Dove e quando
Italo Valenti. Lo sguardo dell’innocenza. Spazio polivalente Arte e Valori, Giubiasco. Fino al 29 marzo 2020.Sa e do dalle 14.00 alle 18.00. Per visite fuori orario: +41(0)76 435 19 46 www.artevalori.ch

Italo Valenti, Scalo ferroviario; interno e stazione, 1947 circa


Il candore dell’arte

A Giubiasco una mostra dedicata a Italo Valenti
/ 16.03.2020
di Alessia Brughera

È un narrare incantato quello di Italo Valenti, pittore di universi enigmatici e sognanti che scaturiscono dalla capacità di guardare il mondo con indulgente profondità. Dell’esistenza Valenti cerca di conoscere il mistero, gli arcani precetti che la rendono impenetrabile e affascinante, ambigua e amabilmente imprevedibile. La leggerezza che contraddistingue la sua arte, prendendo a prestito un’espressione di Calvino, è stata non a caso definita «pensosa», proprio perché specchio di un’innocente visione della realtà mossa però da un lucido e potente bisogno di esplorarne fino in fondo la sostanza.

Artista italiano, nato a Milano nel 1912, diventato poi ticinese d’adozione da quando a metà Novecento approda a Locarno per rimanervi sino alla morte, Valenti si è sempre «abbandonato senza meta», sono parole sue, nel fluire della vita, cercando di trasporre sulla tela l’insolita e imponderabile natura delle cose che «vivono dissimulate e smarrite fuori e dentro di noi».

Nel suo lungo percorso Valenti ha attraversato diverse stagioni espressive, ma nella trasformazione del suo linguaggio ciò che è rimasto inalterato nel tempo è proprio quel candore fanciullesco che permea i suoi lavori fin dagli esordi. Dalle prime figurazioni giovanili, infatti, fino ad arrivare all’astrazione lirica della maturità, l’artista popola le sue opere di trenini, aquiloni, battelli, maghe e lune, temi di un primitivismo fantastico che proietta il reale in una dimensione onirica. Seppur sottoposti a una sempre maggiore essenzialità e rarefazione, questi soggetti non perderanno mai la loro carica metaforica, anche quando dall’essere elementi ben riconducibili alla realtà diventeranno pure forme geometriche.

Una mostra allestita in questi giorni nelle sale dello Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco ci racconta, attraverso una selezione di opere provenienti da collezioni private, il poetico peregrinare di Valenti tra le trame dell’esistenza, il suo rapportarsi alla storia e alle vicende umane con discrezione e levità, facendo emergere dalle sue tele l’inesausta ricerca del mistero della vita.

I lavori esposti, realizzati in un arco temporale che va dalla fine degli anni Trenta ai primi anni Novanta, testimoniano le tappe principali del cammino dell’artista, rivelando come queste sianolegate da una rete di corrispondenze che sopravvive al mutare dello stile.

Delle tre fasi che contraddistinguono la pittura di Valenti, la prima racchiude il periodo che va dalla formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, sotto la guida di Aldo Carpi, sino alla partecipazione al movimento di Corrente. Sono anni, questi, in cui l’artista coglie i tanti impulsi offerti dal capoluogo lombardo e arricchisce la sua esperienza con viaggi a Bruxelles e a Parigi alla scoperta, soprattutto, di Cézanne, maestro della sintesi volumetrica capace di sublimare nei suoi dipinti le geometrie del reale.

Il momento milanese è caratterizzato dall’accostarsi di Valenti, nel 1938, al gruppo culturale artistico di Corrente (a cui aderiscono, tra gli altri, Renato Birolli, Aligi Sassu e Renato Guttuso), nell’intento condiviso da tutti i membri di andare oltre il classicismo della tradizione italiana, partendo dalla volontà di connettere profondamente arte e vita. Se anche per Valenti la ricerca si focalizza in questa circostanza su soggetti eticamente impegnati resi con un realismo di stampo espressionista, la sua pittura figurativa si distingue da quella degli altri esponenti della compagine per un intimismo più marcato. Come documentano le opere esposte a Giubiasco appartenenti a questo periodo, Valenti fonda la sua arte sulla potenza del colore accompagnata da una tendenza alla semplificazione delle forme già premonitrice della successiva sterzata verso l’astrazione.

Breve ma di grande importanza nel percorso dell’artista è poi la fase vicina al linguaggio informale attraversata negli anni Cinquanta, complice il suo trasferimento in Ticino. A Locarno e Ascona Valenti frequenta Remo Rossi, Julius Bissier, Jean Arp e Ben Nicholson, artisti da cui trae nuove sollecitazioni che lo portano ad abbandonare il realismo del passato per approdare gradualmente all’indagine di temi connessi a una dimensione cosmica: l’infinito, il silenzio, il caos e l’energia primigenia diventano i contenuti di tele in cui si afferma la ricerca sugli aspetti cromatici, materici e spaziali.

Da qui prende infine avvio il terzo capitolo del cammino di Valenti, quello legato all’astrazione lirica, che accompagnerà l’artista fino agli ultimi esiti degli anni Novanta. A Giubiasco c’è un’opera che ben rappresenta il passaggio dalla tappa informale a questa nuova fase. Si intitola Notte ed è un lavoro che mescola collage e gouache datato 1959, anno fondamentale per l’artista perché segna proprio la nascita dei primi collage, tecnica che insieme alla pittura qualifica la sua produzione più matura.

Se la pura astrazione è ormai raggiunta, è interessante come nelle opere di questo momento si possano rintracciare delle simmetrie con i motivi del periodo milanese, in un recupero di elementi cari all’autore rielaborati secondo soluzioni stilistiche inedite. Come mostrano i collage presenti nella rassegna, adesso sono geometria e colore i fondamenti della tela: sempre più essenziali, le raffinate composizioni di Valenti si riducono a poche forme sospese in uno spazio nitido. E così il mistero, la fiaba, il sogno e l’inatteso che il maestro ha tanto inseguito sin dai suoi primi lavori acquistano in queste opere piena forza simbolica.