Il giusto valore ai figli

«The Marriage Story» di Noah Baumbach: un film intenso e ben recitato, in cui il tempo assume una dimensione speciale
/ 13.01.2020
di Nicola Mazzi

Presentato all’ultima Mostra di Venezia e disponibile da qualche settimana sulla piattaforma Netflix, The Marriage Story è uno dei film più importanti e interessanti degli ultimi tempi ed è in corsa per aggiudicarsi alcuni Oscar il prossimo 9 febbraio. Intanto la corsa è partita bene con una statuetta ai Golden Globes per la migliore attrice non protagonista a Laura Dern.

Dietro la macchina da presa Noah Baumbach (coautore di un paio di sceneggiature di Wes Anderson e regista, tra gli altri, de Il matrimonio di mia sorella e di The Meyerowitz Stories), uno che sa come scrivere una bella storia. Davanti la cinepresa due attori che passano con naturalezza dalle megaproduzioni Marvel e Disney a film d’autore come questo: Scarlett Johansson e Adam Driver. Accanto a loro altri comprimari di tutto rispetto: appunto Laura Dern, Ray Liotta, Alan Alda e Julie Hagerty. 

The Marriage Story racconta le vicende che hanno portato Nicole e Charlie sull’orlo del divorzio. Ha, ovviamente, il punto di riferimento più scontato in Kramer contro Kramer, ma può ricordare anche un maestro del cinema indipendente americano come John Cassavetes, autore che aveva alla base di molte pellicole i conflitti di coppia e le difficoltà relazionali. Gli ambienti asettici e stilizzati di Los Angeles rammentano David Lynch, mentre quelli borghesi e newyorkesi sono vicini a Woody Allen. È in questo contesto di riferimenti che si inserisce la produzione di Netflix. 

È un film fatto di spazi precisi e caratteristici. I piccoli teatri, gli appartamenti pieni di libri e stretti di New York; le case luminose, ampie e i set enormi degli Studios di Los Angeles. E pure di molte parole. Quelle che ricordano il passato felice della coppia e quelle sul problematico presente. È come se lo spazio e il tempo fossero gli indicatori di una divisione netta tra Charlie e Nicole. Infatti lei proviene da L. A., ha ancora la famiglia che vive nella città degli angeli e da sempre vuole tornare in quell’ambiente. Lui newyorkese d’adozione ha solide radici, amici e lavoro nella Grande Mela. Due modi di vivere diversi (questo nodo narrativo è peraltro anche uno dei catalizzatori del precedente bel film di Baumbach The Meyerowitz Stories) che nel tempo sono diventati inconciliabili. 

The Marriage Story è sicuramente la storia di una coppia sull’orlo di un divorzio, ma è anche quella della vittima: il figlio. Come dice la rivista «Positif»: «tutto è costruito affinché il bambino – che lo spettatore nel corso del film tende a dimenticare – possa riprendere, alla fine, il posto centrale che non ha mai smesso di occupare». 

Ecco, il lavoro di Baumbach, in definitiva, fa proprio questo: rimette tutto al posto che gli spetta e dà il giusto valore alle relazioni tra genitori e figli.