Il dramma dei profughi e i motivi per nuove coreografie

Mirko D’Urso spinge alla riflessione grazie al suo Mare Morto, mentre la danza si vede assegnati spazi sempre più significativi
/ 11.02.2019
di Giorgio Thoeni

Battagliero, schietto e tenace, attualmente Mirko D’Urso è forse il teatrante più instancabile e socialmente impegnato della nostra regione. Diviso com’è fra la querelle luganese sullo sfratto della sede del MAT, il frequentato centro artistico sulle rive del Cassarate da lui diretto, e l’organizzazione di proposte per la rassegna Home in collaborazione con LuganoInScena, ecco che, in attesa di fare il suo ingresso nell’arena elettorale, D’Urso trova anche il tempo per produrre spettacoli con Officina Teatro. Recentemente lo abbiamo visto protagonista di Mare morto al Teatro Foce di Lugano, monologo scritto e diretto da Simone Gandolfo con l’assistenza di Ylenia Santo.

Il testo nasce da un’esperienza dell’autore dopo due mesi passati a bordo di una nave della Guardia Costiera italiana per realizzare documentari sull’assistenza ai barconi carichi di emigranti provenienti dall’Africa. Dar voce al racconto di una tragedia di così grandi proporzioni e troppo spesso ostaggio della politica si è trasformato in un toccante diario di viaggio, quello di Malik con la sua figlioletta in braccio a bordo di un gommone alla deriva nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.

Un esodo narrato a tinte forti, simbolo della drammatica e straziante realtà di migliaia di altre persone in fuga da guerre e miseria nella disperata ricerca di un futuro.Le tre serate luganesi di Mare Morto hanno registrato il tutto esaurito e applausi per Mirko D’Urso nella sua solitaria, impegnativa e immobile sfida con la parola teatrale.

Lettura danzata di fiaba e poesia
La scena ticinese si è espressa anche sul fronte della danza. Ma facciamo un passo indietro e partiamo da Non sono cappuccetto rosso, racconto autobiografico di Roberta Nicolò uscito nel 2015 (Libro Photo Ma.Ma.Edizioni). Dopo essere stato spunto nel 2016 per Cappuccetto infrarosso, affollata performance diretta da Markus Zohner, nell’estate del 2018 quel racconto ha contagiato la danza di Alessia Della Casa che, per il Festival Ticino In Danza, ha creato AL LUPO! (Diventare cappuccetto rosso), esplorazione coreografica di un progetto che ha da poco debuttato sul palco bellinzonese.

Della Casa, in scena con Francesca Lastella, recupera nel suo spettacolo uno dei temi portanti della fiaba di Perrault come metafora di iniziazione e sublimazione del racconto di Roberta elaborando una formula interrogativa sul tema del giudizio, del punto di vista.

Lo propone con un taglio performativo affidando un ruolo attivo allo spettatore che può scegliere l’ascolto in cuffia fra due colonne sonore (musiche di Gioacchino Balistreri) in una prospettiva scenografica (video di Roberto Mucchiut) che riveste il fondale con una foresta riflessa sulla sua mediana come un test di Rorschach o con il profilo di una desolazione urbana. Un’opera aperta.

Un altro sequel ha preso forma al Teatro S. Materno di Ascona con lo spettacolo Canto del corpo, nuova coreografia di Tiziana Arnaboldi per la sua compagnia di eccellenti danzatori con Marta Ciappina, Eleonora Chiocchini, Pierre-Yves Diacon, Maxime Freixas, David Labanca, le ricerche musicali di Mauro Casappa e le luci di Elia Albertella. Ma forse più che un sequel è meglio considerarlo come un ulteriore dipinto scaturito dall’incontro della ricerca della Arnaboldi con la tavolozza poetica di Fabio Pusterla. Canto del corpo è infatti il risultato di un percorso iniziato tre anni fa con Il motivo di una danza, una sorta di reading che vedeva in scena i versi profondi di Pusterla dialogare con le studiate movenze di Valentina Moar.

I quadri sono stati successivamente rivisti, prima con Il suono delle pietre fino a questo efficace, e intenso masterpiece dove la poesia è ormai interiorizzata, la trama della gestualità dei danzatori muove le pietre, presenze simboliche e terrene per il greto di un fiume in cui scorre la liquida simbiosi di corpi pulsanti emozioni primarie fra suoni liberi di viaggiare verso una nuova danza. Pienone e applausi per uno spettacolo importante e vibrante.