Il disagio non è morto

Post-Punk - Uno degli stili più dark degli anni 80 vanta ancora oggi esecutori e band dall’ottimo séguito e dalle grandi doti musicali
/ 01.07.2019
di Muriel Del Don

L’attesissimo concerto dei Cure al Paleo Festival di Nyon (25 luglio) sembra volerci ricordare che il post-punk (in tutto il suo oscuro splendore) non fa certo parte di un passato remoto diventato stantio. Al contrario, molti sono i gruppi attuali che si impossessano dei codici di questo genere in modo audace ed inaspettato. Un’eredità rivendicata che diventa fiera identità.Robert Smith, il mitico frontman dei Cure è stato per molti adolescenti (ma non solo) vissuti negli anni Ottanta e Novanta un vero e proprio modello, venerato come un dio dallo stile decisamente controcorrente.

I «curehead», come amavano definirsi, ne copiavano lo stile dark: capelli cotonati all’inverosimile, matita sugli occhi e rossetto rosso (accuratamente sbavato), senza dimenticare i vestiti spesso oversize rigorosamente neri. La musica dei Cure ne accompagnava i tormenti adolescenziali rendendoli poeticamente reali. Smith e compagni si insinuavano nelle camerette di queste anime tormentate attraverso un rituale condiviso fatto di beats ipnotici, atmosfere oscure e sensuali e romanticismo alla Keats.

I Cure nascono e crescono nel grande e creativamente fertile marasma del post-punk, in un’epoca artisticamente ghiotta di contraddizioni e incline alla provocazione. Grazie al loro stile decisamente goth e ad un universo musicale oscuro, la nostra band del Lancashire si è issata alla testa di un plotone di gruppi decisi a gridare il proprio malessere: Siouxsie and the Banshees, Joy Division, Soft Cell e Cabaret Voltaire o ancora Trisomie 21 e Marquis de Sade nei territori francofoni ma anche e soprattutto mostri sacri quali Current 93, Nurse With Wounds, Coil e Death in June.

Eredi di gruppi e artisti mitici quali il Velvet Underground (Nico in primis), Bowie o i Doors, questi musicisti a fior di pelle si impongono ai loro fedeli con un nuovo austero autoritarismo. Poco importa lo stile adottato (più goth, industrial o neofolk), queste band non nascondono di certo il proprio malessere. Al contrario lo utilizzano come motore di una ricerca artistica basata su di un esistenzialismo esacerbato spesso accompagnato da drum machines, drones e sonorità oscure.

L’eredità dei Cure (e del post-punk più in generale) non è fortunatamente andata persa e molti sono i gruppi attuali che si ispirano alle loro atmosfere dark e disperate. Come è stato il caso per i loro predecessori, i risultati ottenuti sono alquanto eterogenei. Ognuno esprime il proprio disagio e la propria carica emotiva in modo estremamente personale. I gruppi provenienti da realtà francofone (che hanno scelto però la lingua di Shakespeare per i loro testi) che hanno deciso di seguire questa via sono numerosi e alquanto interessanti. In una vena intimista basata su sonorità elettroniche troviamo il ginevrino (londinese d’adozione) Nelson Beer, artista ancora poco conosciuto ma che ha saputo convincere un pubblico di nicchia grazie a concerti durante i quali arti performative, cultura queer e provocazione dominano sovrane.

Con lo stesso tocco arty, ma questa volta arricchito da atmosfere barocche alla Mylène Farmer, si impone sulla scena belga (e internazionale) la misteriosa e goth Mathilde Fernandez. Con la sua voce in falsetto e le sue scenografie opulente che ricordano il film Suspiria di Dario Argento, Mathilde Fernandez intriga e ammalia.In sintonia con l’universo di questa sirena franco belga, con la quale ha duettato nel brano Walhalla, ritroviamo Perez, artista multidisciplinare (musica, sound installation,…) dai mille talenti. La sua musica, pop elettronica, misteriosa e sexy sembra provenire direttamente da oscuri club berlinesi. Non stupisce scoprire tra le sue influenze artisti quali Pulp e Suicide ma anche Christophe o Bashung.

In versione più rock ed elettronica si impongono invece gruppi quali Rendez Vous, Cathedrale e Carambolage. Anche se tutti rivendicano senza vergogna il loro amore per il post-punk, la coldwave e la musica elettronica, il loro suono rimane attuale, potente e magnetico. Nati poco più di cinque anni fa a Parigi, Rendez Vous ha saputo sfornare un eccellente primo album (Distance) osannato da pubblico e critica e può vantare al suo attivo ben 80 concerti europei. Un gruppo dalla pelle dura insomma, lontano anni luce da quella pop francese sdolcinata che troppo spesso domina le charts dell’Esagono.

Più a nord, nei paesi scandinavi (e più in particolare in Danimarca), si annidano perle oscure dai nomi evocativi: Lust For Youth, Communions, Croatian Amor o ancora Cult Of Youth, Marching Church e Sexdrome. Avvolti nel manto accogliente del label indipendente Posh Isolation (capitanato da Christian Stadsgaard e Loke Rahbek), questi gruppi rivisitano con sensuale sfacciataggine il post-punk in chiave dark synth pop, ambient o ancora techno minimal.

Loke porta avanti con successo il progetto Croatian Amor grazie ad un affascinante collage di sonorità ambient elettroniche che si appoggiano spiritualmente alla musica electro goth di Arca o ancora all’industrial senza concessioni dei Throbbing Gristle, ma anche a melodie pop più commerciali alla Kanye West. Ammettiamolo pure, gli scandinavi sono sempre un passo in avanti.

Dulcis in fundo e senza particolari sorprese, i paesi anglofoni dominano la corrente revival del post-punk capitanati da gruppi ed artisti strepitosi quali: Zola Jesus, incantatrice dalla voce cristallina che ricorda quella di Elizabeth Fraser dei Cocteau Twins, Chelsea Wolfe e il suo universo dai riferimenti heavy metal scandinavi, Grouper, Cold Cave e Salem che grazie alle loro atmosfere tetre e misteriose si sono conquistati il cuore di un’agguerrita base di fans. Impossibile non citare anche Balam Acab e le sue composizioni dal forte impatto emotivo che giocano con l’ambient e l’elettronica, The Soft Moon, gruppo californiano che oltre a strizzare l’occhio al post punk guarda anche allo shoegaze, senza dimenticare l’electro dark dei maestosi Boy Harsher, Lebanon Hannover e Essaie Pas. Il post-punk non è certo stato messo nel dimenticatoio, al contrario si trasforma e arricchisce grazie ad una nuova generazione che vuole dettare legge. Post-punk is not dead!