Dove e quando
Proiezione di White Sun per festeggiare i 20 anni di Kam For Sud; 30 gennaio, Cinema LUX, Massagno, dalle 19.30


Il futuro del Nepal è nei bambini

Al Lux per l’anniversario di Kam For Sud
/ 27.01.2020
di Nicola Mazzi

La storia cinematografica del Nepal è abbastanza recente e, soprattutto fino agli anni 90, legata all’industria indiana di Bollywood con gli ingredienti classici: una storia d’amore semplice, un eroe, un antieroe, molte danze e canti, qualche combattimento, magari una partita a cricket e l’immancabile happy end. Da qualche tempo, per fortuna, la situazione è cambiata e sui circa 80-100 film prodotti annualmente in quel Paese alcuni si contraddistinguono per inventiva e originalità, tanto che si parla addirittura di una nuova Nouvelle Vague che sta emergendo.

È il caso di White Sun del 2016 realizzato da Deepak Rauniyar (classe 1978), che sarà proiettato al Lux di Massagno la sera del 30 gennaio. Una proiezione speciale per sottolineare i venti anni in Nepal dell’associazione Kam For Sud.

Un film intenso, che con uno stile realistico mette in luce una realtà sconosciuta ai nostri occhi e cioè la guerra civile nepalese. Un conflitto tremendo (lasciò sul terreno più di 16mila morti) che fa da sfondo alla storia narrata in White Sun. Il film racconta di Pooja, una ragazzina che può finalmente incontrare suo padre Chandra. L’uomo se ne era andato anni prima per combattere a fianco dei maoisti contro il regime monarchico. E ora rientra nello sperduto villaggio nepalese in cui vive la ragazza e la moglie, per seppellire il padre morto. Siamo nel 2015 e, a conclusione del processo di pace, sta entrando in vigore la nuova Costituzione del Paese.

Si tratta di un nuovo inizio di un popolo che per anni è stato coinvolto in una guerra fratricida. Così come è un nuovo inizio quello famigliare, dove il padre Chandra deve fare i conti con una realtà diversa da come l’aveva lasciata. Ovviamente il tutto deve essere letto in chiave metaforica ed è lo stesso regista ad averlo spiegato in occasione della proiezione alla Mostra di Venezia nel 2016 (la prima volta per un film nepalese in un grande festival internazionale). In sostanza il corpo senza vita del nonno di Pooja rappresenta la vecchia costituzione e il regime monarchico dietro di essa, che muore per dare vita a un nuovo Nepal, quello per cui Chandra ha lottato per anni.

Ma c’è di più: il film ha il punto di vista della giovane Pooja, ma anche quello di Badri, un orfano di guerra che Chandra ha trovato in giro, cui si è affezionato e che si è portato appresso rientrando a casa. Scegliendo di immedesimarsi in questi due bambini, il regista ci dà la sua chiave di lettura: è con loro che il Nepal deve rinascere e trovare la propria strada democratica, attraverso la convivenza e una ritrovata fratellanza. Una strada anche faticosa (l’uso della macchina a mano avvicina lo spettatore al loro dramma e ai loro sforzi fisici), ma è la sola e unica percorribile per dare loro un futuro.