L’editore tedesco teNeues offre l’occasione per conoscere meglio uno dei più interessanti fotografi ticinesi attivi sulla scena. Un volume che ha raggiunto in breve tempo già la seconda edizione, segno dell’interesse ormai consolidato per la sua opera. Nato in Ticino nel 1971, Tagliavini, formatosi come grafico, si è accostato all’arte fotografica in modo originale, muovendosi sempre con una certa indipendenza rispetto ai canali tradizionali. A livello regionale, tranne una piccola apparizione alla Biennale dell’Immagine di Chiasso del 2008 e una fortunata mostra alla Galleria ConsArc di Chiasso nel 2011 (spazio che apre spesso i suoi spazi a giovani autori), Tagliavini non ha esposto in modo esaustivo a livello locale, concentrando le sue forze intorno ad percorso professionale su scala internazionale – una strada che gli ha permesso altresì di ottenere riconoscimenti da parte di gallerie, istituzioni e premi in tutta Europa.
Estremamente curato e raffinato il suo stile – in estrema sintesi – produce ritratti «messi in scena», pittorici sia nell’aspetto e sia nella precisissima resa; essi si sviluppano e concludono secondo delle serie, ognuna delle quali riproduce un riferimento ad un’epoca o clima culturale. Si passa dal Rinascimento di Moroni e Bronzino nella serie «1503» (del 2010) all’Ottocento positivista in cui sembrano ambientati i «Voyages extraordinaires» (2014-2015), chiara allusione ai racconti di Jules Verne (amico fraterno proprio di quel celebre Nadar che tanto portò avanti l’arte fotografica). All’interno di singoli progetti – senza indagare marcatamente una tipologia com’è d’uso nella fotografia documentaria – troviamo inoltre una fitta trama di rimandi tra i raffigurati, dove ognuno sembra recitare un ruolo in un’ipotetica recita teatrale.
Tale ricreazione di epoche diverse nasconde, tuttavia, dietro ogni scatto, un ben più lungo lavoro di preparazione ed elaborazione: infatti, ogni dettaglio non è acquistato, bensì ricostruito ex-novo con una precisione artigianale. Studi e disegni precedono la lavorazione, il taglio e la produzione di vestiti, fondali, copricapi e tutto ciò che possiamo rintracciare nell’immagine ricostruita così minuziosamente da Tagliavini. E non si tratta di un lavoro filologico: nel gioco della riproposizione non è esente l’ironia, il gusto dell’invenzione incongrua rispetto alla norma iconografica – come a rimarcare un rapporto con la storia più complesso e divertito rispetto alla semplice erudizione. Ciò è evidente, ad esempio, negli inverosimili ma straordinari copricapi.
Quindi Tagliavini non va inteso semplicemente come un fotografo: è insieme regista e sceneggiatore delle sue serie, costumista e scenografo dei suoi attori, produttore di un personalissimo (e privato) mondo fantastico. La complessità del contemporaneo, la presa diretta della realtà, la registrazione del presente rimangono questioni fuori dalla porta dello studio, o per meglio dire in questo caso, di un atelier – come si soleva dire un tempo. Nella sua biblioteca, il suo riferimento principale sembra essere William Morris – artista e teorico inglese di fine Ottocento che combatteva gli effetti della rivoluzione industriale e della produzione in serie con una sorta di utopistico ritorno all’artigianato (che oggi chiameremmo design) di qualità.
Il libro – con testi in tedesco, inglese e francese – riassume grossomodo il primo decennio di attività dell’autore, dal 2006 al 2017: dagli esordi alle ultime prove. Proprio in questa recente fase, la fantasia compositiva del fotografo ticinese raggiunge livelli sempre più elaborati, quasi barocchi: riscontriamo nelle ultime pagine una narrazione più oscura e inquietante, l’apparizione di temi nuovi come i nudi e figure inquietanti con maschere con becchi di uccello (che non posso portare alla mente che certe figure del fiammingo Hieronymus Bosch), quasi a esemplificare certi conflitti interiori tra Eros e Thanatos.
Detto ciò, la speranza è quella di poter ammirare e confrontarsi presto con tali lavori direttamente dal vivo – spesso si tratta anche di lavori su grande dimensione – in un’estesa esposizione più vicina alle nostre latitudini.
Informazioni
www.christiantagliavini.com