Dove e quando

Pavia, Castello visconteo, Via 11 febbraio, I Longobardi. Un popolo che cambia la storia. 
fino al 3 dicembre, www.mostralongobardi.it


I Longobardi sono tornati a casa!

Una grande esposizione al Castello visconteo di Pavia ne illustra le complesse vicende storiche
/ 11.09.2017
di Marco Horat

La storia si ripete, anzi no, non è vero: la storia non si ripete mai. Comunque sia «il popolo dalle lunghe barbe», altresì noto come Longobardi ha riconquistato per alcuni mesi la sua antica capitale, Pavia. L’ha fatto con grande clamore mediatico (paradossalmente aiutato anche dall’incredibile scivolone cronologico de «L’Espresso», che ha posto il loro regno nei secoli precedenti la nostra era) ma senza ulteriore spargimento di sangue. La pacifica invasione ha comportato la conquista delle scuderie del castello e delle sale del Museo civico della città.... lombarda (o si dovrebbe dire longobarda?), dove sono esposti fino a dicembre oltre 300 reperti archeologici e storici provenienti da un’ottantina di musei italiani e da alcune istituzioni straniere. Dalla Svizzera, mi pare, solo un testo dalla Stiftsbibliothek di San Gallo ma nessun reperto scoperto in Ticino come ad esempio poteva essere la famosa figurina detta del Cavaliere di Stabio che ornava lo scudo di un guerriero, ora conservata nel Museo storico di Berna, risalente al VII secolo; tra l’altro scelta da Skira per la copertina di un suo volume sull’arte longobarda ma naturalmente non per il megacatalogo che accompagna l’attuale esposizione, entrambi curati da Gian Pietro Brogiolo, Federico Marazzi, Caterina Giostra con la collaborazione di Carlo Bertelli e altri numerosi studiosi. Forse nella scelta dei reperti ha giocato il fatto che la mostra vuole documentare soprattutto gli ultimi 15 anni di ricerche e nuove scoperte in ambito longobardo, relative a oltre 32 siti e centri situati nel nord e nel sud dell’Italia.

Credo che ormai non abbia più corso l’idea che i popoli cosiddetti «barbari», venuti ad occupare l’Italia e quindi le nostre regioni dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente per convenzione fissata al 476 (quello di Oriente vivrà ancora a lungo con i Bizantini), lo fossero nel senso di una mancanza di civiltà. Unni, Vandali, Goti, Longobardi, Franchi e altri ancora erano semplicemente portatori di valori culturali diversi che gradualmente nel corso dei secoli si erano integrati prima nell’esercito poi nella società romana fino a diventare infine protagonisti della storia europea con il Medioevo. Nasceva una nuova civiltà, frutto di incontri e scontri, che aveva sostituito quella romana a sua volta nata dal contatto con altri popoli del Mediterraneo. Potremmo pensare non diversamente da quanto sta succedendo per certi versi oggi sotto i nostri occhi.

I Longobardi si affacciano sulla scena italiana nel 568 provenienti da est e in poco tempo si espandono in tutta la pianura lombarda fino a ridosso delle Alpi, pongono la loro capitale a Pavia conquistata da Alboino quattro anni dopo, e più tardi scenderanno giù fino a Spoleto e Benevento (VIII secolo) dove la loro presenza sopravviverà per qualche tempo al dominio esercitato in Europa dal Sacro romano impero fondato da Carlo Magno la notte di Natale dell’anno 800. È insomma, come ci ricordano gli organizzatori della mostra pavese, il racconto di «grandi sfide economiche e sociali, di relazioni e mediazioni tra Mediterraneo e Nord Europa, di secoli di guerre e scontri, di alleanze strategiche e contaminazioni culturali tra differenti civiltà, di grandi personalità».

Una vicenda storica secolare che la mostra di Pavia, che sarà portata in seguito a Napoli e a San Pietroburgo, racconta attraverso testimonianze di indubbio fascino. Come si legge anche nel catalogo, si tratta di poderose armi quali spade di grandi dimensioni e di raffinata fattura rinvenute in tombe di guerrieri, incredibili corredi funerari ricchi di vasellame ed elementi della vita quotidiana, superbi gioielli in oro tipo pendagli orecchini, collane e anelli, eleganti manifatture come i vetri di alcuni corni potorii di origine friulana, preziosi manoscritti su pergamena che riportano le prime leggi scritte dai Longobardi (l’Editto di Rotari conservato a San Gallo, datato 670-680), rilievi architettonici e decorativi in marmo che riuniti sotto le volte suggestive delle Scuderie del castello, in un ambiente accogliente e variato seppure un po’ rumoroso a causa delle numerose postazioni audiovisive presenti, danno la misura globale delle conquiste in ambito artistico e civile di questo popolo straordinario che ha gettato le basi del successivo impero unitario.

Altro che barbari! Per chi non si accontenta c’è infine la possibilità di integrare la visita della mostra con un itinerario guidato alla scoperta della Pavia longobarda, che tocca una serie di edifici religiosi tra i quali naturalmente la stupenda chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro nel centro storico, come pure le cripte di Sant’Eusebio, San Giovanni Domnarum e San Felice. Poi tutti a casa a sfogliare ma soprattutto a leggere il catalogo per rivivere una volta di più l’affascinante storia dei Longobardi, in parte nostri antenati.