituzione e la parola «razza» all’articolo 3, così solido e in un qualche modo definitivo da far pensare alla migliore applicazione del metodo del Maestro.

Ecco, dovendo pensare a quelle tre-quattro figure di intellettuali completi e di grande responsabilità civile la cui memoria sopravvivrà probabilmente al secolo non sarebbe sopra le righe pensare anche a Tullio De Mauro, o almeno questo è quanto viene in mente chiudendo le ultime di queste trecento profonde e a loro modo commoventi pagine, e l’appendice fotografica in coda al libro. Tullio De Mauro – è riconosciuto da tutti – fu insieme un linguista, un filosofo del linguaggio, un politico, un promotore di guadagno culturale per la società, un ascoltato savant. Fu insomma molte cose insieme. Ma è nell’insieme di queste cose che egli rappresentò il cuore di un intero universo culturale italiano; quando una persona incarna così tante abilità, la somma di esse finisce per essere accompagnata anche da una virtù superiore, che tutto tiene, come nel modello linguistico saussuriano. C’è un’immagine che si deve a Robert Musil, che nell’Uomo senza qualità si pone il problema di che cosa faccia di un grande uomo un grande uomo e spiega: «questa presenza di una forza che supera ciascuna delle singole manifestazioni è il segreto su cui posa tutto ciò che vi è di grande nella vita».

«Ci sono libri di rottura e di rinnovamento che si scrivono solo quando si è spinti e autorizzati da una carica giovanile esistenziale, che si beffa di limiti e di rispetti. La Storia linguistica dell’Italia unita è uno di questi».